Chiude “Unabirraalgiorno”: gli appassionati perdono un grande punto di riferimento

Uno dei grandi punti di riferimento online per gli appassionati italiani – e non solo – di birra artigianale chiude i battenti. Un lungo e dettagliato post pubblicato questa mattina (mercoledì 13 gennaio), annuncia la fine delle pubblicazioni di “Unabirraalgiorno”, il validissimo blog curato da Davide Salsi che da una dozzina di anni proponeva ai lettori le proprie recensioni/degustazioni completate da interessanti note storiche sul birrificio e sulla stessa birra presa in esame. CLICCA QUI per il post di commiato di UBAG

Per quanto mi riguarda – parlo in prima persona, per una volta – “Unabirraalgiorno” è (insieme a “Cronache di birra” di Andrea Turco sul versante delle notizie) uno dei due capisaldi ai quali si ispira anche Malto Gradimento; per la precisione il blog di Davide (che non ho ancora conosciuto di persona) è sempre stato l’esempio per come condurre e scrivere una degustazione. E quindi, anche per me, la chiusura di UBAG equivale alla perdita di un luogo fondamentale di confronto e di conoscenza.

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Come nasce una birra da medaglia? La “Gaudio” di Beha Brewing

Nelle scorse settimane i birrifici artigianali italiani si sono fatti valere in due grandi concorsi di respiro europeo, tra i più importanti a livello continentale: 29 le medaglie ottenute al Brussels Beer Challenge organizzato nella capitale belga (sette ori), 28 medaglie – record tricolore nella competizione – guadagnate in Germania all’European Beer Stars che si tiene in Baviera.

La “Gaudio” accompagnata dalla sua bottiglia

Tanti le aziende premiate nelle due competizioni, e anche questa è una bella notizia perché non c’è alcun “gigante” in grado di imporsi ma, al contrario, molti produttori relativamente piccoli si sono imposti con la loro qualità. Ma come nasce una birra da medaglia internazionale? Lo abbiamo chiesto a un birrificio giovanissimo che, quindi, non ha alle spalle un background consolidato a livello europeo e che ha dunque dovuto partire da zero per posizionare sul podio la propria bottiglia. Continua a leggere

Birrificio dei Laghi, restyling completo in vista della ripartenza

Poco più di un anno fa – era il febbraio 2019 – tra i verdetti di “Birra dell’anno” ce ne fu uno sorprendente e assai gradito che coinvolgeva un produttore varesotto. In una categoria non certo “deserta”, la numero 25 che comprendeva belgian blond e belgian pale ale. A centrare la medaglia di bronzo fu infatti il “Birrificio dei Laghi”, una realtà giovanissima che al momento di salire sul palco di Rimini non aveva ancora compiuto i due anni di vita e che quindi lasciava intravedere un potenziale interessante.

BPM e MAV, due delle prime tre birre prodotte a Vergiate

La BPM, ovvero la birra premiata nel concorso nazionale, è tutt’ora nel catalogo della piccola azienda di Vergiate che dopo quell’inatteso exploit è un po’ sparita dai radar ma che nel frattempo si è strutturata, ha rimpolpato il numero dei soci ed è pronta – nonostante la pandemia – a fare un ulteriore salto verso l’alto. Incuriositi dalla situazione, ne abbiamo parlato con Michele Poletto che è il birraio e uno dei fondatori insieme a Nazzareno MilitelloContinua a leggere

Stefano, dalle Midlands alla Romagna per il progetto Beha Brewing

Quattro anni fa, sul nostro blog, vi parlammo dell’avventura di un giovane appassionato di birra italiano, volato in Inghilterra per fare del suo hobby un lavoro attraverso una regolare formazione accademica. Stefano Occhi, milanese, a quel tempo 32enne, era iscritto al corso di Scienza Birraria all’Università di Nottingham ed era al lavoro per una tesi di laurea molto particolare, nella quale – con altri due compagni – doveva dare vita a una nuova birra con tanto di supporto commerciale e attività di marketing. La “Zerogravity”, questo il nome di quella birra, era stata poi prodotta da Castle Brewing e aveva permesso a Stefano e soci di completare nel modo migliore il percorso accademico.

A seguito di quella esperienza, Occhi è tornato in Italia e si è messo al lavoro per dare vita a un progetto birrario che, negli ultimi mesi, è diventato realtà. «Non ho scelto Rimini, è Rimini che mi ha chiamato» racconta Stefano dal suo stand al Beer Attraction 2020 nel quale ha potuto “giocare in casa”.

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Genys Brewery, i “picchi” lituani delle birra che vogliono volare in Italia

Il Beer&Food Attraction di Rimini è senza dubbio il principale palcoscenico nazionale per la birra artigianale italiana ma presenta talvolta anche qualche chicca proveniente dall’estero. Nella ricerca di queste realtà abbiamo evitato i gruppi industriali (alcuni dei quali hanno stand molto grandi), le birre presenti attraverso collaborazioni con produttori italiani e alcune realtà di maggiori dimensioni e di respiro superiore: il campo si è così notevolmente ridotto e, grazie ad alcune segnalazioni, siamo andati a scovare lo stand di Genys Brewing, un produttore indipendente che arriva dai Paesi Baltici.

Genys è un termine che significa “picchio” e proprio il simpatico uccello piuttosto diffuso in quelle zone è il marchio che accompagna l’avventura brassicola di questa azienda, basata a Kaunas in Lituania, località che ci porta immediatamente a discutere di pallacanestro prima ancora di affrontare l’argomento birra.

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Halloween è nell’aria: alla scoperta delle birre alla zucca

Il termine è inglese, perché sono nate nel mondo anglosassone, ma il significato è chiaro a chiunque mastichi un pizzico quella lingua. Parliamo delle pumpkin ales e cioè delle birre alla zucca: lo facciamo nella settimana di Halloween visto che questa tipologia di birra è da tempo disponibile (e prodotta) anche in Italia e visto che diversi locali hanno scelto questi prodotti per dissetare la notte di Ognissanti. Per un approfondimento sulle pumpkin ales abbiamo intervistato Michele D’Angelo, degustatore che fa parte di Unionbirrai Beer Tasters, conosciuto anche per il progetto Beer Brain attraverso il quale propone diversi format di divulgazione legati alla cultura della birra.

UNA STORIA AMERICANA

Quella delle birre alla zucca è una storia che viene da lontano e che è profondamente radicata in quella degli Stati Uniti d’America, in modo particolare nei territori della East Coast. «Fin dai tempi dei Padri Pellegrini, tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, era un fatto comune che le navi provenienti dall’Europa e in particolare dalla Gran Bretagna portassero nel Nuovo Mondo anche botti di birra, per il consumo durante il viaggio, ma anche sementi e orzo già maltato per poter avviare le produzioni una volta insediati oltre oceano». Continua a leggere

Quindici anni di “Orso Verde”, quindici domande a Cesare Gualdoni

Quindici anni fa (era il 2004) la provincia di Varese iniziò a scoprire la birra artigianale. O meglio, piazzò il primo avamposto in un campo che molti conoscevano grazie ad alcuni produttori già attivi nelle terre circostanti (il Birrificio Italiano di Lurago Marinone o il Lambrate di Milano, su tutti) ma che dalle nostre parti di fatto aspettava ancora il “primo passo”. Certo, a Saronno era già nata la “Fabbrica” che però era un brewpub: il primo vero birrificio fu dunque quello impiantato da Cesare Gualdoni che, dopo averci pensato a lungo, lasciò la vecchia professione e diede il via all’avventura dell’Orso Verde di Busto Arsizio.

Cesare Gualdoni in plancia di comando al Varese Beer Festival

Oggi il birrificio di via Petrarca è ancora attivo e assai vivace, ha affiancato due locali (a Milano e Varese) allo stabilimento di produzione e proprio in questa settimana ha deciso di festeggiare l’importante ricorrenza con una serie di eventi (ne parlammo QUI) e con una nuova birra creata per l’occasione. Qui, nella redazione di Malto Gradimento, non potevamo che tributare un omaggio a modo nostro a questa bella storia e al suo ideatore: ecco dunque una intervista in quindici domande “botta e risposta” a Cesare Gualdoni. Buon compleanno, Orso!

1) Cesare, cosa ricorda di quel primo giorno di Orso Verde?
«Ricordo che… non era un giorno ma una notte, quella a cavallo tra il 30 aprile e il 1° maggio. Nel pomeriggio arrivarono gli ultimi permessi necessari, mi misi subito al lavoro con la prima cotta. Insomma, iniziai con un turno notturno e festivo».  Continua a leggere

Una toccata e fuga a Pavia, nel piccolo-grande regno di Nix

Una capatina a Pavia – nel mio caso per un’amichevole precampionato di basket, QUESTA – val bene un parcheggio quasi in zona a traffico limitato e una passeggiata notturna tra vialetti e vicoli della città vecchia, quelli che portano in via Volturno.

Al civico 14 c’è il piccolo-grande regno di Nix: pochi tavolini, la porta d’ingresso, qualche cartello ironico alle pareti e questo minuscolo locale che sembra un tunnel e che in passato è stato tante cose, salumeria compresa: arrivano da quella gestione le rastrelliere in ferro che un tempo sostenevano i salami e che oggi servono a tenere appesi i bicchieri, sopra il bancone interno che lascia lo spazio per qualche sgabello alto e per il corridoio per andare in bagno.  Continua a leggere

Ferraris (Unionbirrai): “Il marchio di tutela ci aiuterà a raggiungere la gente comune”

I più attenti bevitori di birra di qualità avranno notato una novità sulle etichette di molti produttori artigianali italiani: da qualche mese, su alcune bottiglie, campeggia infatti un marchio rettangolare nel quale è riportato chiaramente il nome dell’associazione di categoria, “Unionbirrai”. Una innovazione (che sta iniziando a prendere piede) tesa a garantire con chiarezza ai consumatori la provenienza del prodotto, anche in virtù della legge sulle birre artigianali.

Per fare il punto della situazione, abbiamo incontrato – nell’ambito della recente fiera Craft Beer Italy di Milano – il direttore generale di Unionbirrai, Vittorio Ferraris, che è anche uno dei responsabili del birrificio BSA di Vercelli. Ferraris, anzitutto, ci fornisce un primo dato utile: «Il lancio del nostro marchio risale alla scorsa edizione di EurHop a Roma, a ottobre, le prime concessioni all’uso sono state rilasciate verso dicembre e a oggi sono circa 110 i birrifici che possono utilizzarlo sulle proprie bottiglie».

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Jurij Ferri: trucchi da cuoco per birre fuori dagli schemi

È uno dei capostipiti del movimento artigianale per quanto riguarda il Centro Italia, è stato tra i primi a percorrere la strada degli abbinamenti studiati tra birra e cucina, si è fatto apprezzare per i suoi prodotti un po’ fuori dagli schemi e sottolinea a più riprese l’importanza del singolo birraio nel caratterizzare la produzione.

Concetti che il mondo della birra craft all’italiana, così magmatico e sempre alla ricerca di novità, pare aver messo troppo frettolosamente alle spalle. Una evoluzione che non sembra però riguardare il protagonista del nostro articolo di oggi, Jurij Ferri. L’inventore e anima del birrificio pescarese Almond ’22 (la sede è a Loreto Aprutino), padre italiano e madre svedese, è ben determinato a proseguire nel proprio percorso fatto di birre di carattere, inusuali, studiate per poter essere consumate a tavola davanti a piatti cucinati con sapienza e ricchi di qualità.  Continua a leggere