L’Indiana Jones del Campo dei Fiori

valli luganoL’archeologo delle storie perdute indossa scarponcini da trekking, ha 37 anni e fa il tour operator. Ma nel weekend si trasforma, e porta i turisti sulla vetta del Campo dei Fiori, ma anche in città, tra i parchi, per spiegare cosa si sta guardando.
Il mestiere, Stefano Costa, l’ha imparato parlando coi “vecchi” delle nostre valli: racconti di luoghi che non si visitano più.
Posti fuori dai percorsi più noti: località dove se il turista arriva, spesso non ha la capacità di riconoscerne il valore perché fuori dalle guide. Anche in provincia di Varese ce ne sono, e tanti.

Questo insegnamento, raccolto nei circoli sperduti nei centri storici delle valli varesine, più di altri, gli ha permesso di sostenere un esame, una decina d’anni fa e diventare così guida turistica. «Poi la passione per la montagna e le camminate, hanno fatto il resto», spiega Stefano dal suo ufficio di Rancio Valcuvia, da cui si vede uno dei lati più selvaggi della montagna spesso oggetto delle sortite. Posti dove, soprattutto d’estate e prevalentemente durante i weekend, accompagna gruppi di turisti fra strade in terra battuta, ma anche costruite con la forza dei buoi, che spostavano i blocchi di pietra, pavimento che oggi, senza accorgercene si calpesta per guadagnare radure o panorami che la montagna nasconde, ma che resistono ancora al tempo.
Come un novello Indiana Jones – che faceva l’archeologo – Stefano riporta in vita storie d’altri tempi che somigliano a piccole leggende vere, e le racconta alle persone che compongono i gruppi. «Ho pensato che accompagnare i turisti in gita fosse un buon servizio, ma a cui mancava qualcosa. Queste montagne, e non solo quelle del Varesotto, ma mi viene in mente anche quelle del Piemonte, in Val Grande per esempio, sono posti ricchi di storia e natura. Il mio obiettivo è proprio questo: raccontare durante l’escursione il valore di boschi e paesi, di chi li abitava e li abita, dove portano le strade, cosa si faceva un tempo su queste montagne».
Uno dei percorsi che più piacciono a Stefano, per esempio, si snoda fra i sentieri e i cunicoli della Linea Cadorna, a Cassano Valcuvia, dove di cose da raccontare ce ne sono tantissime, a partire, per esempio, dal sacrificio che la popolazione locale dovette sostenere per spaccare la roccia per costruire casematte e linee fortificate con l’obiettivo di contrapporsi ad un’invasione tedesca da nord.
Ma c’è dell’altro: i trekking urbani. «Si tratta di percorsi dolci tra i parchi di Varese, per conoscerne la natura e la storia, per seguire strade poco battute e passando per Avigno arrivare alla Prima Cappella».
Quanto costa farsi un trekking? «Per mezza giornata chiediamo 6 euro e 11 per tutto il giorno. L’arrivo sul posto e il mangiare sono a carico degli escursionisti, per gruppi di almeno 10 persone».
E c’è una richiesta, un mercato, di questo servizio? «Ogni weekend usciamo per un’escursione, spesso sia di sabato, sia di domenica. Certo, è un ambito che non è ancora sfruttato pienamente: la cultura della conoscenza dei luoghi si sta però lentamente radicando anche da noi. D’inverno le uscite si affievoliscono, ma la peculiarità delle nostre montagne permette di efefttuare percorsi che non perdono nulla in bellezza, nonostante la stagione».
Per saperne di più, Stefano ha da poco realizzato un blog che parla della sua attività.

3 pensieri su “L’Indiana Jones del Campo dei Fiori

  1. ciao STEFANO
    come stai ho voglia di vederti,
    iniziativa fantastica , sono percorsi che puo’affrontare
    anche un MIGLIORE di anni fa?
    ciao ancora complimenti fammi sapere dove e quando possiamo vederci
    buona giornata alvaro.

  2. Le tradizioni e la storia dei territori, quelle più vicino a noi, andrebbero sempre coltivate nel tempo………..ahimè temo che lentamente si stanno perdendo nel nulla…..bravo Stefano !!……..

  3. Sono la responsabile dello IAT di Arcumeggia. Mi interessa molto la sua attività e sarebbeinteressante proporre escursioni guidate ai nostri utenti, che sono comunque interessati anche ad un turismo naturalistico (oltre che culturale). Se può interessarle una forma di collaborazione mi contatti pure all’indirizzo email sopra indicato al numero dello IAT.

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