FOTO – Dove Colombo arrivò con le sue caravelle

IMG_4343Haiti, la perla dei Caraibi. Quella dove Cristoforo Colombo arrivò con le sue navi il 5 dicembre del 1492 trovandosi di fronte, si narra, persone piene d’oro. Da allora una delle isole più ricche del centroamerica è stata saccheggiata per secoli, depredata di quelle materie prime che oggi non ci sono più.
Questa sera siamo andati a Mol san Nicolà, proprio sulla spiaggia dove arrivò Colombo. E ci siamo trovati di fronte alla “Perla dei Caraibi“.

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Anche il calcio internazionale si ricorda di Haiti

Anche il calcio italiano si ricorda di Haiti. Sono tante le organizzazioni internazionali che operano sull’isola dopo il terremoto del 2010. La partita amichevole in programma martedì sera (11 giugno, ora italiana 20,45) vede la nazionale di Cesare Prandelli impegnata con la nazionale di Haiti. Un’amichevole che può avere il sapore dell’allenamento, ma la Federazione ha deciso di devolvere l’incasso della serata a 12 organizzazioni umanitarie. 32mila i posti disponibili allo stadio Sao Januario, che normalmente ospita le partite del Vasco da Gama. La nazionale di Haiti è 64esima nel raking del calcio mondiale, ma l’appuntamento assume importanza proprio per l’emergenza umanitaria ancora in corso ad Haiti.

Qualche curiosità. Haiti ha partecipato ad una sola edizione dei campionati del mondo, in Germania nel 1974. L’unico precedente tra Italia ed Haiti risale proprio al mondiale del 1974 (qui il racconto dettagliato di quell’esperienza), con gli azzurri che il 15 giugno di quell’anno ebbero la meglio per 3-1 (46’ Sanon, 52’ Rivera, 64’ aut Auguste, 78’ Anastasi). In occasione di quel match scoppio il cosidetto caso Chinaglia, che non gradì affatto la sostituzione operata nel secondo tempo dal ct Valcareggi. In quella stessa edizione del mondiale Haiti perse anche 7-0 contro la Polonia e 4-1 contro l’Argentina. Come nazionale Haiti ha raggiunto i suoi maggiori successi nel 2001 e nel 2009, quando ha raggiunto i quarti di finale della Gold Cup CONCACAF.

L’ex dittatore “Baby Doc” di fronte ai giudici

La notizia ha fatto il giro del mondo e per questa volta non riguarda il terremoto o l’estrema povertà, ma il fatto che l’ex dittatore di Haiti, Jean-Claude Duvalier, si è presentato di fronte ai giudici. Più conosciuto come “Baby Doc“, figlio del più sanguinario “Papa Doc”, Duvalier ha governato il paese nel sangue, dal 1971 al 1986. Quando fu deposto fuggì e poi si stabilì in Francia dove vi rimase per decenni. Fino a due anni fa, quando pensò di rientrare ad Haiti, credendo forse di essere accolto a braccia aperte. Trovò invece le manette e per lui iniziò il processo per reati finanziari.
Nei giorni scorsi si è presentato di fronte ai giudizi, dopo due udienze andate a vuoto perché non si sapeva dove fosse sparito. Infatti “Baby Doc”, oggi 61enne, non si trova in prigione, ma agli arresti domiciliari. Se non si fosse presentato nemmeno nella terza udienza sarebbe scattata la prigione.
Ora, i giudici della Corte d’Appello di Port-au-Prince, dovranno stabilire se possa essere o meno processato per i crimini contro l’umanità perpetrati sotto il suo regime. Con il pericolo che il reato possa essere giudicato prescritto.

“Così abbiamo portato la luce nelle case di Haiti”

«Dicono che esista il mal d’Africa, io forse ho il mal d’Haiti». Roberto Mariotti ha 49 anni ed è tra i volontari di Abbiate Guazzone che nell’agosto scorso hanno raggiunto gli ex parroci, Don Giuseppe Noli e Don Mauro Brescianini, a Mare Rouge, nell’entroterra dell’isola di Haiti. Mariotti si è occupato di un nuovo progetto chiamato “Una luce in ogni casa” e quando racconta di quell’esperienza è invaso da una grande emozione.

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Tre anni dopo il terremoto

Oltre 200mila morti, più di due milioni di senza tetto. Sono questi i drammatici numeri del violento terremoto che colpì l’isola di Haiti nel gennaio del 2010. Tre anni in cui la popolazione (già colpita da carestie, uragani, ed anche sfruttamento del territorio da parte di colonizzatori più o meno espliciti) ha cercato di rialzarsi, prima con tanta collaborazione internazionale, poi con l’attuazione di progetti più o meno rimasti incompiuti. Continua a leggere