Spegni il gas e accendi il noir #06

Perché una storia noir viva come si deve, qualcuno deve pur essere ammazzato. Non è colpa mia.

Cari amici di “Blogger al forno”, ho deciso di iniziare questo nuovo post con un’autocitazione che, spero, vi possa aiutare a conoscermi un po’ meglio.

La ricetta odierna, infatti, è quella di un dolce e la cosa, temo, potrebbe confondere qualcuno: “Come? Uno che scrive noir che parla di dolci? Ma siamo impazziti?”. Sento anche la voce dei più diffidenti: “Uno che scrive storie cattive, deve limitarsi a parlare di bistecche al sangue, ecchediamine!”

Invece no, mi dispiace. Anche i più malvagi, in fondo, hanno un cuore. Qualche volta di carciofo, altre di panna, ma questa è un’altra storia… Se non si fosse capito, l’ho scritto solo per citare uno dei tormentoni che hanno reso celebre Carlo Lucarelli.

Tornando ai nostri fornelli… Pardon, al nostro “Jet Chef”, eccomi a voi dopo un pomeriggio intero passato davanti al PC per dare la caccia a un killer, fra i cespugli e le piante di una pineta. Senza grossi successi della polizia né spargimenti di sangue, comunque. Perché, ogni tanto, deve anche andare così. Stanco di pistolettate e corse a perdifiato, per farla breve, dopo un saggio backup e una bella doccia, ho deciso di tornare a vestire i panni del bravo ragazzo mettendomi in pista per uno spettacolare Clafoutis alle pesche. Una vera delizia, giuro.

Gli ingredienti, se mai vi venisse in mente di imitarmi, sono questi: 3 pesche, 4 cucchiai da minestra colmi di farina bianca e 3 di zucchero, 2 uova, 1 bicchierino di brandy e un goccio di latte.

La preparazione, invece, è questa. Una premessa: è più facile da fare che da scrivere. E ve lo dice uno che preferisce scrivere che fare…

Il marchingegno delle meraviglie entra subito in scena: prendete le 3 pesche e cacciatele nel forno a microonde per un minutino abbondante a tre quarti di potenza. Perché? Ma per far prima a sbucciarle, no? E’ un trucchetto che funziona anche per i pomodori, provare per credere. Non fatevi prendere la mano, comunque, né col tempo né con la potenza: i pomodori potrebbero esplodere. E non esagero.

Una volta sbucciate le vostre pesche, tagliatele a spicchietti che andrete a disporre sul fondo di una tortiera (imburrata e spolverata di pan grattato, oppure coperta di carta forno, a voi la scelta). Noi prodi BAF di Lord Whirlpool, che abbiamo la fortuna di poter sfoderare il magico piatto per cuocere e crispare, da qui in avanti siamo aiutati… Ma volete farcene una colpa?

Sistemata la frutta, prendere una terrina e metterci la farina, i tuorli (non buttate gli albumi, mi raccomando!) e iniziate a mescolare. Dopo un attimo, aggiungete il bicchierino di brandy e cominciate a versare poco latte per volta.

Mescolate come dei dannati (e versate altro latte, se serve) fino a quando non avrete ottenuto una specie di pastella. Attenzione: non dev’essere né troppo liquida, né troppo “gnucca”.

In una seconda terrina, iniziate a sbattere i due albumi superstiti e aggiungete lo zucchero. Dovrete montarli a neve. Detto così sembra difficile, ma se usate una frusta (o due forchette messe “a ventaglio”, come mi ha insegnato quella vecchia volpe di mia mamma) vedrete che è una vera baggianata.

Fatto? Bene. Incorporate i bianchi montati alla “pastella” di poco fa, mescolate bene l’impasto e versatelo sulle pesche che ricoprono il fondo della tortiera. Fine.

Piazzate in forno sulla griglia più bassa (funzione “microonde e ventilato”) e fate cuocere per 35 minuti a 190 gradi. Per rendere più bello il vostro Clafoutis, infine, dategli un bel colpetto di “grill” da un paio di minuti. Il gioco è fatto.

In Francia, mi dicono, questo dolce viene fatto di solito con le ciliegie, rigorosamente col nocciolo (ma si sa, i francesi son sempre gente un po’ strana…). Da altre parti, invece, le pesche vengono rimpiazzate anche con le mele, le pere, le albicocche, etc.

A questo dolce, dopo lunga e attenta selezione, ho scelto di abbinare un Highsmith del 2007. Che saprà rendervi felici, vedrete. Quasi come il Clafoutis che avrete appena sfornato dal vostro microonde.

Quella dolce folliaPatricia Highsmith – Quella dolce follia
Bompiani – Euro 8,20

David è un tipo introverso. Si innamora di Annabelle, ma non è corrisposto. Il ragazzo non si arrende e sogna lo stesso un futuro con lei. Ma lei, nel frattempo, si sposa. Con un elettricista. David va fuori di testa, anche perché il suo “rivale” fa vivere ad Annabelle una vita piuttosto grama. I due continuano a scriversi, comunque. Lei è freddina, lui proprio no. Anzi, nei suoi sogni, David la vede sussurrargli parole d’amore e supplicarlo di aiutarla a divorziare dall’elettricista. David, in breve, perde il contatto con la realtà e quando la sua psicosi prenderà il sopravvento, niente potrà più distoglierlo da Annabelle, l’oggetto dei suoi desideri.

Informazioni su Paolo Franchini

Paolo Franchini (www.paolofranchini.tk) è nato nel 1970 a Varese, città in cui vive e lavora. Ha pubblicato alcuni romanzi (tra i quali il fortunato "Soprattutto la notte") e diversi racconti; scrive per quotidiani e riviste, ha collaborato come paroliere con qualche musicista, parla di romanzi gialli in FM, ha da poco terminato la supervisione di un corto cinematografico "made in Varese" (del quale ha scritto soggetto e sceneggiatura), lavora per mangiare e scrive per vivere... Il tutto, è meglio ricordarlo, con il proprio nome o sotto pseudonimi.
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2 risposte a Spegni il gas e accendi il noir #06

  1. Lord Whirlpool scrive:

    Stupéfiant, mon cher Paul, stupéfiant! Sono entusiasta.
    Il tuo clafoutis ha un aspetto sensazionale. Quale perfezione nella doratura! E nell’armoniosa disposizione della frutta! La descrizione è chiara, invitante, coivolgente. La recensione pertinente e azzeccata.
    Oui, confesso senza vergogna che noi francesi siamo soliti realizzare il clafoutis con le ciliegie,rigorosamente munite di nocciolo. Naturellement c’è un motivo ben preciso per non denocciolarle: il gusto, le sacrosaint gusto! Trafitte, bucate, ferite, le ciliegie perderebbero la loro morbidezza, oltre che i preziosi succhi, inzuppando irrimediabilmente il loro morbido scrigno. Una curiosità: la parola “clafoutis” deriva dal dialetto della Francia centrale “clafir”, che significa “inchiodare”. Le ciliegie del clafoutis sembrano infatti tanti rossi chiodi infissi nel morbido cuscino di pastella.
    Diffuse anche tutte le varianti con ogni sorta di frutta, e pure esistono versioni salate. La tua ricetta è in realtà una interpretazione elaborata, comunemente utilizzata dai professionisti e che approvo appieno, di quella delle nostre nonne.
    un appagato
    Lord Whirlpool
    PS: strani? in che senso strani?

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