Le cose sono cominciate nel migliore dei modi. Per fortuna.
Il bricolage, sappiatelo, non è mai stato il mio forte. Per dirla tutta, se mi ci metto d’impegno, e con la giusta voglia, le cose le faccio anche bene… Il problema, però, sono proprio l’impegno e la voglia. Per certe cose, chi mi conosce lo sa, non ne ho granché.
Ma tutto è andato bene, come dicevo: ieri sera, l’avevo anticipato, ho provveduto all’installazione e alla messa in esercizio dell’aggeggio griffato Whirlpool. Che chiamare solo aggeggio, a questo punto, non è più corretto. E’ un marchingegno vero e proprio, ecco. Un geniale marchingegno. Lustro e cromato come una limousine, tra l’altro.
La cosa che mi ha galvanizzato, una volta levata la striscia di scotch che chiudeva l’imballo, è stato il libretto di istruzioni: smilzo e agile come un ballerino di danza classica. Quello che desideravo, quindi. Oltre al bricolage, ve lo dico senza alcuna vergogna, non sopporto nemmeno i libretti di istruzioni. Li odio. Con tutto me stesso. Ho scelto il mio cellulare solo perché aveva le istruzioni più brevi e semplici, lo sapete?
Dieci minuti scarsi per fare spazio in cucina e mettere al suo posto il mio nuovo marchingegno, una manciata di secondi per programmare le funzioni di base (lingua, data e ora). Sul più bello, quando ero oramai pronto per cuocere le mie prime mele (buttarmi sulla classica patata mi sembrava fin troppo banale), il drin acido del campanello. Apro. Mia zia. Troppo tardi per fingere di non essere in casa.
“Ah, ci sei…”
“Sì, ci sono. Ciao, entra.”
Il tempo di una mandata all’uscio che mia zia è già in cucina.
“Cos’è quel coso lì?”
“Il mio nuovo Jet Chef!”
“Il cosa?”
“Un forno a microonde. Nuovo. Fa tutto da solo.”
“Impossibile. T’han fregato di sicuro.”
Non le racconto del blog, di Lord Whirlpool e di tutto il resto. Fa troppo caldo.
“Ho letto le istruzioni, ti sbagli. Può usarlo chiunque. Anche tu.”
Mia zia non coglie la provocazione. Grazie a Dio.
“Io vado avanti con la mia stufa che va benissimo.”
“Anche d’estate? Con ‘sto caldo?”
“D’estate si cucina la sera, quando fa più fresco. Di giorno, si scalda e basta.”
Ah, la saggezza dei più anziani…
“Io, invece, adesso posso cucinare anche a ferragosto con 40 gradi!”
Ah, la strafottenza dei giovinastri…
“Davvero? E cosa ti cucini?”
Mi fingo sicuro.
“Quello che voglio, no? Apro il frigo, scelgo quello che mi va e schiaccio qualche tasto.”
Mia zia sfiata una specie di grugnito.
“Non lo so mica, sai? A me tutte ‘ste cose moderne…”
Apro bocca prima che sia troppo tardi. Non ho tempo da perdere in chiacchiere, devo cuocere le mie mele.
“Sei solo una discepola del fuoco, ecco cosa.”
“E tu sei solo matto, ecco cosa. Vabbé, io vado. Stai solo attento a non saltare in aria, neh?”
Colitto Alfredo – I discepoli del fuoco
Piemme – Pagg.429 – Euro 18,00
Per questo mio primo intervento per “Blogger al forno”, i primi due li considero solo “prove tecniche di sintonizzazione”, ho scelto un libro che lascia il segno, credetemi. Siamo a Bologna nel 1312, ma non abbiate paura: la storia corre via come un centrometrista giamaicano. E riesce a coinvolgere come poche.
Mondino, un medico anatomista, viene incaricato dal podestà di indagare sulla morte di un membro del Consiglio degli Anziani. Una morte strana, molto strana. L’uomo è stato ritrovato carbonizzato, ma nulla fa pensare a un incendio. Anche la poltrona su cui la vittima era seduta risulta integra. Mondino esamina il corpo e scopre un tatuaggio, un mostro alato stretto da un serpente. Passa qualche tempo e anche un francescano viene ritrovato morto, nella tasca un disegno molto simile al tatuaggio scoperto dal nostro medico. L’indagine, davvero intrigante e ben raccontata da Alfredo Colitto, rivela l’esistenza di una setta che si propone di salvare la città per mezzo del fuoco purificatore… Un mistero dopo l’altro sino all’avvincente finale. Una conclusione che non deluderà neppure i più esigenti. E che non ha deluso neppure mia zia.