Suor Nazareth e suor Rose sono due suore di Jean Ravel, il comune che si trova a un’ora di jeep da Mare Rouge. Sono andate a trovarle oggi, dopo aver visitato l’ospedale con Madda. Ci hanno accolto e offerto il pranzo. Anche loro si stanno impegnando notevolmente nell’aiuto alla popolazione, da anni. Non con assistenzialismo, bensì organizzando e coinvolgendo la popolazione su più livelli. «Noi le aiutiamo a trovare quella parta di sé che si possa esprimere, l’arte, anche così possono risollevarsi» raccontano.
Ed ecco che Suor Nazareth, di origine spagnola, che ha passato 18 anni in missione in Bolivia e da 14 si trova qui ad Haiti, ci mostra l’atelier dell’arte. È un vero laboratorio dove per quattro pomeriggi alla settimana circa venti donne di Jean Ravel si trovano a realizzare a mano giochi, dipinti, portachiavi e tanto altro materiale artigianale, tutto con l’etichetta con scritto “Haiti“.
«Hanno imparato dopo i corsi che realizziamo, come quello di pittura appena concluso – racconta -. Questi oggetti e queste opere ci vengono chieste da Miami e Stati Uniti. Non si vende nulla qui da noi: i bambini non hanno giochi di questo tipo e le priorità sono altre».
Nel frattempo arriva anche suor Rose, irlandese che si trova da 9 anni ad Haiti. «Per queste donne è un vero lavoro, sostengono le loro famiglie». Non è l’unica iniziativa che portano avanti queste determinate suore: gestiscono anche diverse scuole della zona, cercando di organizzare l’istruzione a centinaia di bambini. «Haiti è un paese bellissimo – raccontano durante il pranzo -, ha bisogno di risollevarsi e lo possono fare solo gli haitiani. Li si può aiutare, ma il passo difficile lo devono fare loro».