Al Del Ponte un ambulatorio dedicato alla dislessia

senza_titolo_2Cinque o sei mesi. Questo è il tempo di attesa all’ospedale di Varese per la prima visita con il neuropsichiatra infantile.
La crescente richiesta di valutazione dei disturbi dell’apprendimento ha mandato in tilt il sistema dell’assistenza pubblica: per veder riconosciuto il disturbo, il bambino ha bisogno di una certificazione che, di solito, non si riesce ad ottenere prima di un anno. I tempi lunghi portano spesso i genitori a scegliere la strada dei professionisti privati, più costosi ma più rapidi.

La prima visita, quando si tratta di un disturbo dell’apprendimento, è poi solo l’inizio del percorso. Per accertare problemi come la dislessia o la discalculia, infatti, occorrono almeno 10 ore di test e verifiche da parte dello specialista. Un iter lungo che si complica con i tempi d’attesa quasi infiniti.

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Dislessia e disturbi dell’apprendimento

senza_titolo_2Il 5 % dei bambini in età scolare soffre di dislessia. Lentamente la scuola si sta attrezzando, grazie anche alle iniziative scientifiche e alla Consensus Conference che ha riunito le principali associazioni che si occupano del problema, sotto l’egida del Ministero della Sanità.
Il disagio di chi è affetto da questo disturbo ha indotto anche ilMinistero dell’Istruzione ad adottare linee guida ampiamente condivise per accompagnare il percorso formativo in classe e a casa.

Cosa sia e come colpisca la dislessia, però, è ancora presto per dirlo: è stato stabilito quale atteggiamento possa essere ricompreso tra i disturbi della DE ( dislessia evolutiva) ma quali e quante implicazioni ulteriori ci siano è tutt’ora allo studio.

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“Care mamme, nel parto il papà non serve”

img_4604_copia«Cosa posso fare per lei? Niente».
E’ questo il consiglio che il padre del parto dolce ha riservato alle mamme e alle ostetriche riunite per lui alla Casa Maternità di Induno Olona, per ascoltare i suoi consigli. «Io sono un uomo, non ho consigli. Sapete tutto voi».

Frédérick Leboyer, ginecologo e ostetrico francese, autore nel 1975 del libro cult “Per un parto senza violenza” trova che le donne abbiano già dentro di sé tutte le informazioni naturali necessarie e ìncita la padrona di casa, l’ostetrica Marta Campiotti, a confermare questa ipotesi, e condurre lei la giornata. Ma per lei, come per molte delle ostetriche e delle mamme presenti, quell’uomo in formissima, che dimostra molto meno dei 92 anni che ha all’anagrafe, è una specie di mito vivente, e nessuna delle presenti non può fare altro che ascoltarlo, altrochè.

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Partorire in casa si può. Nella casa di Marta

«Questa è la stanza dove nascono i bambini. L’abbiamo insonorizzata così le mamme  possono urlare quanto vogliono: nessuno le costringerà a trattenersi per non disturbare le altre donne in travaglio. D’altro canto il parto è energia naturale. Che si libera anche accompagnata da un urlo».
Parola di Marta Campiotti (nella foto) l’ostetrica che al parto a domicilio ha dedicato la sua  vita. Sono vent’anni, lei ne ha 46, che segue le donne che vogliono far nascere il loro bambino tra pareti familiari, da vent’anni gira per le case della provincia come una cicogna senza le ali.  

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Il centro infertilità del Del ponte

osp2Sono sempre più numerose le coppie che ogni anno si rivolgono al Centro di infertilità dell’Ospedale Filippo Del Ponte di Varese e in particolare alla Ginecologia A diretta dal professor Pierfrancesco Bolis. I dati evidenziano una netta crescita dell’attività, sulla scorta dei risultati decisamente incoraggianti ottenuti dall’équipe di specialisti che lavora nel centro: il tasso di gravidanza è del 30 per cento, assolutamente in linea con i migliori centri nazionali e internazionali.
Le coppie che si rivolgono al Centro di infertilità dell’Ospedale Del Ponte vengono seguite da un’équipe multidisciplinare, composta da un ginecologo dedicato specificamente a questi aspetti, due biologi, un andrologo, uno psicologo e un anestesista, oltre che, a seconda delle situazioni e delle necessità, dai chirurghi.

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In aumento i parti pretermine

ghezziLo scorso anno un neonato su 9 è nato prima del termine naturale. L’anno prima il rapporto era 1 su 10. La tendenza è quella di un aumento dei parti “pretermine”, gestazioni che si concludono prima della 40esima settimana fisiologica.

« Il fenomeno è in crescita e le cause sono molteplici –spiega il professor Fabio Ghezzi, primario della clinica ostetrica e ginecologica al Del Ponte di Varese – Si tratta di patologie della donna come ipertensione odiabete, piuttosto che infezioni che si contraggono in modo occulto, predisposizioni genetiche o l’età avanzata. C’è, però, un fattore che si monitora attentamente ed è l’aumento dei casi di procreazione assistita. Assistiamo a un aumento di donne che ricorrono all’inseminazione artificiale in età anche molto avanzata, oltre i 40 e anche 50 anni. Spesso, le condizioni stesse delle gravide o l’attesa di due gemelli sportano a una conclusione prematura della gravidanza». Continua a leggere

Infertilità di coppia: quando il problema è l’uomo

marconi« Una volta, se non nascevano bambini, la colpa era sempre della donna. Oggi sappiamo che le responsabilità possono essere di entrambi e, spesso, non è colpa nè di uno nè dell’altra» Il dottor Alberto Marconi, primario di urologia all’ospedale di Circolo, affronta un tema molto delicato che colpisce un numero crescente di coppie: « Possiamo dire chele responsabilità sono per il 30% della donna, per il 30% dell’uomo e per il 30% dalla collaborazione dei due. Ecco perchè nell’ambulatorio sull’infertilità al Del Ponte, voluto dal professor Pierfrancesco Bolis, trattiamo le problematiche con lo specialista femminile e con quello maschile».
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