Perturbazione: “Al Festival tra fuochi d’artificio ed emozioni”

perturbazione«Per festeggiare la bella notizia abbiamo pubblicato una nostra foto dove “voliamo” con gli ombrelli colorati in mano. Ecco, quella è stata la sensazione che abbiamo provato quando ci hanno detto comunicato che la commissione ci aveva scelto per questo festival di Sanremo».
A confermare la felicità per la bella notizia è anche la voce di Tommaso Cerasuolo che “esce” dalla cornetta del telefono ferma ed entusiasta.
Leader dei
 Perturbazione, Tommaso sarà alla 64° edizione del festival tra i “big” accompagnato dalla sua band.
Torinesi, per la precisione di Rivoli, i Perturbazione, sono nati più di vent’anni fa grazie alla passione di quattro liceali per la musica. Sono cresciuti, hanno girato i palcoscenici di tutta Italia, hanno visto cambi nelle formazione, hanno prodotto sei dischi e oggi arrivano al festival di Sanremo con la voglia di farsi conoscere a più persone possibili.
Per chi si chiede “chi sono i Perturbazione?” è bene precisare che hanno sempre avuto una schiera di fan pronti a confermare il loro amore per le sonorità pop e nostalgiche del gruppo  e siamo certi che molti altri ne resteranno conquistati.
«Andremo al festival come siamo – racconta Tommaso -. Siamo felici di presentarci al pubblico che non ci conosce perchè, per noi, quel palcoscenico significa comunicare universalmente a tutti le nostre canzoni. Chi ci conosce ha espresso molto affetto per la nostra partecipazione al festival, abbiamo sempre avuto un pubblico etereogeneo, dalle famiglie con bambini al metallaro capace di emozionarsi ascoltando “Agosto”,  e questo festival sarà un’occasione per arrivare anche ad altri. Per me il festival è sempre stato qualcosa da vedere e da condividere con gli altri, un momento che ti permette di parlare di musica, di costume, della società e siamo contenti di esserci…Inoltre, è il proseguimento di un anno pieno di novità: penso all’ultimo disco prodotto con Max Casacci che è stato sicuramente un passo per arrivare fin qui»

Come pensate di arrivare al nuovo pubblico?
«L’emotività e l’emozione sono sempre state parte di noi e credo che sarà questo a conquistare nuovo pubblico. Abbiamo sempre avuto questa cosa a fior di pelle e sapremo sorprendere per come siamo. Certo, prepariamo i nostri fuochi d’artificio ma sarà quella la nostra forza. Andiamo per combattere ma senza la spocchia di voler piacare a tutti»

Cosa pensi degli altri concorrenti in gara?
«Sono curioso di sentire Frankie Hi Nrg Mc perchè lo seguo da tanti anni ma anche di sentire i brani che Cristina Donà ha scritto per Arisa. Tra le nuove proposte penso a Zibba che conosco da tempo…insomma, c’è parecchia curiosità un po’ per tutto quello che è il festival…»

Cosa ne pensi di questo secondo festival condotto da Fazio e Littizzetto?
«Mi piace molto l’idea che le scelte si siano basate sulle canzoni e non su altro, ad esempio sulla partecipazione ai talent show. Non voglio essere snob nei confronti dei format ma credo che siamo basati su un sistema che sente l’usura del tempo: sfornano tantissimi interpreti ma pochissimi autori. C’è sempre un nome nuovo all’anno, ma quanti re si possono far nascere in così poco tempo? E’ un sistema che fatica a creare qualcosa di continuativo. Il festival di quest’anno invece, mi sembra basato sulla scelta di belle canzoni…»

Raccontaci qualcosa delle canzoni che porterete al festival (“L’Unica” e “L’Italia vista dal bar)…
«Sono testi diversi tra loro e questa cosa dei due brani ci piace molto perchè ci permette di esprimere diversi lati della nostra “tavolozza di colori”. Il primo parla dell’Italia raccontata al bar dai “super imparati” ma con sguardo empatico e non cinimo, perchè tutti si possono riconoscere in questo tipo di personaggio. L’altro brano invece si intitola “Unica” e il titolo presenta già da se la canzone anche se preferisco non svelare di più…»

Quando vi ha influenzato il fatto di essere cresciuti artisticamente a Rivoli?
«Molto credo. Il fatto di crescere in Provincia ti porta a vivere in uno stato d’animo particolare. Noi siamo nati tra i banchi di scuola e la musica era una necessità, una via di fuga. Dall’altra parte vivere vicino a Torino è stimolante, è una città con un’identità culturale forte che ancora oggi stupisce i turisti, è sorprendente».