Oramai si è fatta sera, il sole non cuoce più la pelle e come formiche gli amanti della lunga tavola vanno zizzagando per i lunghi viali alberati. Sorridono, tra il sudore e una sigaretta, indossano, quasi fossero vestiti firmati, graffi e lividi per mostrare il loro vissuto, il loro amore per il rischio.Ogni tanto si possono osservare che vanno in fila, di corsa, inseguendosi e spintonandosi l’uno con l’atro, altre volte decidono di mostrare, come pavoni, tutta la loro bravura e bellezza, altre ,invece, si siedono su delle vecchie poltrone sbiadite per riprendere fiato e guardare il tramonto.
Così la mia generazione, dall’altra parte del modo, cresce e diventa saggia: di quella saggezza che la strada gli dona.I più adulti insegnano ai nuovi arrivati cosa c’è di così grande in un pezzo di legno e 4 ruote. Questo tipo di insegnamento consiglia molta pazienza e sudore, e quando credi di avere capito, scendi dalla tavola e lo cerchi di scrivere è già scappato, veloce, e ti tocca risalire in long per provare a riacciuffarlo.
Le generazioni oramai anziane ci osservano sorridendo dai loro usci o seduti su dondoli da antiquariato. Qualche volta, se un giovanotto casca, si alzano senza intervenire. Penso che per loro sia come vedere un film che forse li riporta un po’ indietro.
Qui ogni cosa ha il suo ritmo, il suo specifico momento nel quale deve accadere, non prima non dopo. È già troppo tardi per uscire, é arrivata la notte gli ultimi scapestrati sono da poco tornati nelle loro case e per le strade rimangono solo i grilli a fare festa.