In trasferta

Siviglia di mattina mi ricorda vagamente cos’è il freddo. Mi fa rivedere il respiro che si condensa.

Ancora intorpidito dal sonno, con i primi raggi di sole che filtrano tra i palazzoni di periferia, mi siedo sulle rive del Guadalquivir, all’interno del Centro sportivo di alta specializzazione La Cartuja. Guardo bambini e ragazzi più o meno giovani  disturbare la calma mattutina del fiume con le scie delle loro barche, creando piccole turbolenze con i loro remi, avvolti ancora da una leggera nebbia. E nel frattempo posso anche ascoltare i diversi dialetti dello spagnolo: il basco e il catalano, assolutamente incomprensibili, il gallego e l’andaluso, quest’ultimo per me un pò più familiare. Sull’altra riva del fiume i pescatori, che immagino imprecare sicuramente dentro di loro contro quei canottieri che vicino agli argini del fiume rendono vana la loro attesa. E guardando in alto sul ponte dell’Alamillo altre vite passano sulle auto che si incolonnano.

Seppure mi sembra che in Spagna e in Andalusia si stia investendo sullo sport, o almeno prima de lla crisi si sia investito, anche qui il canottaggio rimane sport  povero e ancor meno famoso che in Italia, se è possibile.

Ma per me il canottaggio vuol dire molto, come lo può esser qualsiasi altro sport per altre persone: gioie e dolori e molti sacrifici;  viaggiare, conoscere luoghi nuovi, per me soprattutto fiumi e laghi  ma non solo, e soprattutto incontrare amici.

E così mi ritrovo ancora in trasferta, questa volta con il club di Malaga, a Siviglia. Ne vedo, seppur superficialmente, il centro: giusto il tempo di ammirare la cattedrale, di respirare la vita movimentata con i bar affollatti, di ascoltare flamenco in un piccolo locale e di veder ballare e di “ballare” a mia volta la “Sivigliana”. E ancora remare per divertirsi, pur riprovando comunque l’ebbrezza della competizione. E mi tolgo la soddisfazione di poter urlare anch’io, come fanno sportivi ben più famosi, quando sono a metà gara, sotto il ponte della Barqueta per poterne sfruttare l’eco: ” Vamos!”.00008004-constrain-400x400[1]

E il clima e l’atmosfera di festa e di condivisione, come sempre dovrebbe essere lo sport una volta terminata la gara, lo rappresenta il mio allenatore che al termine della regata arriva con cinquanta Big Mac Menù caricati sul pullmino del club per tutti i “suoi” ragazzi che in questi due giorni hanno gareggiato: non è salutare e tutto quello che si vuole ma in un occasione del genere il significato è diverso e anche il godimento (chiedendo scusa ai vegetariani) maggiore.

 

 

Per tutto questo, anche lontano dal familiare lago di Varese, non ho rinunciato al canottaggio.

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