Io detesto cucinare

Io detesto cucinare.
E non è tutto. Ci sono quelli che non sono capaci ma si applicano comunque. Quanto li ammiro


E poi ci sono quelli che non sono capaci e che hanno tentato sì e no tre volte, rinunciando perché si innervosiscono (è il mio caso: non mi riesce nemmeno di farmi una pasta in bianco decente). O perché corrono rischi mortali (è ancora il mio caso: mai avvicinata ad un forno o fornello senza ustionarmi o tentare di dar fuoco alla casa. Mai).
Eh sì che arrangiarmi sarebbe essenziale: i cibi che non mi sono vietati per il morbo di Crohn, lo sono per il reflusso da farmaci. Figuriamoci: quando non c’è mio marito rischio la morte per inedia. Sono un disastro.
L’autonomia culinaria è una conquista. Voi che ce lì’avete non ci fate caso, ma io che per sopravvivere dipendo da altri lo tengo sempre presente.
Alla tenera età di 35 anni avevo rinunciato ad averne una.
Poi è arrivato il Signor Whirlpool insieme a “blogger al forno”.
E mi sono ricordata che in caso di necessità persino io ho uno strumento per sopravvivere: il microonde.

Sia benedetto il suo inventore.
Benché il primo impatto, molti anni fa, abbia messo a rischio implosione la mia casa, devo dire di aver sempre avuto un buon rapporto con il microonde.
Merito della mia mamma, che ci fa qualunque cosa – inclusa una squisita polenta.
Ad ogni modo, nei profondi anni ’80 io e il microonde abbiamo fatto amicizia.
La mattina mi scaldavo il latte nel microonde. Ah: i bei tempi in cui ancora potevo bere il latte…
Poi ho iniziato a scongelarmi le cene pronte. Ah: i bei tempi in cui potevo mangiare tutto…
Ho imparato a fare le zucchine ripiene (ricetta rubata da un Club Med dopo una vacanza).
Le uova sode.
Le patate lesse.
Il riso.
Quando sono andata a vivere da sola, dieci anni fa, non avevo ancora una cucina funzionante ma c’erano il frigo, il congelatore e il microonde.
Tanto bastava.
Sono sopravvissuta per oltre sei mesi grazie al microonde.
In pratica sono viva grazie a lui.
E poi avevo appena visto Julie & Julia.
Ecco perché ho accettato con entusiasmo – e con un pizzico ditimore, ad essere sincera – di far parte del progetto “blogger al forno” di Whirlpool.
Funziona così: il Signor Whirlpool ti manda un forno a microonde SPAZIALE, un modello futuristico di Jet Chef che praticamente ti canta anche la ninna nanna digestiva dopo cena e tu lo provi, scrivendo le tue impressioni e raccontando cosa riesci a combinarci.
Avete presente l’emozione? Un’inetta in cucina come me, che per tutta la vita ha cucinato solo il colpo di telefono alla pizzeria d’asporto, all’improvviso si trova di fronte alla speranza di acquisire quell’autonomia culinaria che la farebbe sentire una matura professionaista di 35 anni e non una ragazzina di 12 che si dispera se il marito non torna a pranzo perché teme di morire di fame?
Sì, perché io non posso saltare i pasti, ahimé, nemmeno quando vorrei.
A colazione, pranzo e cena sono obbligata a mangiare perché devo prendere una delle mie 28 compresse quotidiane (sì: siamo saliti da 27 a 28. Yu-huu!).
La mia vita – e gli orari dei pasti – sono regolati in base ai farmaci.
Guai a salterne uno. Ed ecco quindi che il microonde – con i suoi tempi meravigliosamente brevi e la sua fantastica, volendo, assenza di preparazione (si improvvisa qualcosa in un attimo) viene di nuovo in mio soccorso.
Non vedo l’ora di farci amicizia come si deve, col mio bellissimo Jet Chef.
Perché lui, ora, è lì: troneggia – un po’ intimidatorio, a dirla tutta – sul piano della mia cucina.
Bello come il sole.
Enorme.
Infarcito di misteriosi accessori (io rappresento uno di quei casi umani per i quali leggere il manuale di istruzioni è inevitabile, pena: il rischio di infilare il cane nel microonde per asciugarlo dopo il bagnetto. Non si sa mai, con me. Del resto ho sposato uno la cui madre, presa dalla foga della pulizia dei tappeti, ha erroneamente infilato il gatto in lavatrice. Ma niente paura: se n’è accorta prima di avviare il lavaggio).
Il Signor Jet Chef mi incute una sorta di timore reverenziale, quando lo avvicino.
Ho quasi paura ad accenderlo.
Ma lo farò.
Potete scommetterci.
In fondo, io sono una che non si arrende facilmente.
L’incapacità culinaria non avrà la meglio su questa meraviglia tecnologica che cambierà la mia vita.
Lo sento.
Chi la dura la vince.
Forse anche in cucina.

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Jet chef: qui la cosa si fa seria!

Ho un certo moto d’orgoglio che riguarda il mio nuovo ingresso domestico! E sono perfettamente consapevole che sia argomento di cui probabilmente poco interessa a voi gentili lettori, ma abbiate la bontà di lasciarmi vivere l’entusiasmo per la ferrari dei microonde che è appena stata parcheggiata nella mia cucina!

Ieri sera (dopo aver lasciato tutta la fascia muscolare lombare sulle scale per trasportarlo) ho organizzato un vero e proprio evento di spacchettamento del gioiello, a cui la Tatti si è dovuta assoggettare, suo malgrado. Leggevo il terrore negli occhi, non tanto per il nuovo forno, quanto per il fatto che è perfettamente consapevole che ovviamente sarà la cavia dei miei microwaves experiments! Nell’ultimo forno che avevo comprato quasi quasi  non c’era nemmeno il cavo per collegare la corrente, qui invece c’è una dotazione di accessori completa.

Mi ha sorpreso la presenza anche di una teglia da forno, come quelle dei forni tradizionali, oltre alle consuete griglie.

Ok, ok! stamattina il latte riscaldato con il mio jet chef pareva già migliore di quello abituale, ma forse era pura suggestione!

Adesso, finito l’entusiasmo dell’ “unboxing” si tratta di cucinare. Sono un po’ scettico rispetto a queste indicazioni che promettono di trasformare un cretino dei fornelli come me in un alain ducasse delle prealpi orobie, però ci provo. E se ci riesco io, vuol dire che c’è speranza per tutti. Se per caso non doveste avere più notizie della tatti, vuol dire che purtroppo ci sono stati danni collaterali durante gli esperimenti. Nessuno è perfetto, nemmeno io, anche se so che è difficile crederlo.

Forno in posizione, orologio programmato, siamo pronti. Se adesso non sforno qualcosa di clamoroso, credo che la tatti me la menerà all’infinito. Le ho fatto “do marons” con ‘sto robo, se non lo uso tutti i giorni so già cosa mi aspetta!

Appena trovo il tasto on comincio!!!

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