Anche l’Orso Verde si “converte” alla lattina

In principio fu Bad Attitude, ma accadde in un tempo troppo lontano. Poi toccò a Baladin tracciare il solco (capita spesso, del resto) nel panorama italiano e a dividere la platea tra chi lo apprezzava e chi sparava ad alzo zero. Passarono i mesi e si arrivò a Cr/ak – altri avvezzi alla rivoluzione – e a qualche altro “convertito” tra cui Bibibir, mentre ci fu chi iniziò direttamente da lì come i mantovani di Mister-B (QUI una serie di nostre interviste del febbraio 2018).

Da un annetto, infine, la lattina è all’ordine del giorno nel mondo della birra artigianale: il contenitore in metallo è sempre più utilizzato, dà alcuni vantaggi (di peso, confezionamento e di conservazione in taluni tipi di birra) e dal punto di vista della grafica e della promozione ha davanti a sé soluzioni molto ampie, che la bottiglia ha esaurito da tempo. (Per correttezza e completezza di informazione, qui a Malto Gradimento non siamo grandi fans dell’alluminio, ma come sempre ci piace raccontare quello che vediamo intorno a noi).

La scorsa estate andammo a trovare Schigi in occasione del lancio delle prime lattine di Extraomnes, adesso è giunta l’ora di passare parte della produzione al metallo anche per il più storico dei produttori craft del Varesotto, quell’Orso Verde da Busto Arsizio che per lunghissimo tempo ha rappresentato una pietra miliare della tradizione e che invece da un paio d’anni sta cavalcando novità e tendenze a tutto spiano.

È di pochi giorni fa la pubblicazione di un primo video sui social dell’Orso nel quale si vedeva all’opera un macchinario per lo riempimento di lattine con la promessa che da ora (da lunedì 4 maggio per la precisione) inizia ufficialmente la “Fase-2” anche per il birrificio bustocco e non solo per l’Italia pronta a una faticosa ripartenza dopo il lockdown per il coronavirus.

Cinque le referenze fino a questo momento confezionate in lattina di alluminio da 33 cl, quelle “vecchio tipo”, basse e larghe (differenti quindi da quelle di Cr/ak o Extraomnes); tutte le birre restano comunque disponibili anche nelle abituali bottiglie di vetro, quest’ultime in formato da mezzo litro come da tradizione di Orso Verde. Disponibili, è bene ricordarlo, anche per gli attuali servizi di consegna a domicilio in regime anti-Covid-19.
Le birre “metallare” sono di vario tipo: se è prevedibile che la IPA Fever (realizzata con doppio dry-hopping) fosse una delle prime a seguire questa strada, non è così scontato affidare alla latta birre di ispirazione tedesca come la pils Katzenbrau o la helles bock Vertigo. Completano il lotto attuale due antiche bandiere della produzione di Cesare Gualdoni, la golden ale Wabi e la american strong ale Rebelde. Ma tutto lascia pensare che a Busto Arsizio non ci si fermerà qui.

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