Scegliere

Il cielo livido, grigioviola.

Ho baciato A. dopo aver saputo saputo che non ci saremmo più rivisti.

Anche se “più” forse non ha molto senso, dato che ci siamo visti solo quella sera.
Pochi giorni prima Jak-O mi ha dato, anche lui, una conferma in tal senso.
– Non volevo dirtelo, ma in fondo un po’ ci speravo – le parole uscite dalla bocca di sua madre – ti rivolevo un po’ a casa. In fondo non stai nemmeno così bene, lì.
Nel sapere che il figlio non ha passato il test di ingresso per il master, perdendo così il visto.

A. è un mio doppelgänger, potrei dire, che ho conosciuto in un bar di Shinjuku.
8 mesi. A Tokyo. Arrivati quasi lo stesso giorno, stessi problemi, stesse geometrie sfarzose di rapporti sociali con i medesimi punti d’ombra.
A. non ne può più, molla tutto e torna a casa. Io no, credo.

Per una volta abbandono il mio parlare per circoli oscuro e velato.
Sono giù.
Sono turbato. E non riesco a spostarmi.
Tra 4 mesi tornero’ in italia a fare non so cosa, oltre a dare una tesi e qualche esame, e in seguito a ciò l’alternativa più papabile sarebbe quella di tornare qui, dove alcune prospettive ci sono.
In italia, bene che vada, mi aspetta quella che sembra sempre di piu’ una parodia fascista di oligarchia, una posizione (forse) sottopagata e mal tutelata, e molto amore, quello sì.
Qui non so.

J. mi scrive dalla Tailandia, qualche giorno lontano dalla fredda euforia di Tokyo.
-mai come ora nella mia vita ho avuto un così buon lavoro. Ma allo stesso tempo, sento la passarmi davanti, e il mio cuore morto e desolato.

Cerco una risposta nei cibi ipercalorici.