Il desiderio di maternità fino a dove si può spingere? La notizia dello scambio di embrioni alla clinica di Roma ha sollevato questioni etiche e morali molto importanti. Questioni che sono ben presenti all’ospedale Del Ponte di Varese, centro sull’infertilità di secondo livello, unico pubblico in provincia: « L’errore umano è sempre possibile – commenta il professor Fabio Ghezzi – primario della clinica ostetrica e ginecologica – ma posso assicurare che si tratta di possibilità assolutamente residuali, eccezionali. Tutto il processo è sottoposto a continui controlli. Noi abbiamo un medico e due biologhe che verificano i singoli passaggi dalla raccolta di ovociti e liquido seminali sino all’impianto. Ogni singolo passaggio viene identificato con il nominativo della madre e ci sono procedure specifiche nei casi di omonimia».
Il centro varesino lo scorso anno ha effettuato 472 procedure di secondo livello, in cui l’embione viene ottenuto fuori dal corpo materno, e 204 di primo livello in cui si preleva il liquido seminale, lo si rende adatto e lo si introduce nell’utero femminile: « Quest’anno abbiamo un aumento dell’attività. Siamo già a 180 procedure di secondo livello e 70 per il primo. La percentuale di successo si aggira attorno al 30%, un dato che ci equipara a tutti i centri del mondo. La lista d’attesa è di almeno 6 mesi».
Possibilità di scambio praticamente nullo, quindi? « Mi sento di rassicurare tutte le coppie che si sono rivolte a noi. Ma la stessa garanzia la si ritrova in tutti i centri pubblici di secondo livello, dotati di alta tecnologia. I controlli sono molteplici e ripetuti nel corso di ogni fase del procedimento. Le provette negli incubatori sono disposte in modo tale da rendere difficoltoso l’errore».
Come tutti i centri italiani, anche al Del Ponte si effettua solo l’inseminazione omologa, dove l’ovulo e il liquido seminale appartengono alla coppia dei genitori. La Corte Costituzionale ha recentemente abolito la parte della legge 40 che impone l’esclusione della donazione. Come cambia, dunque, l’attività dell’Ambulatorio di Infertilità? « Per ora siamo in attesa – spiega il professor Ghezzi – non è una questione tecnica perchè impiantare l’ovocita dei genitori o donato da terzi non comporta alcuna variazione. Il campo, però, ha tantissime implicazioni di natura legislativa che vanno chiarite: chi sono i donatori? li si retribuisce? come avvengono i controlli? come fare gli screening, quale privacy garantire al nascituro, il silenzio oppure la condivisione dell’informazione della donazione? Insomma, ci sono aspetti etici, morali, ma anche economici e organizzativi che il legislatore dovrà chiarire. Una volta definite le norme, anche il centro di Varese adotterà la nuova legislazione e procederà nei modi che verranno stabiliti».
Certo che quello di Roma è un fatto molto grave, posso immaginare lo stato d’animo dei genitori. Come sottolinea però il professore si tratta di eventi più unici che rari, il livello di attenzione è sempre alto all’interno dei centri specializzati.