Senegalesi quasi italiani e italiani sempre più senegalesi

Non c’è voluto molto a rompere il ghiaccio con i ragazzi del “Club Italia” del liceo di Limamoulaye. Gerard, Assan, Ramatulai, Omar, Salamataba e tutti gli altri ragazzi hanno scelto di diventare un po’ più italiani dedicando al nostro Paese 5 ore di lezione a settimana per imparare lingua e cultura. I frutti sembrano essere molto buoni: quasi tutti capiscono senza problemi ogni nostro discorso. Abbiamo iniziato a parlare e chiacchierando ci si rende conto che, alla fine, non siamo poi così diversi. L’anno prossimo alcuni di loro inizieranno l’università. Sebani e Ramatulai andranno a studiare lingue per imparare ancora meglio l’italiano mentre Leau si iscriverà a giurisprudenza.

Dalle foto un po’ sbiadite che ricoprono i muri e che raffigurano i più bei monumenti del nostro Paese e anche da quello che dicono si capisce che dell’Italia amano proprio la nostra millenaria storia e la ricchissima cultura. Cercano poi di farci assaggiare un po’ della loro provando ad insegnarci qualche parola in Wolof, la lingua ufficiale del Senegal, ma la voglia di conoscersi è tale da far rapidamente naufragare il tentativo.

Pranziamo con alcuni di loro a casa nostra e veniamo presto raggiunti anche da tutti gli altri ragazzi del club. Avremmo dovuto tenere una “lezioncina” di italiano molto leggera, facendo loro ascoltare canzoni più o meno recenti di artisti italiani (qui i ragazzi si sono fermati a Max Pezzali e Toto Cutugno) ma uno dei numerosi black out che affliggono i sobborghi della città ci ha costretti a cambiare programma. E così abbiamo fatto qualche gioco in lingua fino a quando non ci siamo spostati in spiaggia. Dakar, infatti, è una penisola nell’oceano Atlantico e le sue coste sono un’infinita distesa di sabbia sferzata da un vento caldo e da potenti onde. La spiaggia è anticipata da una ristretta pineta che, ad onor del vero, è zeppa di rifiuti abbandonati o incendiati. Ma una volta superata la pineta, i piedi affondano nella soffice sabbia rossiccia che si estende per diverse decine di metri fino al mare. Nessuno fa il bagno a causa delle altissime onde ma la spiaggia è comunque invasa da persone. Tutti uomini -le uniche ragazze sono le “nostre toubab”- e tutti impegnati in attività sportive. Calcio, flessoni, addominali ma soprattutto lotta. La lotta senegalese è infatti uno degli sport più seguiti nel paese (un po’ come il nostro calcio). I lottatori riempiono gli stadi e anche i ragazzi più piccoli conoscono i fondamenti di questa arte allenandosi per diverse ore al giorno.

E dato che Las, la nostra guardia del corpo, è anche un lottatore semi professionista, ne approfittiamo per imparare qualcosina sulla lotta. Jacopo riesce ad ottenere buoni risultati mentre il povero Michele è stato messo K.O. in 3 secondi netti. Ma la lotta non è solo azione. Ogni incontro è preceduto da una coreografia e il nostro tentativo di impararla catalizza l’attenzione di mezza spiaggia.

Rientriamo a casa e a cena ci rendiamo conto che, mentre i ragazzi del club Italia cercano di diventare un po’ più italiani, anche noi siamo già diventati un po’ più senegalesi. Mangiare spaghetti al sugo seduti sulla natta (il tappeto tipico senegalese) tutti dalla stessa bol (la grossa pentola usata qui) non è proprio un qualcosa da italiani modello 🙂

Marco