Ducato si lega a Duvel: il risiko birrario prosegue

Prima la notizia di Birra del Borgo “bevuta” al 100% da AbInbev. Poi l’accordo – appena reso noto – tra Toccalmatto e la belga Caulier. Ora (l’ufficialità è freschissima ma l’accordo risale ad alcuni mesi fa) è arrivata un’ulteriore novità che riguarda la perdita di indipendenza – almeno fino a come la conoscevamo fino a pochi mesi fa – di un grande birrificio artigianale italiano a favore di un gruppo estero.

Si tratta del Ducato, storico produttore parmigiano, e di Duvel Moortgat, realtà industriale belga che ha acquisito il 35% delle quote della società, entrando di fatto con entrambi i piedi nell’impresa di Giovanni Campari e Manuel Piccoli, due dei tre fondatori, gli unici rimasti proprietari dell’azienda prima di questa svolta. 

Citando Ducato, parliamo di uno dei grandi nomi battenti bandiera tricolore, sia per la storia passata, sia per l’eccellenza delle birre (vedi l’altissimo numero di premi ottenuti anche all’estero), sia per le dimensioni dell’impianto, sia pure per le idee imprenditoriali a esso collegate. Come per Birra del Borgo quindi, la cessione di quote ha fatto scalpore.
Il caso Ducato-Moortgat è una sorta di “via di mezzo” rispetto a quanto accaduto a Borgorose (proprietà interamente di una gigantesca multinazionale) e a Fidenza (partnership tra due realtà di dimensioni relativamente piccole), ma è probabilmente – la legge non è del tutto chiara a riguardo – il birrificio di Roncole Verdi da ieri in poi dovrebbe essere considerato come esterno al movimento craft.

Per approfondire
Intervista a Giovanni Campari (Fermento Birra)
Le tappe importanti nella storia del Ducato (Agrodolce)
È necessaria chiarezza, con l’aiuto di Unionbirrai (Cronache di Birra)

Tralasciamo qui le discussioni sulla qualità futura della birra («Non cambierà nulla» scrivono Campari e Piccoli nel comunicato – tardivo – con cui annunciano l’ingresso di Duvel), anche perché i due partiti che si creano in questi casi (“Non la berrò più” vs “Se fanno birra buona, perché no?”) non lasciano spazi di dialogo intermedi.
Quello che ci importa sottolineare è che questi movimenti non possono essere considerati fulmini a ciel sereno: già prima dell’affare Borgo-AbInbev era nell’aria un attacco dei carrarmatini dell’industria sul Risiko del panorama birrario nazionale. Ora il terremoto è in pieno atto, e queste probabilmente sono solo le prime scosse, per quanto siano forti.

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