Aldhombrewer: alla scoperta del luppolo

AldhomeSul luppolo (Humulus Lupulus) è stato scritto già tutto… ma a volte le curiosità vengono tralasciate ed è bene che gli homebrewers o gli aspiranti tali approfondiscano l’argomento… per padroneggiarlo al meglio. Il luppolo è una pianta rampicante della famiglia delle cannabinacee che arriva a sfiorare gli 8 metri d’altezza; è una pianta dioica e per la birra si utilizzano solo i fiori della femmina tanto che in alcuni stati americani come l’Oregon è addirittura proibita l’importazione e la semina della pianta maschile, per evitare una possibile impollinazione e quindi la perdita del raccolto. Ci sono diverse qualità di luppolo con aromi completamente differenti fra loro e anche le infiorescenze e le piante sono diverse fra loro.

STORIA E PROPRIETA’
– Il luppolo ha molteplici proprietà benefiche ma non è sempre stato presente nella

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birra nel modo in cui lo conosciamo ora; prima del suo utilizzo veniva usata una miscela di altre erbe e spezie chiamata gruyt. Questo era utilizzato perché non si conoscevano ancora a fondo le molteplici caratteristiche organolettiche e terapeutiche del luppolo che spesso nell’antichità si utilizzava come cura per molte malattie grazie agli effetti rilassanti e calmanti; addirittura venivano imbottiti i cuscini per conciliare il sonno. Già presente nel Vecchio Continente da secoli, non si ha però ben chiara l’origine dell’utilizzo per la birra per la quale ci sono svariate ipotesi su quando e dove si sia iniziato: si va dalla Germania all’Inghilterra con dati completamente differenti, ma una delle ipotesi più accreditate è quella che parla di suora Hildegard, una botanica che si accorse delle proprietà conservative, amaricanti e aromatiche del luppolo. Si pensa che da quel momento questa erba divenne un elemento indispensabile per la produzione di birra: alcuni luppoli si utilizzano per conferire amaro, altri per l’aroma, altri ancora possono essere utilizzati per ambedue gli scopi. Per il birraio, anche casalingo, è importante conoscere sia il grado di amaro di un luppolo, valore che si calcola in alfa acidi (AA%), sia l’aroma del luppolo che vuole usare.

Pellets_LuppoloPROVENIENZA – Oggi il 98% della produzione totale di luppolo è utilizzato per amaricare e aromatizzare la birra; la coltivazione nel mondo si aggira intorno ai 50.000 ettari e i principali produttori (tra il 35° il 55° meridiano a Nord e a Sud dell’equatore) sono Germania, Stati Uniti, Cina e Repubblica Ceca, nazioni cui vanno aggiunte Giappone, Nuova Zelanda, Slovenia, Regno Unito e Belgio. Le proprietà del luppolo variano a seconda della zona di coltivazione, la stessa varietà coltivata in due continenti avrà caratteristiche differenti; le zone di coltivazione europee sono suddivise per vari stati, con secoli di storia alle spalle. Tra le più conosciute troviamo l’area di Popperinge in Belgio, Tettnang e l’Hallertau in Germania, il Kent in Inghilterra. Tra le coltivazioni americane le più famose sono quelle della Yakima Valley, caratterizzate da luppoli con profumi molto agrumati e intensi a differenza di quelli del Vecchio Continente che invece hanno come caratteristica principale un profumo erbaceo e meno aggrumato.
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AL LAVORO – Per birrai e homebrewers è possibile mischiare svariate quantità e qualità di luppolo, anche di diversi continenti; questo consente di personalizzare le proprie birre, conferendo sapori e profumi sempre differenti ed unici. L’infiorescenza del luppolo una volta raccolta viene fatta essiccare e ridotta in piccoli pezzi pressati e trasformati in pellet (foto sopra) solitamente utilizzati dai professionisti. Ma lo possiamo trovare in commercio anche semplicemente essiccato e pressato (coni o plugs). Per ora ci fermiamo qui; se volete dire la vostra fatelo nello spazio commenti, oppure scrivetemi all’indirizzo aldohombrewer@gmail.com

Aldo

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5 pensieri su “Aldhombrewer: alla scoperta del luppolo

    • Ciao Alessandro, le zone intorno a Varese sono piene di luppolo selvatico ma purtroppo, non conoscendone la classificazione del ceppo e gli AA% non possiamo farne grande uso. si può però sperimentare una cotta e usare in “dry hopping” sia l’infiorescenza fresca sia quella essiccata… ma tentare di riprodurla una seconda volta sarà difficile non avendo dati certi.

      • @Alessandro, tieni anche conto che oltre a non conoscere il potenziale amaricante del luppolo selvatico, e quindi appunto non poter ottenere un risultato a priori e difficilmente riuscire a replicarlo, la componente aromatica è altrettanto un’incognita. E questo può avere effetti potenzialmente negativi, perché le essenze sprigionate dalla pianta non selezionata potrebbero essere tutt’altro che gradevoli. Un esempio comune è l’aroma di cipolla o addirittura di aglio. Quindi fare una cotta col luppolo selvatico può essere interessante come esperimento, ma difficilmente ne uscirà qualcosa di buono. Molto meglio usarlo per usi erboristici che per la birra. 😉

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