“Omme blanc, Omme blanc”

IMG_4514-1È quasi una settimana che sono partito da casa. Alla partenza mi son detto di mantenere un certo distacco per raccontare la situazione. Ma non so per quanto sarà possibile.
Oggi ero al telefono con le mie figlie ed erano tutte contente per il primo giorno di asilo della più piccola. Mentre parlo cammino tranquillamente per le strade dissestate di Mare Rouge.

Come al solito si incontrano tanti bambini in giro. Per lo più sorridono, ti prendono in giro chiamandoti “omme blanc“, vogliono la foto e io gliela faccio, anche se sto parlando al telefono. Tre bambini mi si affiancano mentre cammino. Mi accompagnano per un pezzo di strada. Prima mi stanno dietro qualche metro, poi, man mano che gioco girandomi, si avvicinano. Tra questi c’è anche la bambina che vedete nella foto, quella col vestito bianco.
Proseguiamo per qualche minuto. Sto per salutare le mie bambine al telefono. La piccola con il vestito bianco mi si affianca. Sento che mi prende la mano. È una bella sensazione. Aspetto ancora un attimo a chiudere la conversazione, camminiamo insieme così, mentre parlo con l’Italia.
Poi ci fermiamo, guardo questa bambina col vestito bianco. Non so cosa dire, lei si: “Meson”. Saluto casa, la piccola mi lascia la mano, è arrivata alla sua capanna.
E penso: sarà pure un caso, ma in certi casi “qualcuno” ci vuole proprio mettere lo zampino per farti crollare.

 

2 pensieri su ““Omme blanc, Omme blanc”

  1. lasciati andare Manuel, gli uomini veri si commuovono, io ne ho vicino uno cosi’ da 39 anni e ti garantisco e’ bello ciao Piera

  2. Purtroppo sono parte in causa e quindi devo stare doverosamente contenuto. Tutto mi lascia di stucco, di quanto inviato dal fotoreporter fino ad oggi! Evidentemente come tutte le notizie riportate verbalmente, ci si dà poco ascolto…ma alla dimostrazione della realtà-visiva, il nostro animo,meglio la nostra coscienza, riceve uno uno “scossone” non da poco. Puoi immaginarti il giornalista, quale combattimento interiore subisce…e, penso, che ci vorrà del tempo,una volta rientrato, riabituarsi alla società del benessere…o del tutto dovuto. La fretta, l’ansia, il pensare sempre a quello che c’è da fare poi, senza ancora aver ultimato ciò che stai facendo, con la testa sempre in ebollizion. Mi sovviene un pensiero letto qualche mese fa, che probabilmente, di primo acchito, non calza col nocciolo del tema: “Solo una volta rimasi muto. Fu quando un uomo mi chiese: “Chi sei?”. (proviamo rifletterci!) Comunque oggi, fra tutte le interviste, reportage, articoli arrivati da Haiti…un piccolo macigno ha scosso interiormente l’animo del giornalista, ponendogli degli interrogativi non da poco…e non solo emotivamente. Buon proseguimento a questa persona, e a voi tutti della redazione, per la superba idea-iniziativa avuta giornalisticamente. Cordialmente.

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