Andare in giro per Haiti e trovare piccoli cumuli di legna che ardono lentamente è normale. È carbonella e la sua produzione sta impoverendo ulteriormente il territorio. Serve per riscaldarsi, soprattutto in capitale, durante l’inverno. Stagione che non raggiunge le temperature italiane, ma dove qualcuno sceglie comunque di utilizzare una forma di riscaldamento con la carbonella.
Ed ecco che sulle strade ci si imbatte in sacchi bianchi impignati che vengono poi raccolti da camion che percorrono quei sentieri dissestati. La produzione viene pagata alle famiglie, ma queste per produrre tagliano selvaggiamente gli alberi del territorio. E bruciano lentamente la legna, producendo carbonella.
Non esiste una politica di ripiantumazione. I danni, oltre a essere ecologici, sono anche geologici, con conseguenze che si acuiscono soprattutto durante il periodo degli uragani. Questa produzione non è regolamentata, tanto che le volte che ho provato a fare delle foto a questi camion, la risposta delle persone che capivano cosa stessi facendo, non era proprio entusiasta.
Tale produzione di carbonella sta così prendendo piede che rischia di esaurire presto le risorse. Senza alcuna programmazione. Un ulteriore condanna per un territorio che è già stato depredato per secoli.