Italia, Paese di “vecchi”

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Il mese scorso, l’Italia è stata “ripresa” dal presidente Google, Eric Schmidt, per non offrire adeguata formazione informatica ai giovani. Di conseguenza, l’Italia è stata considerata un Paese non al passo con le nuove tecnologie, le quali potrebbero aiutare ad abbassare il tasso di disoccupazione attualmente alto, creando nuovi posti e figure di lavoro.
Fa discutere quindi la risposta arrivata a questa provocazione, da parte di Dario Franceschini, ministro dei beni culturali, che difende l’Italia affermando che i nostri giovani hanno altri tipi di competenze, ad esempio in Storia Medioevale.

Ma l‘Italia ha davvero così paura di adeguarsi alla nuova era digitale?

Le critiche nate in seguito alla recente notizia che obbliga i commercianti ad accettare il bancomat in caso di pagamenti sopra i 30 euro, mi fa pensare di sì.
Siamo in un Paese in cui molti fanno ancora fatica ad utilizzare il bancomat, anche da clienti. Eppure, è in uso in Italia dal 1983, ben 31 anni! Figuriamoci quindi adeguarci al pagamento con sistema NFC (Near Field Communication, in italiano letteralmente “Comunicazione in prossimità”), di cui tutti i nuovi smartphone sono già dotati, per il pagamento tramite cellulare, e in questi giorni sponsorizzato da Banca Mediolanum.
Ma siamo sicuri che i negozi sono pronti a questo tipo di pagamento? Alcuni ad esempio non accettano neppure di passare le tessere fedeltà salvate su cellulare con apposita App, perchè “non ancora adeguati”, figuriamoci accettare dei pagamenti con NFC.

Paese dei contrasti, l’Italia, che utilizza contanti e fa la coda in posta, però al tempo stesso si mette in fila fuori dai negozi di notte, per essere i primi il mattino dopo ad acquistare il nuovo modello di smartphone o tablet. Spesso, senza neanche sapere bene come utilizzarli al meglio.
La maggior parte delle persone, infatti, possiede un tablet solo per vedere foto e filmati, oltre che per giocare a Candy Crush o all’applicazione del momento.
E hanno uno smartphone con cui si limitano a guardare le mail e i Social Network.
Pochi pensano alle potenzialità lavorative che possono nascere dietro un buono studio di questi nuovi mezzi.
O forse, non si vuole nemmeno che ci sia, perchè i “vecchi” che occupano posizioni di prestigio in azienda, hanno paura di rimanerne tagliati fuori ed essere sostituiti dai più giovani, più portati all’utilizzo delle nuove tecnologie.
E così ci rimette tutto il Paese.
Quei ragazzi e ragazze che davvero vorrebbero fare qualcosa per risollevare il proprio Paese, l’Italia, che hanno competenze e talento, che hanno voglia di fare e di impegnarsi, che hanno proposte innovative… rimangono inascoltati.
E se non hanno voglia di accontentarsi, emigrano all’estero, dove le aziende cercano profili con competenze “anno 2014”.

Eppure, se non avessimo mai seguito l’innovazione, ora mangeremmo solo prodotti del nostro orto, invece che cibi provenienti da tutto il mondo, piatti pronti solo da riscaldare, e frutta fuori stagione.
Se non avessimo seguito l’innovazione, moriremmo ancora di raffreddore e ci cureremmo con intrugli realizzati dallo stregone del villaggio.
Se non avessimo seguito l’innovazione, laveremmo tutto a mano nei pozzi e faremmo luce con le candele, invece tutti abbiamo una lavatrice, la corrente, una cucina attrezzata.
Se non avessimo seguito l’innovazione, gireremmo a piedi o in bicicletta, invece ora possiamo raggiungere qualsiasi posto del pianeta, e rimanere in contatto con persone all’altro capo del mondo in tempo reale, vedendoci e parlandoci.
Quindi, perchè non continuare così e rimanere al passo con tutto ciò che di nuovo viene ideato per facilitarci maggiormente la vita ed accrescere il benessere?
Le persone in gamba le abbiamo… usiamole.

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Claudia Gallazzi è laureata in Scienze della Comunicazione, le piace scrivere per il web e crede nel valore dei Social Media e del Networking.

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2 pensieri su “Italia, Paese di “vecchi”

  1. Complimenti, Claudia per questo elogio alla tecnologia. Peccato, che a utilizzare i nuovi strumenti ai vecchi e ai giovani non in gamba, ci vuole una formazione, paziente, lenta a volte, accessibile per i costi a tutti. Forse, il perché non li usano è un pochino più complesso, non trovi?

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