“Walking on the ocean”

Ho trascorso questi ultimi 5 giorni nella Gold Coast, che si trova nel sud del Queensland. Questa è una regione tropicale, dove circa un mese fa si è abbattuto il ciclone Yasi. Bisognerebbe capire perché spesso a questi fenomeni gli si da un nome femminile, ma è una domanda retorica alla qua

le tutti sappiamo rispondere.

Finita questa breve e necessaria presentazione vi posso parlare della mia esperienza in questa terra.

Tre palline e un diabolo non mi sono mai stati così utili. Con questi ho potuto conoscere i bambini, che accompagnati dagli anziani della spiaggia, mi osservavano, prima da lontano, poi, lentamente, sempre più vicino. Stavano lì un po’ poi si tuffavano nell’oceano.

In queste spiagge sconfinate si può trovare un’esemplare unico, autoctono. Solitamente durante il giorno è troppo impegnato a camminare sull’oceano per dedicarti del tempo, ma quando cala il tramonto li puoi trovare a sorseggiare birra chiara in piccoli gruppi con le loro tavole da surf tutt’attorno.

È questo il momento in cui, fra di loro, si raccontano le avventure della giornata e se la ridono davanti agli scampati pericoli. Spesso non esitano a offrirti una lattina e farsi due chiacchere con uno sconosciuto, a patto che anche tu abbia provato l’emozione di surfare l’oceano.

Sono sempre stato bene davanti all’infinito, o meglio davanti a quelle cose che sono talmente grandi che la nostra mente identifica come infinite, sconfinate. Forse ne sono affascinato, un po’ spaventato ma sicuramente, davanti a quell’insieme di goccioline tutte vicine, ci stavo bene.

Quindi me ne stavo lì, sorridente, sulla spiaggia sorseggiando birra chiara in compagnia di uomini impavidi.