Project ARA e Phonebloks: uno smartphone componibile per ridurre gli sprechi

Un’idea rivoluzionaria potrebbe diventare realtà. Avete mai pensato ad un telefono “componibile”? L’idea di poter costruire il proprio smartphone con i “pezzi” che ci interessano di più potrebbe non essere così remota. Filippo De Ciechi ci racconta di cosa si tratta. – ventuno

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di Filippo De Ciechi e Giuseppe Catalfamo

Un paio di mesi fa il Web venne scosso da un’idea rivoluzionaria.
Secondo quest’idea il mercato dei telefoni è soggetto a ricambi troppo elevati, e il cosiddetto e-waste (i rifiuti elettronici) stanno crescendo esponenzialmente.

Questa idea viene portata da PhoneBloks che sostanzialmente propone un telefono che non è necessario buttare: gli smartphone di domani potranno essere costruiti con una struttura tale per cui i vari componenti, CPU, memoria, fotocamera, …, si possono assemblare per formare il telefono che andremo ad utilizzare.
E quando i componenti diventano obsoleti? Semplice, togliamo il “mattoncino” dell’elemento da eliminare e inseriamo il mattoncino dell’elemento più nuovo, tutto questo mantenendo tutto il resto del nostro dispositivo, riducendo così gli sprechi (e i costi) al minimo.

Rimandandovi al video qui sopra per altri dettagli interessanti, l’idea fu caratterizzata per essere particolarmente abbracciata dalle persone fuori dagli ambienti tecnologici, con invece alcune perplessità proprio degli addetti ai lavori: motivo di tale perplessità, spiegavano, era la complessità progettuale e i sicuri problemi di compatibilità dei vari componenti di produttori diversi.

Dopo qualche mese di silenzio entra però in campo Motorola.

Il progetto ARA

Dopo poco più di due anni dall’acquisizione da parte di Google di Motorola Mobility, la divisione Motorola che si occupa di telefoni cellulari, è stato lanciato il progetto Ara sul blog ufficiale del produttore di smartphone.

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Si tratta di un progetto open-source per la creazione di smartphone altamente personalizzabili, costituiti da una struttura modulare che permette, utilizzando una sorta di endoscheletro, di sostituire ogni singolo componente.
Motorola afferma di “voler fare per l’hardware ciò che Google ha fatto con Android per la componente software: creare un ecosistema di sviluppatori indipendenti fornendo basse barriere di ingresso ed incrementando, così, i livelli di innovazione riducendo le tempistiche di sviluppo.” Già nel corso dell’estate 2013, con il lancio di Moto X (commercializzato soltanto negli USA), Google e Motorola hanno fatto della possibilità di personalizzazione ed usabilità il proprio cavallo di battaglia.
Fondamentale importanza ricopre l’annunciata collaborazione con l’olandese Phonebloks, azienda che ha saputo creare una gremita community a supporto della propria idea di smartphone modulare, raggiungendo oltre trecentottanta milioni di sostenitori in pochi mesi. Nonostante i dettagli della collaborazione non siano ancora noti, Phonebloks afferma di voler mantenere la propria indipendenza e si occuperà degli aspetti di gestione della community e della creazione di una piattaforma online attraverso la quale i produttori dei singoli componenti potranno mettersi in contatto; il colosso americano provvederà alla parte tecnica, fornendo le proprie infrastrutture industriali e di ricerca.
L’idea, rivoluzionaria, permetterebbe di comporre il proprio telefono cellulare a piacimento, utilizzando soltanto i componenti di cui si ha veramente bisogno, stravolgendo il concetto di obsolescenza industriale grazie alla possibilità di sostituire all’occorrenza qualcosa di malfunzionante o sorpassato e riducendo nel contempo la mole di rifiuti tecnologici prodotti. I singoli moduli da posizionare sul endoscheletro, potranno essere sviluppati da aziende differenti e la competizione, stimolata dalle valutazioni degli utenti, avrà come prevedibili effetti un aumento del ritmo, già frenetico, dell’innovazione nel settore ed un decremento dei prezzi.

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Motorola annuncia di voler contattare gli sviluppatori entro pochi mesi, mentre per questo inverno è previsto il rilascio di una “alpha” del kit di sviluppo dei moduli accessibile a tutti.
Di sicuro bisognerà aspettare ancora un po’ di tempo per vedere i primi cellulari modulari sul mercato, a seconda di come accoglieranno l’iniziativa le grandi del settore. In ogni caso, l’idea di uno smartphone open-source sembra interessare gli utenti finali (come non potrebbe?!) e Motorola, partendo con una community di quasi quattrocento milioni di potenziali clienti, ha tutti gli interessi per portare il progetto fino in fondo.

E per voi? Troppo brutto? Infattibile? Idea fantastica?

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Filippo De Ciechi. Laureando in Ingegneria Gestionale e da sempre appassionato di tecnologia e viaggi. Quando non si cimenta nella scrittura della tesi gli piace informarsi sui nuovi trend informatici, leggere e dipingere.

Giuseppe Catalfamo (@Joe_Catalfamo) si interessa di trasferimento tecnologico verso imprese e persone. Solitamente si occupa di RFId, mobile, internet e startup mentre il resto del tempo è passato a studiare tutto quello che è “cutting edge”. Docente di arti oscure in Università, sta conseguendo un dottorato. Anche se ingegnere gestionale, gode a parlare di algoritmi e roba simile.

2 pensieri su “Project ARA e Phonebloks: uno smartphone componibile per ridurre gli sprechi

  1. …Idea geniale che apre ad ogni campo con applicazioni ed hardweres specializzati secondo le proprie inclinazioni!!!

  2. Finalmente qualcuno che ha avuto un’idea geniale, utile ai consumatori e pensata per l’ambiemte.

I commenti sono chiusi.