Costruire una forte relazione genitore-figlio appena dopo il parto. Era questo l’obiettivo di un progetto, appena concluso, proposto dalla Coop. Focus, per formare e sensibilizzare degli operatori dei reparti di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Causa Pia Luvini di Cittiglio, Filippo Del Ponte di Varese e Presidio Ospedaliero di Busto Arsizio e Tradate.
Il reparto “invisibile” che cura i bimbi prematuri
«Non avrei mai pensato che esistesse un reparto simile». Quante volte i genitori che hanno dovuto utilizzare il reparto di Neonatologia-TIN (terapia intensiva neonatale) hanno avuto questo pensiero. È un reparto “invisibile”. Una di quelle realtà presenti, segnalate, ma che gli occhi fanno fatica a mettere a fuoco. Venti culle ospitate al piano terreno dell’ospedale Del Ponte. Qui arrivano tutti i bimbi prematuri sofferenti del territorio: « La Regione ci ha assegnato il ruolo a livello provinciale – spiega il primario della neonatologia e della TIN Massimo Agosti – Abbiamo un’ambulanza attrezzata con un’ incubatrice da trasporto operativa 24 su 24 ore. Nel nostro Ospedale assistiamo, oltre a tutti i neonati sani, anche tutti quei neonati che sono prematuri, oppure affetti da difficoltà alla nascita, con malformazioni o problemi chirurgici, non solo nati al Del Ponte, ma anche in tutti gli altri punti nascita del nostro territorio, ovvero Cittiglio, Angera, Gallarate, Busto Arsizio e Tradate».
Partorire senza dolore, con l’epidurale
Si ritiene che il dolore di un parto sia secondo solo a quello che si prova nell’amputazione i un dito. I recettori periferici in contatto con il cervello sono molteplici. Ecco perché, tra le maggiori paure delle donne che si accingono a partorire o che pensano alla maternità ci sia proprio il momento conclusivo della gravidanza: quello del parto. Sin dagli antichi egizi, si sono sviluppate tecniche, pratiche e sostanze per limitare la sofferenza della partoriente. Dagli anni ’30, però, quando si individuò la possibilità di bloccare, con la tecnica peridurale, la trasmissione degli impulsi del dolore dalla periferia al cervello, molto si è fatto per ridurre al minimo il dolore. Negli anni ’60, questo sistema venne utilizzato efficacemente anche in sala parto. Si tratta dell’iniezione di una sostanza anestetica nello spazio peridurale della colonna vertebrale che interrompe il flusso nervoso dai ricettori periferici al cervello.
Anoressia o vigoressia: quando il cibo diventa malattia
Il rapporto con il cibo è un rapporto di relazione. Sin dai primi giorni di vita: « Ci sono casi di neonati anoressici – spiega il dottor Leonardo Mendolicchio, direttore sanitario di Villa Mira lago a Cuasso – bimbi che rifiutano il latte. Se il piccolo non si sente a suo agio mentre mangia, manifesta così il suo stato d’animo. In questi casi si deve lavorare sulla madre, sul suo livello di ansia e di insicurezza. Spesso si pensa che il figlio abbia bisogno solo di cibo, sottovalutando tutto il contesto dell’accoglienza. Modificando l’ambiente e il rapporto anche fisico, il piccolo ne trae subito giovamento. Sono dinamiche che possono ripresentarsi sino ai 6 o 7 anni, il cibo diventa il simbolo del rapporto con i genitori: mi prendo cura o ti ignoro. Quando l’attenzione supera il semplice rapporto alimentare, l’equilibrio viene ritrovato. L’importante, dunque, è non confondere il cibo con il dono d’amore».
Un prelievo di sangue scopre le malattie genetiche
Tutti gli essere umani presentano anomalie nel proprio DNA. Nella maggior parte dei casi queste non hanno alcuna conseguenza. Alcune, però, sono responsabili di patologie, sindromi gravi, predisposizione a malattie. È sulla ricerca di questi difetti e del loro significato che si concentra la genetica medica i cui progressi sono costanti grazie all’evoluzione tecnologica: « La possibilità di queste indagini – spiega il dottor Rosario Casalone, primario dell’unità operativa dipartimentale SMEL specializzato in Citogenetica e Genetica Medica, dell‘Ospedale di Circolo di Varese afferente al Dipartimento Materno Infantile – è strettamente legata alle innovazioni tecnologiche. È un ambito di studio in continua evoluzione e negli ultimi due anni sono state introdotte metodologie di indagine che hanno permesso enormi passi avanti».
Arrivano i dentini: buone regole da non scordare
Piccole perle lucenti compaiono nella bocca. Durante il primo anno di vita del bambino spuntano i dentini: « In effetti – spiega la dottoressa Emma Demattio, odontoiatra alla clinica La Quiete di Varese – già in gravidanza si formano i denti da latte e può capitare, ma in casi davvero eccezionali, che il neonato nasca con un dentino».
I dubbi delle mamme: mangia a sufficienza?
Dopo il parto e l’esperienza in reparto, mamma e bambino rientrano a casa per iniziare il cammino della vita. Può accadere, però, che i primi momenti facciano insorgere un dubbio, una preoccupazione. Ingigantire una difficoltà può creare ansia nella madre e, di riflesso, sul bambino. All’ospedale Del Ponte, al momento delle dimissioni, madre e figlio ricevono un appuntamento con l’ambulatorio dell’allattamento. È un servizio di supporto e sostegno che svolge Stefania Viero, infermiera pediatrica che accoglie le mamme, le ascolta e risolve i piccoli, grandi dubbi che possono esserci: « Qui arrivano tutte le donne alla prima gravidanza – spiega l’infermiera – Si tratta di un incontro di un paio di ore in cui parliamo di come sta andando, approfondiamo la relazione, verifichiamo come la mamma vive il momento della poppata o il cambio del pannolino».
Corso di disostruzione pediatrica a Luvinate
La paura del parto
Chi ha paura della maternità? Le preoccupazioni di una donna verso la nascita di un figlio sono molto diffuse. Quando si è giovani si pensa al dolore, quando si avvicina al parto si teme che qualcosa vada storto, al momento dell’espulsione si controlla affannosamente che tutto sia “a posto”
«Nella società moderna, sembra che livelli elevati di ansia e un vissuto del parto come evento minaccioso siano diventati quasi epidemici – commenta il professor Fabio Ghezzi primario della clinica ginecologica e ostetrica del Del Ponte – Quando la paura di partorire supera la soglia “fisiologica”, perde la sua connotazione adattativa e diviene una reazione controproducente e spropositata che impedisce di vivere serenamente l’attesa».
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La dieta in gravidanza: quanto e cosa mangiare
Durante la gravidanza ogni futura madre deve nutrirsi in modo tale da mantenere se stessa in buona salute e consentire, nel contempo, ai tessuti fetali di formarsi e svilupparsi nella maniera migliore. L’alimentazione corretta rappresenta uno dei presupposti fondamentali per la normale evoluzione sia della gravidanza sia dell’accrescimento del feto: quantità e qualità del cibo e delle bevande vanno scrupolosamente controllate. Ne parliamo con la dottoressa Marilena Battaglia, dietista dell’azienda ospedaliera di Varese.
«L’alimentazione in gravidanza non deve discostarsi molto da quella che dovrebbe essere seguita in ogni altro periodo della vita – spiega la dottoressa Battaglia – con la differenza che l’apporto calorico deve essere più alto e che alcuni nutrienti particolari devono sempre essere presenti. La dieta è molto importante per la fisiologica evoluzione della gravidanza, del parto e del puerperio. Quindi è bene assumere una corretta quantità di calorie e fare una scelta qualitativa degli alimenti».