Mentre torniamo, la guida poco sicura dell’autista mi sveglia un paio di volte dal mio meritato sonno riparatore.
Un pullmino troppo carico di vestiti e di materiale scenico perde aderenza più volte sul ponte di Odaiba
Mi chiedo se le nostre carcasse di modelli, truccatori, parrucchieri, dilaniate dalle lamiere contorte, avrebbero comunque un profumo migliore di quelle delle persone “normali”, e una compostezza ad ogni modo molto stylish, e ritorno a Morfeo.
Maxx è di los angeles, studia economia a Tokyo e di solito fa il tuner di auto da corsa, ma ogni tanto anche il modello.
Ida di Stoccolma, ma vive a New York (o a Parigi, intercambiabilmente), e i suoi denti consumati dai succhi gastrici raccontano più di quanto faccia lei a parole della sua vita.
Pavel è di San Pietroburgo, dove non può tornare fino al duemilanonricordoquando, perché ha disertato il servizio militare; mentre vive a Londra con la sua famiglia (ma non ci vive mai, in realtà) gira il mondo per essere a tutte le “settimane della moda”.
Io sono il protagonista.
Non ho dormito ieri notte; almeno un’ora avrebbe aiutato.
Al mio “non risveglio” distolgo lo sguardo dallo schermo del pc, dalla pornografia random che mi ha tenuto compagnia. Spengo la sveglia, inutile, e mi domando se il mio pallore cadaverico e le mie occhiaie marcate saranno il mio tratto distintivo nelle foto che farò a breve.
Difficile, dormire.
nella mia testa solo J.
J.
J.
Decisamente troppe J.
Fa freddo, abbastanza da non voler stare una decina d’ore praticamente nudo a fare cambi d’abiti della collezione primaverile di non so quale nuovo brand in un parco di Chiba dove hanno allestito il set.
Magra consolazione le scarpe di Alexander McQueen che indossero’ in uno degli outfit. Per quanto bellissime sono un 42, io ho il 44, ma le hanno scelte e non ho possibilità di replicare. Edonistica autocontemplazione mista a dolore in vista.
Kudo-san, il direttore artistico che ha passato tutto lo shooting a dirmi quanto che fossero erotici e sexy i miei peli del petto, togliermi e mettermi i vestiti e stare molto attento che fossero sistemati bene, lisciandomeli bene addosso, mi lancia in rapida successione un guinzaglio e la mia nuova amica, l’accessorio da set che ha reso se non altro la giornata più movimentata.
Una piccola scimmia tropicale, in contravvenzione a non si sa bene quali norme sanitario/eco/deontologiche, e ci assicura che è tutto in regola.
Mentre indosso solo le mie mutande verde speranza e provo camicie e pantacollant improbabili, suona il mio telefono.
J.
Che gradisce in seguito la mia mail con le foto del primate, e mi fa notare la sorprendente somiglianza tra sé e la scimmia.
E’ terribilmente vero, e mi piace ancora di più ora.
Vuole rivedermi. Il mio incarnato ne acquista in freschezza.
Passano le mie undici ore. Mi piacerebbe rubare un paio di cose. Sarebbe terribilmente facile, ma di sicuro non una buona idea.
Comunque sono a casa, ma con la testa non sono tornato a Tokyo, sono in Lombardia.
A. è dall’altra parte del telefono, e sua madre sotto i ferri.
Lotto con i miei occhi per tenerli aperti, il mio corpo è a puttane, 4 ore di sonno in 40 ore sono poche. Lo lascio dopo una prima chiamata, con la promessa di risentirlo dopo un’ora.
Cazzo. Mi stavo dimenticando della nostalgia? A., così poco bravo nel dimostrare sentimenti in maniera diretta, così bravo ad essere un amico fedele in tutti questi anni. Mi manca Il tuo odore. I tuoi abbracci incerti.
Vorrei piangere e invece mi addormento, più dell’ora pattuita.
MI risveglio 3 ore dopo nello stato in equilibrio precario in cui sono ora, e leggo il tuo:
– la stanno chiudendo. questo è quello che so. il chirurgo parla a monosillabi.
adesso viene la parte peggiore. –
Meglio dormire, a domani Ciccio.