Bloggers

Domenica 28 Febbraio 2010. Data da ricordare per due motivi: primo, era l’ultimo giorno delle Olimpiadi invernali qui a Vancouver e secondo, il Canada ha vinto l’oro nell’hockey maschile contro gli USA. Trionfo dilagante. La vittoria contro i non troppo amati vicini di casa ha significato ben piu’ di una vittoria per i Canadesi. Mi e’ sembrato di rivivere la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2006; la gente si e’ riversata per le strade colorandole di rosso e di bianco, inneggiando “Oh Canada!” in ogni angolo della citta’ e festeggiando fino a notte inoltrata. Che spettacolo!

Ma non e’ ancora di Olimpiadi che voglio parlare. O meglio, vorrei raccontarvi di un evento curioso che mi e’ capitato lasciando alcuni commenti su un Blog del Corriere della Sera.

Durante le Olimpiadi, alcuni inviati del giornale, hanno dato vita ad  un blog come questo, con l’intento di raccontare le loro impressioni e le loro avventure in terra Canadese. Ho iniziato cosi a seguire assiduamente i blog di Roberto Perrone e Gaia Piccardi, divertita ed incuriosita da quello che avrebbero scritto durante queste due settimane di giochi olimpici. A parte le banalita’ della Piccardi, esempio interessante (e dal mio punto di vista deprimente) di un nuovo stile giornalistico, mi sono appassionata al blog di Perrone – http://blog.corriere.it/giubberosse/. Le sue osservazioni e le sue critiche sui Canadesi e sulla realta’ che si vive qui, visti dagli occhi di un Italiano, mi facevano riflettere,  sorridere ed arrabbiare, dandomi al contempo l’opportunita’ di confermare alcune delle mie opinioni sul Canada e sull’atteggiamento di alcuni Italiani che vengono qui per la prima volta. Si perche’ se e’ vero che “l’isola che non c’e’, non esiste”, e’ anche vero che un atteggiamento critico e sulla difensiva si dimostra limitante e riduttivo a generalizzazioni che lasciano il tempo che trovano. Soprattutto, cio’ che piu’ mi incuriosisce di questo approccio, e’  il fatto che per molti Italiani, l’Italia rimane un paese contraddittorio, dove si fa fatica a tirare avanti, un paese vecchio e corrotto ma se confrontato con altri paesi, resta sempre il Paese dove si vive meglio al mondo…”perche’ come si vive in Italia, non si vive da nessun’altra parte”.  In parte concordo con questa opinione, dall’altra mi chiedo come mai allora, leggendo anche questo blog, molti di noi abbiano lasciato il Belpaese per andare a cercare opportunita’ altrove….saremo forse svalvolati?

Questo atteggiamento difensivo e di quasi ostentata superiorita’ ha presto iniziato a darmi fastidio e quindi ho incominciato a lasciare i miei commenti sul blog. Il mio intento non era quello di attaccare o difendere  ma  quello di cercare di fornire un punto di vista piu’ obiettivo e dialettico. Il risultato e’ stato inaspettato; altri Italiani che vivono qui si sono uniti a me e con i nostri commenti abbiamo creato una sorta di “blog nel blog”. L’esperienza e’ poi culminata quando ormai presi da troppa serieta’, il buon Perrone ci ha invitati a partecipare ad una festa organizzata da lui personalmente in nostro onore, in occasione della giornata di chiusura delle Olimpiadi, il 28 Febbraio, appunto.

E’ proprio vero che spesso da opinioni divergenti nascono idee innovative e legami inaspettati…chi l’avrebbe mai detto!

Ed ancora una volta, mi sono compiaciuta per l’ospitalita’, la socialita’ e il senso dell’umorismo che contraddistingue noi Italiani, in Italia e nel mondo…ed ancora una volta, mi sono sentita orgogliosa di esserlo.

“Chissa’ se un giorno incontrero’ chi mi legge o lascia un commento sul mio blog”, ho pensato mentre tornavo a casa domenica sera…chissa’?!

L’altra faccia della medaglia

Eccomi…l’Olympic Spirit, come lo definiscono qui, mi ha travolta. Volevo raccontare di piu’ su questo blog ma il tempo trascorso in casa era tempo rubato a vivere questi momenti preziosi.

Siamo ormai entrati nella seconda settimana; Vancouver e’ impazzita, non e’ mai stata cosi viva e affascinante….le strade sono fiumi di gente, di cori, di maglie rosse e bianche e di bandiere di tutto il mondo; la gente e’ allegra e le file interminabili davanti alle varie locations disseminate in citta’ diventano luoghi di incontro, socializzazione e baldoria continua. Mai vista tanta vita a Vancouver, lo giuro…mi sembra di essere tornata in Europa e questo mi fa sentire piu’ a casa.

E’ un peccato pero’ che leggendo la stampa Italiana non si avverta per nulla quello che stia succedendo qui. Da quando sono iniziate queste Olimpiadi non faccio che leggere sulle testate nazionali (Italiane) critiche e polemiche sulla citta’ e sull’organizzazione, sul tempo, sulle proteste dei comitati antiolimpici, sulle macchine che non puliscono bene il ghiccio e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta. Quasi sembra che parlare di sport, del sapore della vittoria, dello spirito di squadra o del sentimento patriottico e di unione tra i popoli sia ridondante e marginale…dopotutto la cronaca, le polemiche e le notizie negative vendono di piu’ – e questo mi fa pensare a come funziona il nostro sistema di informazione e di come il nostro modo di vedere le cose sia sempre deviato in qualche modo -.

D’accordo, queste Olimpiadi non sono iniziate sotto una buona stella; il grave incidente che ha causato la morte all’atleta Georgiano non e’ stato certamente un inizio che ci si poteva augurare; nessuno ha dimenticato o dimentichera’. Senza alcun dubbio,  il fatto che un incidente del genere sia accaduto in Canada ha fatto sgranare gli occhi a tutto il mondo…ma il Canada non doveva essere uno dei Paesi piu’ avanzati, sicuri e precisi al mondo? Sgomento e responsabilita’ a parte, quando ho appreso la notizia, ho pensato alle parole di una canzone di Alanise Morrissette, anche lei Canadese guarda caso, che suona cosi:

“Mr. Play It Safe was afraid to fly
He packed his suitcase and kissed his kids good-bye
He waited his whole damn life to take that flight
And as the plane crashed down he thought
‘Well isn’t this nice…’
And isn’t it ironic.”

Ed anche io, l’ho trovato ironico, perche’ Vancouver ha veramente aspettato da una vita questa occasione e per un problema di sicurezza si e’ vista crollare tutto addosso; sicurezza, per cui tra l’altro i Canadesi sono veramente paranoici ed ossessionati.

Ma lo sport e’ vita ed i giochi, come la vita, vanno avanti…e l’altra faccia della medaglia, quella che i giornali stentano a raccontare, e’ brillante ed ha un disegno bellissimo da mostrare al mondo.

Ora la citta’ mi aspetta ma tornero’ a raccontare altre curiosita’.

The final countdown

Eccoci finalmente…nemmeno una settimana e la cerimonia di apertura avra’ inizio.

La citta’ e’ come una sposa sull’orlo di una crisi di nervi prima del suo “grasso grosso” matrimonio e la gente non ci sta letteralmente piu’ dentro. Ormai sono arrivati tutti: atleti da tutto il mondo, stampa, volontari con le loro divise azzurre, turisti e sportivi, forze armate e giubbe rosse, navi da crociera che sovrastano il porto…persino Michael Buble’ e Brian Reynolds, per l’occasione, sono tornati a casa.

Ma la neve? Dov’e’ la neve? La stanno tutti aspettando ma lei ancora non da’ alcun accenno….e adesso, come si fa? Il mondo si interroga, i Vancouverites si preoccupano e si lamentano, come sempre, del tempo atmosferico avverso.

Tutta colpa della legge di Murphy; lo scorso anno c’era un freddo pazzesco e a quest’ora le piste cittadine di Cypress e Grouse erano ricoperte di “fresh powder” mentre quest’anno si e’ registrato il Gennaio piu’ caldo del secolo.

Ma i Canadesi continuano la loro corsa contro il tempo mentre l’orologio di Robson Square continua il suo count-down.

Robson Square, Olympic Clock

Ieri sera ho fatto un giro in centro e mi sembrava di essere in un’altra citta’…le luci di Natale sono state lasciate ovunque per addobbarla a festa, si sente musica in ogni angolo, ma soprattutto c’e’ un brulicare di gente a cui non sono piu’ abituata. Si perche’ quando sono arrivata qui due anni fa, avevo sempre l’impressione che ci fosse poca gente per le strade; una cosa che ho imparato infatti e’ che la definizione di spazio personale tra il Canada e l’Italia varia di molto e certamente il Canadese medio ha il doppio dello spazio personale di un Italiano.  Sembra ovvio, ma all’inizio questo ti disorienta, poi ti abitui e la confusione ti da’ quasi fastidio.

Ma ora e’ una confusione diversa e le strade sono piene di luci, di colori, di fotografie di atleti, di bandiere del Canada e di altri paesi del mondo; ovunque si legge “Welcome to the world” e l’aria che si repira e’ di adrenalina pura e di speranza che questo evento sia ricordato dal resto del mondo.

Vancouver viene subito dopo i giochi olimpici della Cina e la competizione e’ alta…tutti scommettono che la spettacolarita’ dell’evento di apertura messo a punto dai Cinesi non possa essere ricreato e che i Canadesi partano gia’ svantaggiati. Ma la competizione fa parte del gioco ed esserci, qui ed ora, ha un sapore esilarante,  piu’ intenso della vittoria.

-5, -4, -3, -2, -1…ready, set, GO!

005004

006

– 30

Ogni volta che dico ai connazionali italiani che vivo in Canada, la prima cosa che mi viene chiesta con un misto di orrore e stupore e’: “Ma quanto freddo fa in Canada?!”

Certo, non siamo ai Caraibi ed e’ senza dubbio vero che su gran parte del territorio, le temperature scendono parecchio al di sotto dello zero; ma Vancouver e la vicina isola sono una sorta di “oasi canadese”, dove le temperature sono miti per gran parte dell’anno. La citta’ si affaccia sull’Oceano Pacifico ed e’ circondata dal “Coastal Mountain Range” e questa fortunata posizione geografica evita che le temperature invernali siano cosi estreme come quelle della costa est del Paese.

Ormai comunque, ci sono abituata e mi fa sorridere pensare che alcune persone in Italia pensino che io viva in un igloo e che il mio vicino di casa sia un orso polare! 🙂

Quest’inverno, in particolare, non fa molto freddo e sembra che il tempo si stia prendendo gioco della citta’, che tra 30 giorni ospitera’ i giochi olimpici invernali.

E’ da quando sono arrivata qui nel 2007 che Vancouver e’ in fermento per le Olimpiadi di quest’anno; ovunque ci sono cantieri aperti, nuove costruzioni, nuovi mezzi di trasporto che collegano le diverse zone della citta’. Dopo Torino, tocca a Vancouver; ma gli abitanti di Vancouver  – i Vancouverites – , a dispetto dei vari disagi di strade interrotte e lavori in corso, non si scompongono piu’ di tanto e mantengono il loro spirito molto “west coast” paziente ed accomodante, perche’ sanno che questa e’ anche la loro occasione per mostrarsi al mondo. Nonostante Vancouver sia sempre, o quasi, la prima citta’ nelle classifiche mondiali per la qualita’ della vita, sento nell’aria il desiderio e l’entusiasmo che accompagna l’attesa di volersi far conoscere, per uscire da quella definizione un po’ sterile e quasi spocchiosa di “citta’ migliore al mondo”.

Le immagini dei parchi di Vancouver, delle sue montagne e del mare che la circonda entreranno nell’immaginario collettivo e finalmente, la gente capira’ un po’ di piu’ perche’ questa citta’ e’ sempre sul podio dei vincitori.

Happy 2010 a tutti!

Vancouver Skyline