Impressioni invernali

Da qualche giorno è iniziata la primavera, calda primavera da queste parti, e oggi è partita  ufficialmente  con numerose processioni la semana santa, del quale avrò occasione di parlarvi.

Nel frattempo già più di metà della mia avventura Erasmus è passata e per darvi una qualcha vaga impressione della cornice in cui il mio “anno fuori” si sta svolgendo vi lascio delle foto scattate quest’inverno.

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Un saluto da Kyoto

Sono, da un po’ di tempo, lontano da queste pagine.

Approfitto delle vacanze di primavera per girare il Giappone (Finalmente! ….quel poco che posso permettermi)

Un saluto a tutti i lettori del blog

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Fushimi Inari Taisha, Kyoto

Muerte digna

Mi alzo questa mattina e mi permetto un minimo di informazione prima di dedicarmi alla vita studentesca. Dapprima leggo su internet i giornali italiani: noto che alla pillola abortiva Ru 486 si potrà accedere solo attraverso il ricovero ospedaliero. Poi mentre bevo il caffè (rigorosamente italiano),prima di uscire per andare in università, decido di concedermi anche un pò di news spagnole: accendo  in una delle rare occasioni la tv e casualmente il primo servizio che mi passa davanti riguarda l’approvazione della legge sulla “muerte digna”, o meglio Ley de Derechos y Garantías de la Dignidad de la Persona en el Proceso de la Muerte.

In pochi minuti ho visto quanto Italia e Spagna, molto simili su molte cose, siano così lontane sulla politica sociale e su temi di questi tempi molto caldi.

Non è una novità nella Spagna di Zapatero questa politica sociale moderna e innovativa, non solo rispetto all’Italia ma a tutta l’Europa: si tratta solo di un nuovo esempio. Ieri  la regione autonoma dell’ Andalusia, di cui Malaga è la seconda città dopo Siviglia, ha approvato una legge riguardante i diritti dei malati terminali e i doveri delle figure professionali che se ne occupano. Non si tratta di una iniziativa autonoma regionale, la maggior parte dei diritti eran già riconosciuti nella legge statale di Autonomia del Paziente del 2002,  ma il Governo Andaluso è il primo a chiarire e regolare in una legge i procedimenti da seguire nei confronti di questi malati, dopo alcuni casi simili ai nostri Welby e Englaro.

La sorpresa è che la legge sia stata sostenuta da tutto il parlamento, quindi anche dal PP, il partito popolare spagnolo, che si è battuto però per cercare di eliminare 3 articoli tra i quali quello che non permette l’obiezione di coscienza da parte del medico contro il volere del paziente. Di contro i socialisti han ribattuto che la regolazione della coscienza è competenza statale. Tra le innovazioni di questa legge vi sono poi il diritto alla sedazione terminale e alle sedazioni palliative. Si è parlato anche di eutanasia e addirittura di suicidio assistito, traguardo però ancora lontano anche per la Spagna socialista.

In Spagna non c’è  il Vaticano, ma dalle numerose processioni che si vedono tutto l’anno per le strade di Malaga direi che anche da queste parti il cattolicesimo sia ancora forte.

Riporto in conclusione il preambolo della legge. E’ in spagnolo ma si capisce bene: “Todos los seres humanos aspiran a vivir dignamente. El ordenamiento jurídico trata de concretar y simultáneamente proteger esta aspiración. Pero la muerte también forma parte de la vida (…). Una vida digna requiere una muerte digna”.

Rispetto qualsiasi opinione a riguardo di questo tema così delicato e complesso. Sono per la libertà: di pensiero, di parola, e anche di una morte degna.

Partecipazione

“Ma penso . Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi.”

Non volevo parlare apertamente di politica nei miei post. Pensavo di poter risultare superficiale o banale nelle mie valutazioni e mi credo troppo ignorante in materia, pur cercando di informarmi il più possibile e di sviluppare il pensiero che già in parte posseggo.

Ma vedo che ultimamente questo blog di varesini o varesotti all’estero è pervaso da rabbia e disillusione e che la causa principale è la nostra patria natia con tutte le sue contraddizioni. Orbene anch’io ogni giorno mi indigno, o meglio mi incazzo, scusate, leggendo il giornale, anche se questa indignazione ho notato che va scemando perchè ormai mi ci sono abituato alle nostre storture: non un buon segno. Non voglio parlare dei colpevoli di questa rabbia, mia e degli altri blogtrotter: a parte che sarebbero troppi e poi c’è già gente (forse non abbastanza) che lo fa scrivendo e analizzando decisamente meglio di me.

Io fortunatamente son andato via dall’Italia per scelta e non costretto. Sono un giovane studente di medicina di 23 anni. Ho scelto una strada che qualche sicurezza dovrebbe darla, tra circa un anno e mezzo dovrei essere dottore, non ho ancora scelto in cosa voglio specializzarmi ma già sapere che sarò medico non è male di questi tempi. E nonostante qualche fisiologico dubbio affronto il mio futuro con ottimismo (forse inconsapevolmente).  Fortunatamente non è tra le mie idee quella di diventare ricercatore. Non ho vissuto in prima persona quella politica fatta di gabole e inciuci, quelle ingiustizie, quei nepotismi, quelle strade spianate, quei favori all’amico al figlio al cugino o al nonno di, che caratterizzano, per usare un eufemismo, tutto il sistema Italia, quindi anche quello universitario o sanitario, ma di sicuro lo posso vedere e ne sono a conoscenza. Non scrivo quindi con la rabbia del “collega” parigino non essendone stato colpito direttamente. E anch’io, anche nel lontano caso potessi, non vorrei mai barare, non voglio i favori di nessuno ma voglio solo quello che mi sono meritato, che mi sono guadagnato, per cui ho faticato. Se non lo merito allora è giusto che non lo abbia, qualsiasi cosa sia. Tra l’altro non mi darebbe nemmeno alcuna soddisfazione.

Più sto lontano dall’Italia più mi rendo conto di quanto amo il mio paese, addirittura mi manca Varese. Ma soprattutto mi rendo conto di quanto potrebbe essere un paese ricco e invece non lo sia.

Sarà casualità, sarà che le persone tendano a circondarsi di altre persone a loro simili e che la pensano come loro, fatto sta che mi capita sempre di incontrare gente al’estero, ragazzi giovani italiani, che è consapevole del malgoverno e del sistema malato che vige in Italia, che lo critica, che si arrabbia e si infervora e si indigna. Probabilmente basta essere un poco informati e possedere un poco di cultura e di educazione per arrivare a queste conclusioni e ad avere queste reazioni.

Ma in Italia evidentemente non è così, ci piace essere un popolo di furbi.  Alle volte la furbizia è una forma di intelligenza, altre sfiora o diventa delinquenza.

Non voglio essere pessimista. Penso che ci siano molte cose da salvare in Italia al di là della buona cucina, delle belle città e della lingua musicale e  che la maggioranza degli italiani, di destra o di sinistra non importa, sia brava gente; ma ciò nonostante la cultura imperante rimane sempre quella che porta al nostro sistema. Troppe persone pensano solo al proprio interesse e il bene comune non esiste.  Gli stranieri non capiscono come facciamo ad avere certi rappresentanti politici, ci deridono, a ragione. Non capiscono perchè non conoscono la cultura italiana.  Parlando con gente straniera riesco ad essere ciò nonostante orgloglioso di essere italiano, grazie a mille altri motivi, ma se toccano il tasto politico non mi resta che deridere me stesso italiano. Per non piangere.

Siamo tutti giovani, studenti o lavoratori, che scriviamo su questo blog. Sono tutti giovani studenti quelli con cui discuto e con il quale critico l’Italia. Pier Luigi Celli poco tempo fa invitava suo figlio ad andarsene dall’Italia non trovando altra soluzione possibile. Ma io invece prima mi chiedo: ho mai fatto qualcosa per cambiare il sistema? Studio, un giorno sarò parte della classe dirigente o borghese o non so come definirla italiana. Faccio il mio piccolo dovere insomma. Mi lamento e con me tantissime altre brave persone italiane. Ma basta tutto ciò? Basta fare il proprio dovere ed essere un cittadino onesto?  Forse sì se tutti lo fossero. Di sicuro se bastasse l’indignazione l’Italia sarebbe già molto meglio di quello che è.

Io per primo, e con me tutti gli altri giovani informati e consapevoli, che studiano o che lavorano, che non sono riconosciuti dal sistema Italia perchè onesti e rispettano le regole, che invocano la tanto agognata e giusta meritocrazia.

Che vorremmo vedere semplicemente ciò che dovrebbe essere la normalità.

Che cosa facciamo per cambiare qualcosa tutti insieme?

E’ un quesito che pongo a tutti senza presunzione e forse con ingenuità.  Perchè io non mi so rispondere.

Germania Vs. Italia

Scendo le scale di casa ed apro il pesante portone di legno massello riportante il numero 16.
Svolto a sinistra e passeggio frastornato lungo Rykestraße. Un pallido sole berlinese mi scalda l’animo e mi illumina i pensieri dopo ore grigie passate cercando di capire cosa stia succedendo in Italia in questi giorni.

Camminando sul lato destro della strada, con la torre dell’acqua in fronte a smorzare una fortissima luce, arrivo fino ad un imponente sistema di gabbie e cancelli.

Una macchina della polizia tedesca presidia solenne e orgogliosa.

Dentro ad una parete in mattoni a vista si trova un centro ebraico.
Non so se ci si preghi, se ci si studi la Torah o se semplicemente si cerchi di mantenere viva la presenza ebraica in una città che di tutto ha fatto, nel suo passato, per cancellarla dalla faccia della terra.

Ma quei cancelli alti fino al cielo e quella macchina così autoritaria sono il simbolo della nuova Germania.

Rappresentano la ferma volontà di ribadire che lo Stato, e la sua legge, oggi esistono e sono forti ed intoccabili.
Rappresentano l’ammissione di colpa per un passato in cui sono stati fatti errori, errori così grandi che a raccontarli a parole sembra quasi di sminuirli.
Ma la presenza dello Stato fuori da quel cancello significa anche che ora, oggi, nel nostro presente, niente di tutto ciò può tornare.
Il nazismo prima e la DDR dopo sono morti. Spariti per sempre.
Il muro è caduto e con la sua caduta è iniziato il futuro.

La democrazia alla fine ha vinto.

In Italia, invece, un Cavaliere autoproclamatosi Re, parlava oggi dal suo trono.
Accusava l’opposizione di essere comunista. Accusava la magistratura di tramare contro di lui. Mistificava la realtà raccontando menzogne con una stampa di regime che faceva il proprio sporco lavoro chiedendo poco e mormorando ancora meno.

Poi un uomo, dal nulla, ha iniziato ad avere qualcosa da ridire.
E anche in Italia, lo Stato ha dimostrato di essere presente.
E lo ha dimostrato non con un semplice operaio della pubblica sicurezza, ma con il suo capo in persona, il “Ministro della Difesa”, che, forse in un attimo di nostalgia per il proprio passato, ha pensato che la democrazia si realizzi davvero quando solo gli amici del capo possano aprire bocca.
Un bel flash-back agli anni ’20. Quando chi dissentiva andava in “vacanza al confino” e non di certo alle conferenze stampa.

E purtroppo questa è l’Italia. Un’Italia da voltastomaco. Un’Italia senza più dignità.

Un’Italia in cui, a suon di caroselli, grandi fratelli e mignotte a Studio Aperto, i cittadini della Repubblica non si sono nemmeno accorti che c’è in atto un colpo di stato e che, nel 2010, in Italia come in Iran, “alcuni animali sono più uguali degli altri”.

White Barna

Questa ci mancava. Barcellona sotto la neve.

Chi l’avrebbe mai detto, a Marzo? Bisognerebbe mandare queste foto ai molti delegati che durante il meeting sul cambio climatico di Copenhagen sono stati fotografati dormendo. Annoiati. Questa sí che é roba forte!

Colón imbiancato

Colón imbiancato

Sabato sera il Real Madrid ha strappato la testa della classifica al Barça dopo mesi e oggi pomeriggio la capitale catalana era ricoperta di bianco. Piú di un tifoso é stato visto grattarsi laggiú. Anche se la superstizione sportiva non é cosí diffusa come da noi, non si sa mai..

Panorama dal salone di casa nostra alle 17.12h di oggi

Panorama dal salone di casa nostra alle 17.12h di oggi

Come accade in tutte le cittá che vedono la neve ogni 15 anni, potete immaginare la situazione di emergenza che stiamo vivendo. Case senza luce, strade bloccate, chiuse, intasate, ritardi da scandalo nel trasporto pubblico, metro aperto tutta notte per sopperire al caos stradale, bambini felici con il loro primo pupazzo di neve urbano e genitori che si sforzano di ricordare il precedente.

Altre foto le potete vedere qui

Per me la sfida é rimanere in piedi con il motorino, il sollievo é ricordare le spalate che in questi casi mi attendevano a casa, e il desiderio é che arrivi in fretta la primavera. Che a noi Barcellona piace di piú cosí.

Bloggers

Domenica 28 Febbraio 2010. Data da ricordare per due motivi: primo, era l’ultimo giorno delle Olimpiadi invernali qui a Vancouver e secondo, il Canada ha vinto l’oro nell’hockey maschile contro gli USA. Trionfo dilagante. La vittoria contro i non troppo amati vicini di casa ha significato ben piu’ di una vittoria per i Canadesi. Mi e’ sembrato di rivivere la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2006; la gente si e’ riversata per le strade colorandole di rosso e di bianco, inneggiando “Oh Canada!” in ogni angolo della citta’ e festeggiando fino a notte inoltrata. Che spettacolo!

Ma non e’ ancora di Olimpiadi che voglio parlare. O meglio, vorrei raccontarvi di un evento curioso che mi e’ capitato lasciando alcuni commenti su un Blog del Corriere della Sera.

Durante le Olimpiadi, alcuni inviati del giornale, hanno dato vita ad  un blog come questo, con l’intento di raccontare le loro impressioni e le loro avventure in terra Canadese. Ho iniziato cosi a seguire assiduamente i blog di Roberto Perrone e Gaia Piccardi, divertita ed incuriosita da quello che avrebbero scritto durante queste due settimane di giochi olimpici. A parte le banalita’ della Piccardi, esempio interessante (e dal mio punto di vista deprimente) di un nuovo stile giornalistico, mi sono appassionata al blog di Perrone – http://blog.corriere.it/giubberosse/. Le sue osservazioni e le sue critiche sui Canadesi e sulla realta’ che si vive qui, visti dagli occhi di un Italiano, mi facevano riflettere,  sorridere ed arrabbiare, dandomi al contempo l’opportunita’ di confermare alcune delle mie opinioni sul Canada e sull’atteggiamento di alcuni Italiani che vengono qui per la prima volta. Si perche’ se e’ vero che “l’isola che non c’e’, non esiste”, e’ anche vero che un atteggiamento critico e sulla difensiva si dimostra limitante e riduttivo a generalizzazioni che lasciano il tempo che trovano. Soprattutto, cio’ che piu’ mi incuriosisce di questo approccio, e’  il fatto che per molti Italiani, l’Italia rimane un paese contraddittorio, dove si fa fatica a tirare avanti, un paese vecchio e corrotto ma se confrontato con altri paesi, resta sempre il Paese dove si vive meglio al mondo…”perche’ come si vive in Italia, non si vive da nessun’altra parte”.  In parte concordo con questa opinione, dall’altra mi chiedo come mai allora, leggendo anche questo blog, molti di noi abbiano lasciato il Belpaese per andare a cercare opportunita’ altrove….saremo forse svalvolati?

Questo atteggiamento difensivo e di quasi ostentata superiorita’ ha presto iniziato a darmi fastidio e quindi ho incominciato a lasciare i miei commenti sul blog. Il mio intento non era quello di attaccare o difendere  ma  quello di cercare di fornire un punto di vista piu’ obiettivo e dialettico. Il risultato e’ stato inaspettato; altri Italiani che vivono qui si sono uniti a me e con i nostri commenti abbiamo creato una sorta di “blog nel blog”. L’esperienza e’ poi culminata quando ormai presi da troppa serieta’, il buon Perrone ci ha invitati a partecipare ad una festa organizzata da lui personalmente in nostro onore, in occasione della giornata di chiusura delle Olimpiadi, il 28 Febbraio, appunto.

E’ proprio vero che spesso da opinioni divergenti nascono idee innovative e legami inaspettati…chi l’avrebbe mai detto!

Ed ancora una volta, mi sono compiaciuta per l’ospitalita’, la socialita’ e il senso dell’umorismo che contraddistingue noi Italiani, in Italia e nel mondo…ed ancora una volta, mi sono sentita orgogliosa di esserlo.

“Chissa’ se un giorno incontrero’ chi mi legge o lascia un commento sul mio blog”, ho pensato mentre tornavo a casa domenica sera…chissa’?!

Scegliere

Il cielo livido, grigioviola.

Ho baciato A. dopo aver saputo saputo che non ci saremmo più rivisti.

Anche se “più” forse non ha molto senso, dato che ci siamo visti solo quella sera.
Pochi giorni prima Jak-O mi ha dato, anche lui, una conferma in tal senso.
– Non volevo dirtelo, ma in fondo un po’ ci speravo – le parole uscite dalla bocca di sua madre – ti rivolevo un po’ a casa. In fondo non stai nemmeno così bene, lì.
Nel sapere che il figlio non ha passato il test di ingresso per il master, perdendo così il visto.

A. è un mio doppelgänger, potrei dire, che ho conosciuto in un bar di Shinjuku.
8 mesi. A Tokyo. Arrivati quasi lo stesso giorno, stessi problemi, stesse geometrie sfarzose di rapporti sociali con i medesimi punti d’ombra.
A. non ne può più, molla tutto e torna a casa. Io no, credo.

Per una volta abbandono il mio parlare per circoli oscuro e velato.
Sono giù.
Sono turbato. E non riesco a spostarmi.
Tra 4 mesi tornero’ in italia a fare non so cosa, oltre a dare una tesi e qualche esame, e in seguito a ciò l’alternativa più papabile sarebbe quella di tornare qui, dove alcune prospettive ci sono.
In italia, bene che vada, mi aspetta quella che sembra sempre di piu’ una parodia fascista di oligarchia, una posizione (forse) sottopagata e mal tutelata, e molto amore, quello sì.
Qui non so.

J. mi scrive dalla Tailandia, qualche giorno lontano dalla fredda euforia di Tokyo.
-mai come ora nella mia vita ho avuto un così buon lavoro. Ma allo stesso tempo, sento la passarmi davanti, e il mio cuore morto e desolato.

Cerco una risposta nei cibi ipercalorici.