Lord Whirlpool

Salviamo la quiche

Cara Polee,

Capisco il tuo stato di agitazione. Deve essere stato un colpo tremendo. Sentirsi tradita all’improvviso dalla tecnologia. Dalla foto il risultato non appare tanto catastrofico, anzi sembra addirittura invitante. Dalla tua descrizione so invece che, prendendo in mano la situazione, tu hai involontariamente “cotto due volte” la pasta. In realtà la dinamica non mi è del tutto chiara e mi occorrerebbe assistere di persona all’esperimento, però vorrei suggerirti di provare a seguire l’istinto dell’APF, cioè di evitare la precottura. Farcisci quindi da subito la sfoglia del buon signor buitoni, e ripeti l’operazione. 17 minuti dovrebero essere più che sufficienti per un risultato degno delle tue aspettative.

Credo che comunque “l’inghippo” nasca al momento della selezione della ricetta “quiche”. Che nell’entusiastica foga culinaria che oramai ti contraddistingue ti sia sfuggita l’opzione giusta? Lo dico perchè nel tuo racconto passi da “opzione pizza/torta salata” direttamente a “pasta precotta per dolci”. Rimane che per me non hai colpa niuna, chè l’ardire del cucinare ti assolve in toto. Sicuramente dobbiamo continuare le nostre indagini.

Orsù, sotto con la prossima quiche, mia prode Polee!

Sempre orgoglioso di te

Lord Whirlpool

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Blogger al forno – Episodio quattro: la Questione della Quiche

Lord Whirlpool, aiutami tu.

Non so più a che santo votarmi. Ero preoccupatissima: il mio Jet Chef, miracoloso creatore della Polee-Cuoca, mi ha messa in difficoltà con la quiche… Per ben due volte. Già temevo di dover inaugurare questo post con un: “Ahi ahi, Signor Whirlpool, lei mi è caduto sulla quiche!”… Invece la cosa non è così grave, però… o c’è un bug nel mio Jet Chef, o ce n’è uno nel mio neurone (il che, lo dico subito, è più probabile). Fatto sta che la Questione della Quiche esiste. Affrontiamola, su. Via il dente, via il dolore.

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Spegni il gas e accendi il noir #06

Perché una storia noir viva come si deve, qualcuno deve pur essere ammazzato. Non è colpa mia.

Cari amici di “Blogger al forno”, ho deciso di iniziare questo nuovo post con un’autocitazione che, spero, vi possa aiutare a conoscermi un po’ meglio.

La ricetta odierna, infatti, è quella di un dolce e la cosa, temo, potrebbe confondere qualcuno: “Come? Uno che scrive noir che parla di dolci? Ma siamo impazziti?”. Sento anche la voce dei più diffidenti: “Uno che scrive storie cattive, deve limitarsi a parlare di bistecche al sangue, ecchediamine!”

Invece no, mi dispiace. Anche i più malvagi, in fondo, hanno un cuore. Qualche volta di carciofo, altre di panna, ma questa è un’altra storia… Se non si fosse capito, l’ho scritto solo per citare uno dei tormentoni che hanno reso celebre Carlo Lucarelli.

Tornando ai nostri fornelli… Pardon, al nostro “Jet Chef”, eccomi a voi dopo un pomeriggio intero passato davanti al PC per dare la caccia a un killer, fra i cespugli e le piante di una pineta. Senza grossi successi della polizia né spargimenti di sangue, comunque. Perché, ogni tanto, deve anche andare così. Stanco di pistolettate e corse a perdifiato, per farla breve, dopo un saggio backup e una bella doccia, ho deciso di tornare a vestire i panni del bravo ragazzo mettendomi in pista per uno spettacolare Clafoutis alle pesche. Una vera delizia, giuro.

Gli ingredienti, se mai vi venisse in mente di imitarmi, sono questi: 3 pesche, 4 cucchiai da minestra colmi di farina bianca e 3 di zucchero, 2 uova, 1 bicchierino di brandy e un goccio di latte.

La preparazione, invece, è questa. Una premessa: è più facile da fare che da scrivere. E ve lo dice uno che preferisce scrivere che fare…

Il marchingegno delle meraviglie entra subito in scena: prendete le 3 pesche e cacciatele nel forno a microonde per un minutino abbondante a tre quarti di potenza. Perché? Ma per far prima a sbucciarle, no? E’ un trucchetto che funziona anche per i pomodori, provare per credere. Non fatevi prendere la mano, comunque, né col tempo né con la potenza: i pomodori potrebbero esplodere. E non esagero.

Una volta sbucciate le vostre pesche, tagliatele a spicchietti che andrete a disporre sul fondo di una tortiera (imburrata e spolverata di pan grattato, oppure coperta di carta forno, a voi la scelta). Noi prodi BAF di Lord Whirlpool, che abbiamo la fortuna di poter sfoderare il magico piatto per cuocere e crispare, da qui in avanti siamo aiutati… Ma volete farcene una colpa?

Sistemata la frutta, prendere una terrina e metterci la farina, i tuorli (non buttate gli albumi, mi raccomando!) e iniziate a mescolare. Dopo un attimo, aggiungete il bicchierino di brandy e cominciate a versare poco latte per volta.

Mescolate come dei dannati (e versate altro latte, se serve) fino a quando non avrete ottenuto una specie di pastella. Attenzione: non dev’essere né troppo liquida, né troppo “gnucca”.

In una seconda terrina, iniziate a sbattere i due albumi superstiti e aggiungete lo zucchero. Dovrete montarli a neve. Detto così sembra difficile, ma se usate una frusta (o due forchette messe “a ventaglio”, come mi ha insegnato quella vecchia volpe di mia mamma) vedrete che è una vera baggianata.

Fatto? Bene. Incorporate i bianchi montati alla “pastella” di poco fa, mescolate bene l’impasto e versatelo sulle pesche che ricoprono il fondo della tortiera. Fine.

Piazzate in forno sulla griglia più bassa (funzione “microonde e ventilato”) e fate cuocere per 35 minuti a 190 gradi. Per rendere più bello il vostro Clafoutis, infine, dategli un bel colpetto di “grill” da un paio di minuti. Il gioco è fatto.

In Francia, mi dicono, questo dolce viene fatto di solito con le ciliegie, rigorosamente col nocciolo (ma si sa, i francesi son sempre gente un po’ strana…). Da altre parti, invece, le pesche vengono rimpiazzate anche con le mele, le pere, le albicocche, etc.

A questo dolce, dopo lunga e attenta selezione, ho scelto di abbinare un Highsmith del 2007. Che saprà rendervi felici, vedrete. Quasi come il Clafoutis che avrete appena sfornato dal vostro microonde.

Quella dolce folliaPatricia Highsmith – Quella dolce follia
Bompiani – Euro 8,20

David è un tipo introverso. Si innamora di Annabelle, ma non è corrisposto. Il ragazzo non si arrende e sogna lo stesso un futuro con lei. Ma lei, nel frattempo, si sposa. Con un elettricista. David va fuori di testa, anche perché il suo “rivale” fa vivere ad Annabelle una vita piuttosto grama. I due continuano a scriversi, comunque. Lei è freddina, lui proprio no. Anzi, nei suoi sogni, David la vede sussurrargli parole d’amore e supplicarlo di aiutarla a divorziare dall’elettricista. David, in breve, perde il contatto con la realtà e quando la sua psicosi prenderà il sopravvento, niente potrà più distoglierlo da Annabelle, l’oggetto dei suoi desideri.

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quel jet chef aspetta me…

sono tornato dalle ferie settimana scorsa e lui era lì che mi guardava, un po’ come se mi stesse chiedendo cosa aspettassi a metterlo in funzione.

il giorno dopo sono passato lì davanti e l’oggetto avevo lo stesso sguardo interrogativo. il mio jet chef lamenta carenza di attenzioni.

in effetti, l’ho abbandonato poco prima di partire per le ferie e da allora non ho più operato. ho preferito mozzarelle, insalate, linea osella e tutte quelle cose che non implicano cottura.

ho anche comprato la bellezza di 4 (quattro) libri di ricette microonde, ma poi mi sono trovato bloccato dal fatto che le ricette non fossero fatte per il mio jet chef e quindi con indcazioni generiche su come cucinare le pietanze.

Ho scoperto cosa manca secondo me nel mondo micro-onde per poter fare un uso intensivo e semplificato allo stesso tempo di un forno microwave: un manuale idiot-proof, una guida che spieghi veramente come cucinare.

la domanda è: ma chi ha scritto quelli in circolazione. “prendere del burro bianco…” Mi viene da dire “scusi, il burro di solito di che colore è?” Poi scopri che in realtà è una specie di “colata” del burro, ottenuto mettendolo a bagnomaria. Ma se guardi come si prepara, c’è scritto “prendere un panetto di burro e metterlo in una casseruola cuocendo a bagno maria”. prego? lo metto in una casseruola o lo cuocio a bagno maria, perchè mi sembrano due cose diverse…

Allora, ho deciso: per natale ignoro santa claus, scrivo a Lord Whirlpool, e gli chiedo un libro di ricette per noi uomini degli anni 2000 che non abbiamo una mamma regina dei fornelli, nè un papà chef stellato.

“preparare il soffritto”. dica?!? dice a me?!? soffritto lei e chi non glielo dice!!!

allora forse ci vorrebbe un bel librone di cucina che spieghi PER FILO E PER SEGNO quali sono tutte le azioni base. Perchè se mi dici che devo preparare adeguatamente un pezzo di arrosto, non so di cosa stiamo parlando.

Spiegate tutte le azioni base (con riferimenti chiari nelle singole ricette alle pagine dove sono spiegati “i presupposti”), ecco le ricette, con una spiegazione “step by step” di tutto ciò che va fatto. “e terminata la cottura, aggiungete una riduzione di aceto balsamico”. adesso mi incazzo!!! e ti riduco ai minimi termini, autore di libri di ricette da strapazzo!!!

dimmi come si riduce l’aceto balsamicoooooooooooooooooooo!!!

Io ho seguito alla lettera una ricetta di una di queste pubblicazioni e ho applicato la pellicola trasparente ai cibi, come consigliato dalla stessa ricetta. Non è che mi alzo la mattina e decido di provare a mettere il domopack nel microonde: scopro successivamente che l’azione era pericolosa e poteva essere addirittura tossica. ma io avevo comprato un libro di ricette, mica un manuale per il suicidio assistitooooooooooooooooooooo!!!

ok, ok, forse mi sto facendo prendere un po’ troppo.  basta caffè per oggi, meglio una camomilla. con l’acqua scaldata al microonde, ovvio…

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Lord Whirlpool

Cari Blogger Al Forno,
Seguito ad esser fiero di voi. Neanche le arsure di una torrida estate fermano le vostre gesta cucinarie. Fran, congratulazioni per esserti “buttata” nella rischiosa arte della braciola. La tua audacia è stata premiata. Parlando di carni, Polee è stata fin troppo modesta nel documentare la nostra cooking jamming session il cui risultato è stato uno strepitoso roast-beef. mi permetto di supplire con questa foto del “suo” arrosto.

L’idea delle mandorle è stata sua, ed è stata un’intuizione geniale. Ora attendo impaziente qualche notizia delle torte.

Che dire dei divini impasti culinar-letterari di Paolo Franchini? Così come Simenon costellava la vita di Maigret di omelettes e soufflés irripetibili, Franchini ci mette in pista pasta brisée, pizza e altri nonnulla en passant, che una massaia di Voghera ci studia una settimana prima di cimentarsi.

In quanto a Caffarri, non c’è che dire, nella categoria “pro” continua a sfornare una solidissima performance grazie alla sua cultura gastronomica unita ad un intuito “tecnico” senza pari. Il confitage dei pomodorini rappresenta un sans fautes ineccepibile. Io stesso ho adottato il metodo da lui descritto.

Ho tenuto Viscardi per ultimo…sed nec pluribus impar! L’inventore delle patate alla viscardì ha imboccato la strada giusta e non teme le insidie perfino della pasta, il monumento più sacro della cucina italiana, bravo!

Visto il dilemma ch’egli si pone sulla salatura dell’acqua prima o dopo l’ebollizione, vorrei contribuire a dirimere l’annosa diatriba. Ahimè dovrò tirare in ballo la scienza: dato che l’acqua salata bolle a una temperatura più elevata di quella dolce (alle nostre latitudini intono ai 101.5 °C), si potrebbe frettolosamente concludere che raggiunga l’ebollizione più tardi e che quindi convenga salare l’acqua della pasta solo ad ebollizione raggiunta. Invece avviene proprio il contrario. Occorrre considerare la faccenda dal punto di vista della chimica. L’acqua è un elemento fortemente dipolare (le carichine elettriche all’interno della molecola) e gli ioni cloruro (carica negativa) e sodio (carica positiva) del comune sale da cucina aiutano a “scostare” le molecole d’acqua facilitandone, velocizzandola, l’ebollizione. Si può facilmente verificare a casa facendo bollire nella stessa pentola la stessa quantità di acqua salata e dolce, e cronometrando i tempi di ebollizione. In realtà la differenza gastronomica è pressochè nulla, con l’unica riserva che il sale si scioglie più velocemente nell’acqua già bollente, evitando così un ipotetico danno di corrosione al recipiente.

La tecnica e la scienza sono però una parte minima della cucina, che si fa innazitutto con amore e passione.
Due cose che tutti voi avete dimostrato di avere, in abbondanza!

Non fatevi distrarre dalle mie digressioni, e continuate così!

Il vostro
Lord Whirlpool

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Gli altri cucinano e io sopravvivo urbanamente.

Mi sento leggermente la cenerentola dei fornelli.

Rientrata in una Parma calda, dopo che in tutti i miei giorni nelle zone natie ho trovato freddo e pioggia, mi sono ritrovata col “devo mangiare qualcosa prima che parta per il Frequency Festival in Austria”.

Ecco, qui al massimo c’era un grossissimo problema: la nonna mi aveva dato le braciole. Ora, lasciare il frigo acceso solo per le braciole pareva brutto. Quindi mi sono sacrificata per una sanissima bistecchina di vitella maremmana più insalata scondita (perché? avete idea quanta birra ingerirò a un festival? E avete idea che non vado in palestra da un mese? Ecco)

-nel frattempo sto ciattando con una mia amica, che ecco, non è proprio l’esempio della casalinga media. E le ho detto “oh, ‘sto forno pare fatto per te, ti dice cosa fare passo passo” e lei ha esclamato subito che lo vuole. Ecco.-

Ma parliamone: dopo aver riscaldato liquidi (caffè, latte) questa è la mia prima cosa cucinata con questa meraviglia.

Grado di difficoltà meno meno meno infinito: basta insaporire poco poco la carne con un misto di spezie e sale (più spezie che sale se bla bla bla la storia della linea) (tenere basso il sale fa bene per tutto però: ve lo deve dire la mia coscienza da futuro medico e i già sette congressi sciroppati sull’argomento)
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E poi? Poi Jet Chef fa tutto da se dopo aver selezionato cosa stai cuocendo: ti dice che griglia ci vuole, ti cuoce un lato, ti dice di girarlo, ti dice tutto. Se impiattasse anche sarebbe da sposarlo.
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(ed è molto meglio che padella o bistecchiera: meno grassi e più facile da pulire)

Appena torno vi sfido, o colleghi!

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Spegni il gas e accendi il noir #05

Amici di “Blogger al forno”, che ci crediate o meno, quello che vedete qui di fianco sono io. Lo so, l’autoscatto è stato più rapido dello scatto del sottoscritto, ma la tecnologia – come vi avevo già detto – non è proprio il mio forte…

Detto questo, ora che vi siete messi il cuore in pace, passiamo alle cose serie. Lord Whirlpool ci ha chiamati per questo, d’altronde.

Ci sono giorni in cui non si ha voglia di fare granché. Capita a tutti. A me, lo ammetto, capita soprattutto quando sono dentro, ma proprio dentro, a una delle storie a cui sto lavorando. Mi ci perdo, ecco.

E’ una questione di concentrazione, solo di concentrazione: riesco a pensare solamente a quello che sto scrivendo, alla vicenda, ai personaggi… Il resto, a quel punto, non diventa che un dettaglio. Trascurabile, persino. Anche mangiare, a volte. E’ brutto da dire, ma è proprio così.

Per questo motivo, stavolta, vi racconto il modo in cui sono riuscito a riempirmi la pancia (con gusto, anche) senza uscire di casa né perdere troppo tempo davanti ai fornelli. Grazie al marchingegno di Lord Whirlpool, questo è ovvio.

Dunque, dopo un rapido inventario oltre lo sportello del frigorifero e le ante dei pensili, mi ritrovo a disposizione quello che serve per una semplice e veloce torta salata.

Primo passo: la pasta brisée. Per chi non lo sapesse (ogni riferimento a Luca Viscardi e/o Chiara Poli è puramente casuale…), si tratta di uno degli impasti più semplici (ma non ‘leggerissimi’ per via del grasso) in cucina: gli ingredienti sono 200 grammi di farina, 100 grammi di burro, acqua fredda e sale fino q.b. Come è facile intuire, si deve mescolare il tutto. Prima la farina con il burro e non spaventatevi se il composto risulta granuloso: è giusto così. Fatto questo, si devono aggiungere l’acqua fredda e il sale e si deve impastare con decisione finché la boccia non diventa bella liscia.

Mentre la mia palla delle meraviglie riposava placida sotto una scodella rovesciata, ho fatto resuscitare in un’altra scodellona di Pyrex un bel po’ di spinaci surgelati, dopodiché – approfittando del calore della verdura – ho aggiunto senza pietà una mattonella di formaggio molle (non voglio fare pubblicità, ma si trattava di Certosino Galbani). Potevo fermarmi qui? Certo che no. Qualche poderosa grattata di formaggio grana, un po’ di anelli fini fini di cipolla e una vaschettina intera di pancetta affumicata a cubetti. Non fate quella faccia, suvvia: la pancetta affumicata a cubetti è come l’acqua gasata, in ogni frigo non dovrebbe mai mancare.

Mescola e rimescola, dopo un saggio colpetto di pepe macinato, ho lasciato da parte il mio composto per dedicarmi alla pasta. Uno sbuffo di farina sull’asse e poi giù di mattarello, energico come poche altre volte. Il resto, come avrete già intuito, è venuto da sé: uno strappo di carta forno su un piatto in vetro da forno, poi l’impasto bello steso e, infine, il composto.

A cuocere a puntino, come ogni volta, ci hanno pensato il mio Jet Chef e la sua funzione Assisted. E la foto qui accanto, sebbene un po’ sfocata, lo dimostra. A proposito, una doverosa precisazione: i punti che possono sembrare bruciacchiati, lo giuro sulla tastiera Qwerty del mio PC, sono solo le zone con maggiore densità abitativa di spinaci.

Alla mia gaudente torta salata, a questo punto, non mi resta che abbinare un Valentini del 2001. Ci si sposa davvero bene. Provare per credere, come diceva quel tale dei comò.

Roberto Valentini – Impasto perfetto
Todaro – Euro 12,91

Prima indagine per il giornalista Castelli. Un industriale della ceramica viene assassinato nel suo stabilimento. Il nostro cronista inizia a indagare, varcando la linea d’ombra di un microcosmo tranquillo solo in apparenza. L’indagine è piena di sorprese e rivela trame segrete, rapporti oscuri e rancori che bruciano sotto le tonnellate di ceramica prodotte quotidianamente a Sassuolo, forse la capitale mondiale di questo prodotto. Su questa torta, anche una ciliegina: la prefazione di Marcello Fois.

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Blogger al forno – episodio speciale: Lord Whirlpool

Si è capito, credo, che per deformazione professionale i miei post per blogger al forno sono raccolti in una “stagione” fatta di non-so-ancora-quante puntate. Ebbene, se siete fans delle serie tv come me, sapete che gli episodi speciali sono un classico (come i Christmas specials, per capirci). Ne ho fatto uno anch’io. Un episodio super-speciale su Lord Whirlpool, che si è presentato a casa mia con un cestino pieno di delizie e tanti consigli per usare al meglio il mio Jet Chef. Risultato: Lord Whirlpool assediato senza tregua dai miei cani (e dico però, pure tu, ti presenti con della carne squisita…) e la nascita – sono un po’ emozionata, lo ammetto – del mio primo arrosto.

Un sogno che è diventato realtà. So ufficialmente jetcheffare.

Oh, ragazzi, so fare un secondo da andar per terra, sconvolti dall’estasi di quel sughetto spettacolare che è nato… praticamente da solo.

L’ho fatto io.

L’ha fatto il Jet Chef, in realtà.

L’ha diretto Lord Whirlpool.

Fatto sta che tutto ciò è accaduto.

Insieme a molto altro. La cosa non piacerà a Luca Viscardi, però, temo…

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stavolta vi stupisco: la pastaaaaaaaaaa!!!

settimana scorsa sono riuscito a cucinare addirittura un rotolino di zucchine e dei complicatissimi fagottini di prosciutto. Poichè non volevo abituare i gentili lettori a piatti troppo banali, questa volta ho voluto esagerare e con il mio fantastico jet chef…

…attenzione…

…ho fatto la pastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!

Questo post è realizzato solo per dare tranquillità a Chiara Poli, perché la sapevo già in stress per paura di perdere lo scettro di vera cuoca al microonde. Un po’ come quando giochi al calcio con gli amici e cominci dando un paio di goal di vantaggio. Questa cooking session (ammazza che paroloni!!!!) è pensata per non farle sentire troppo il fiato sul collo nella nostra “orobic competition” ai fornelli!

Allora, preparare la pasta al microonde. Il senso sarebbe quello di far bollire velocemente l’acqua per poi completare la cottura nel modo e nei tempi abituali.

una volta scelta l’opzione pasta, va poi indicato il tempo di cottura (quello abituale) della pasta che abbiamo scelto. Nel mio caso è la pasta di riso, per cui tempo di cottura molto contenuto.

selezionato il tempo di cottura, qui sopra riporto il consiglio successivo, quello cioè di riempire la vaporiera e di inserirla nel jet chef. Non mi è chiaro se l’acqua va salata ora, non è specificato da nessuna parte.

Una volta inserita la vaporiera, ecco che parte la bollitura dell’acqua.

Nel cestello della vaporiera va piazzata la pasta, esattamente dove di solito si mettono le verdure per la preparazione al vapore.

ecco la pasta in fase di bollitura, una volta inserita nella vaporiera che ha raggiunto la bollitura. Ancora non mi è chiaro come dove e quando si deve aggiungere sale!

Ecco la vaporiera a cottura ultimata.

ecco la mia straordinaria impresa giunta al termine, il momento di scolare la pasta. Oddio, non mi è chiarissimo perchè l’ho preparata al microonde e non nella mia bella casseruola sul fuoco, però almeno non ho sporcato niente, è già un vantaggio.

Qualcuno avrà prima o poi la delicatezza di dirmi QUANDO SI DEVE METTERE IL SALEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!Nell’acqua come per la cottura normale?!?

ok, ok, chiara poli, so già cosa mi aspetta…

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Meticciati culturali | Calamari Verrigni con pomodoretti confittati e salsa alla senape

Più che della ricetta, c’è bisogno di dedicare un minuto al breve momento di felicità che il Forno Atomico mi ha regalato. Ecco che mi è presa questa dritta delle verdure candite, o confittate come fa molto più cool di scrivere. Allora mi adopero alacremente con varie scorciatoie artigianali con il mio vecchio forno e trucchetti d’ogni ordine e grado.

Preso dalla curiositò ho ravanato tra le funzioni manuali del Jet Chef ed ho trovato Ventilato, Temperatura, Tempo. Ho avuto un’illuminazione.

Il procedimentio completo è qui, mentre quello che mi interessa raccontare è che l’output – di livello decisamente accettabile – è stato ottenuto in fretta, con un livello di attenzione moderato, preparando le valigge per partire.

Tagliati i rossi frutti per la metà e svuotatili di semi ed acqua, passali in olio e stendili sul piatto Crisp, appena spolverizzati con una passata di zucchero semolato. Poi fai partire la funzione “Ventilato”, di cui puoi scegliere la temperatura con la precisione dei cinque gradi, e il tempo al secondo. 75° per 35 minuti netti.

Il risultato è spettacolare: cottura omogenea e morbida, carnosa, masticabile. Sapore trattenuto al massimo, fibra integra. Qualche paio di esperimenti ancora sui tempi e sulle temperature (forse andremme un paio di tacche più bassa) e il candito sarà perfetto.

Ora mi godo questo piatto di pasta, con due sapori in netta contrapposizione (senape, pomidoro) e la bella trama dei calamari Verrigni tra i migliori d’Italia, e quindi probabilmente del mondo.

Perchè meticcio? perchè il resto (la pasta, l’aglio e la tirata in padella) sono andati sulla fiamma con tecniche tradisionali. Ma noi siamo laici di fronte a tutto, tranne alla bontà che resta sacra.

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