Oppure se scambiamo le lettere: piccoli italiani crescono.
Piccoli non nel senso anagrafico ovviamente, ma forse ancora piccoli uomini e piccoli cittadini in questo mondo: la maturità la stiamo ancora ricercando.
Ogni volta che un italiano viaggia è destinato ad incotrarne altri, qualsiasi sia la sua meta, tralasciando i meandri più sperduti di questo mondo. Sembra che gli italiani siano ovunque, lontano dalla patria che amiamo e odiamo, per ragioni tra le più diverse.
E qui il copione è lo stesso.
“Sei in Spagna. Devi conoscere gli spagnoli, parlare la loro la lingua e conoscere la loro cultura” mi ero detto appena arrivato. E lo penso tutt’ora. Voglio davvero essere curioso e conoscere. Ma troppo più facile è conoscere, conoscere per davvero, quelli che parlano la tua stessa lingua, quella lingua così musicale e ricca, con le sue mille sfaccettature. E così inizi a condividere la vita spagnola con loro, con gli altri italiani. E questa condivisione ti aiuta sicuramente.
C’è l’ex napoletano di Gassino Torinese; il cuneese doc, come il cioccolatino al rum; le ragazze fiorentine; il napoletano verace; il palermitano che studia a Perugia; la coppia di San Severo; i tanti romani. E c’è il varesotto, quello che viene da una città famosa perchè ci è nato Bossi (altri concittadini famosi non li abbiamo?) e che è bersaglio delle fiorentine per la sua dizione. A quanto pare le vocali non sono il mio forte: quando è chiusa la dico aperta e viceversa.
C’è tutta Italia, l’italiano si sente spesso, anche troppo. Come dice un ragazzone col suo spagnolo romanesco alla Verdone: “Holà chicos! Aò ma tutti italiani state?!” Più o meno sì, come lo è lui d’altronde.
Alcuni li sto conoscendo per davvero. Soprattutto i miei colleghi di medicina, col quale ne condivido gioie e soprattutto sofferenze. E questa condivisione mi piace, la sento vera e non costretta. Ragazzi della stessa età in Erasmus, che per strane coincidenze si sono incontrati a Malaga. Chissà perchè tutti hanno deciso di andare in Erasmus, non gliel’ho ancora chiesto. Le ragioni possono essere molto diverse.
Sono convinto che gli amici bisogna saperseli fare e l’amicizia vada costruita e coltivata. La condivisione sia uno dei valori più importanti. Trovare amici, tutti lontani da casa per provare una nuova esperienza, con dei sogni e magari addirittura degli ideali, così rari, con dei principi, con voglia di godersi la vita e divertirsi ma anche consapevoli dei propri doveri. Preoccupati ma allo stesso tempo pronti ad affrontare il proprio futuro. Tutto ciò mi fa sentire bene. Mi dà speranza e voglia, per qualsiasi cosa io debba fare.
E ritrovarsi seduti a tavola, tutta italiana, con una piatto di pasta e una bottiglia di vino. E parlare. E discutere. E confrontarsi. E bere e cantare insieme. E condividere idee e piccoli gesti. Mai come ora, lontano dall’Italia, lo avevo apprezzato.
ok
“A quanto pare le vocali non sono il mio forte: quando è chiusa la dico aperta e viceversa” 🙂 Proprio vero che bisogna andare lontano per scoprire anche una cosa banale come questa. Lo dico seriamente e senza ironia