Qualche tempo fa abbiamo annunciato la nascita della prima birra trappista italiana, una novità assoluta per il nostro Paese e un’aggiunta alla ristretta ma celeberrima cerchia dei prodotti realizzati – con una serie di norme ben codificate – dai monaci cistercensi della stretta osservanza.
Il monastero interessato si trova a Roma, nel quartiere Eur, e il suo nome è anche lo stesso della prima birra uscita dai fermentatori: Tre Fontane. Continua a leggere
Dopo aver testato con gioia almeno due birre della famiglia (vado a memoria: di certo la Zinnebeer e la Stouterik) non ho avuto esitazioni ad acquistare – a prezzo concorrenziale e vicino a Varese – una bottiglietta di Brussels Calling, fors’anche ispirato da un nome che a noi patiti dei Clash ricorda da vicino quello di un album imperdibile firmato da Strummer&Co.
Parla tedesco sia nel “nome” sia nel “cognome”, ma la Batzen Dunkel è una birra italiana, di origine altoatesina. Batzen infatti è un produttore giovane – attivo solo dal 2012 – che si è radicato nel centro di Bolzano grazie a una mossa azzeccata: sistemare e gestire la più antica osteria cittadina (si parla di oltre 600 anni di storia) e affiancare appunto da qualche anno la produzione di birra con un impianto subito di alto livello, affidato a birrai che hanno studiato l’arte tra la vicinissima Austria e la Baviera.
Questo potrebbe essere un post buono per discutere – e sappiamo che l’argomento è caldo – dell’opportunità di proporre birre artigianali nelle catene della grande distribuzione. Magari ci torneremo in altra sede (anticipiamo il nostro personale parere: la riteniamo una strada percorribile) ma intanto lo tocchiamo parlando di questa birra prodotta nella Bergamasca, a Comun Nuovo, dal “Birrificio indipendente Elav”, azienda relativamente giovane ma che si è già ritagliata un posto di rilievo nel panorama artigianale italiano. Non a caso, sul collo della bottiglia, è appiccicato un bollino in memoria della medaglia d’oro vinta al “Mondiale della birra” di Mulhouse nel 2013.
Uno dei grandi marchi belgi ben noti anche all’estero – non necessariamente solo tra gli appassionati – è certamente “Duvel” di cui, qui a Varese, si ricorda una storiella curiosa risalente ai Mondiali di ciclismo 2008. Allora un noto albergo-ristorante del centro, prenotato da un folto gruppo di fiamminghi arrivati a tifare Boonen e compagni, fece una buona scorta (per gli standard del locale) di questa birra ma dopo la prima sera dovette rifare l’ordine. La Duvel era già esaurita, e qualche anima pia riportò un belga zigzagante all’area camper dove alloggiava, dopo “l’imbenzinata” presa con i connazionali. 



