Gli Erasmus non fanno niente.

Eh già: gli Erasmus non fanno niente. Ma nel mio caso, da quando sono tornata dalle vacanze di Natale non sto facendo niente di quello che dovrei fare!

Maledetto inverno, maledetti esami. L’unica cosa, utile ed interessante per me, ma abbastanza triste per chi si aspetta altro, è che ho scoperto alcune biblioteche che mi stanno salvando la vita!!

Per prima cosa, perchè non sono mai stata abituata a studiare a casa, poi perchè almeno posso farmi una passeggiata ogni giorno ed evitare di fossilizzarmi sulla sedia per ore ed ore. In entrambi i casi, si tratta di biblioteche che pensavo esistessero solo nei film.

La Conde Duque, che è quella che frequento di più, dato che è più vicina a casa mia, si trova in zona Plaza de España, in un complesso enorme che sembra una fortezza e che ospita anche un centro ricreativo per i bambini. Le stanze sono molto grandi, i tavoli sono ampi e c’è molta luce: è l’ideale per studiare, anche perchè l’ambiente è molto tranquillo. C’è anche la possibilità di noleggiare cd, dvd, libri e spartiti musicali e c’è davvero una vastissima scelta! Peccato che sia aperta solo dal lunedì al venerdì..ma non temete: durante il weekend ho trovato una degna sostituta!

La biblioteca della Facoltà di Filosofia della mia Università è aperta tutti i giorni quando ci sono le sessioni di esami, pensate, fino alle 22!! Oltre ad avere questo lusso, direi che questa biblio è davvero, davvero stupenda: è enorme, con centinaia di posti, completamente arredata con sedie e tavoli colorati dell’ Ikea, ultra moderna..Addirittura ci sono quelle poltrone-dondolo che sono spettacolari, ma che sono pericolosissime dopo pranzo ( l’ho provato sulla mia pelle.. ).

Beh, dopo queste informazioni da studente sotto esame, spero davvero di tornare presto a raccontare cose carine su questa città..intanto siamo a -3, eddaaaiii!!!

22 dicembre: un giorno importante in Spagna

La fine del mondo? L’ultima, disperata corsa ai regali natalizi?

Macchè, la preoccupazione più grande di tutti i madrileñi in queste ore è quella di riuscire a comprare in tempo il biglietto della lotteria di Natale!

Domani, come ogni 22 dicembre, ci sarà la tanto attesa estrazione  di quello che sarà l’ultimo jackpot  milionario esente da imposte!

Ci sono dei meccanismi complicatissimi, da quanto ho capito, dato che non funziona come la lotteria italiana. Si comprano decimi, non numeri, e ogni decimo costa 20 euro.

Per intenderci, ogni  numero da 0 a 99.999 è diviso in decimi e ogni singolo numero ha 1800 quote (un numero ha 180 serie e ogni biglietto ha 10 quote).

Ovviamente si possono scegliere le combinazioni: quest’anno, per esempio, vanno per la maggiore quelli con i numeri 21,12,.. quelli legati alla data della fine del mondo, insomma.

Il premio più grande che si chiama El Gordo, “il ciccione”, da 4 milioni di euro e poi ci sono altri migliaia di premi, sempre meno sostanziosi ( c’è anche il “rimborso spese” dei 20 euro per un decimo ).

Di fatto, qui in città sono tutti impazziti e, anche se in realtà è da settembre che vedo ambulanti in Puerta del Sol sgolarsi per vendere ‘sti benedetti biglietti, da circa due settimane la ricevitoria più conosciuta, Doña Manolita, è stata letteralmente presa d’assalto.

Ci sono code interminabili dalle 7 di mattina e persone disperate che passano interi pomeriggi in attesa di ricevere il proprio bigliettino.

Del resto questa è molto più di una lotteria: si parla di una vera e propria tradizione che si ripete dal 1812.

Ho letto che addirittura un anno nella prima metà del XIX secolo, sotto il regno di Elisabetta II, il vincitore del Gordo, tale Santiago Alonso Cordero, vinse una cifra talmente spropositata che il Ministero del Tesoro non poteva pagare.

Si decise che, in cambio del pagamento di parte della vincita, il Governo dovesse cedere al vincitore un immenso terreno, da poco divenuto proprietà dello Stato.

Il signor Cordero accettò l’offerta e costruì un enorme complesso di appartamenti, tra Calle Mayor e Puerta del Sol: la Casa del Cordero, appunto.

Beh, spero che quest’anno non accada una cosa del genere e che, soprattutto, la Dea bendata baci qualcuno che abbia davvero bisogno di una vincita alla lotteria!

Toledo

Chiunque si trovasse a Madrid e volesse fare una gita fuori porta in giornata, dovrebbe fare una tappa a Toledo: raggiungere questa città partendo dalla capitale spagnola è facile ed agevole, sia con il treno che con l’autobus.

Io ho scelto di andarci in autobus, mezzo più economico e meno vincolante: è possibile fare il biglietto in stazione ( Plaza Elíptica, sulla linea 6 della metro ) , il viaggio dura un’ora per tratta, il costo è di 9,20 euro A/R  ed è possibile tornare a Madrid quando si vuole, in quanto gli autobus partono ogni mezz’ora e l’ultimo è alle 21.

Una volta raggiunta la stazione di Toledo ( che si trova a valle, fuori dalle mura della città ), si può scegliere se fare una passeggiata fino al centro storico, attraversando la Puerta de Alcántara, oppure prendere una navetta fino a Plaza Zocodover.

Lo sforzo di farsi un km buono di salita è ripagato da un panorama molto suggestivo; oltre al fatto che, durante il tragitto, è possibile farsi un’idea di ciò che ci si può aspettare da questa visita.

Quella di Toledo è, infatti, una storia di continui passaggi di testimone tra cristiani ed arabi e il suo aspetto multiconfessionale, nonostante le continue distruzioni di monumenti nel corso dei secoli, si coglie ancora oggi per la presenza di innumerevoli sinagoghe e moschee, accanto alle chiese, prevalentemente gotiche.

Ne è un esempio la Cattedrale, nella quale è possibile ammirare le opere di Goya, Tiziano, Raffaello, Van Dick e del Greco, artista che visse per trent’anni in questa città e al quale è stato anche dedicato un museo nella stessa Toledo.

Un altro simbolo di Toledo è l’Alcázar: un’ antica fortezza araba, che poi divenne la residenza reale di Carlo I, quindi Accademia militare. La “ fortezza ” ( dal nome arabo al-qasr ) fu danneggiata durante la guerra civile e venne fatta ricostruire da Franco per ospitare il museo militare, ancora oggi esistente.

Meritano attenzione anche la piazza che ospita la cattedrale, Plaza del Ayuntamiento; la Mezquita del Cristo de la Luz ( un’antica moschea convertita in chiesa ) e la Sinagoga del Tránsito.

Il modo migliore per concludere la visita a Toledo è sicuramente entrare nella Iglesia de San Ildefonso: una chiesa gesuita dalle cui torri, accessibili attraverso delle vertiginose rampe di scale, è possibile godere di uno spettacolare ed indimenticabile panorama della “ città delle tre religioni ”.

Prima gita fuori porta: San Lorenzo de El Escorial e Valle de los Caídos

Decidendo di sfidare il sonno e la pioggia ( sì, perché a Madrid piove gente e anche tanto! ),  io e altri tre coraggiosi Erasmus, invece di trascorrere un altro weekend in pantofole e pigiama, ci siamo svegliati di buon ora e siamo partiti alla volta dell’ Escorial.

Si tratta di un paesino in montagna a nord ovest di Madrid, in cui si trova il Real Monasterio de San Lorenzo, un meraviglioso palazzo monastero che è stato dimora dei reali spagnoli a partire dal regno di Filippo II e che dal 1984 è diventato patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

L’edificio di questo palazzo è immenso ed è stato demolito e ricostruito più volte per poter ospitare i giardini, la basilica e il monumentale pantheon, con le tombe di principi e re dei casati degli Asburgo e dei Borbone.

Nelle stanze del palazzo è possibile inoltre visitare la Real Biblioteca, chiamata anche  la Escurialense o la Laurentina, oltre che ammirare l’importante collezione di arazzi e dipinti degli artisti più famosi dell’epoca, persino quelle di Tiziano e del Tintoretto!

La visita è stata lunga ed interessante, ma abbiamo dovuto soffermarci meno tempo del dovuto, perché subito dopo pranzo ci aspettava il pullman che ci avrebbe portati al Valle de los Caídos: il monumento più controverso che mi sia capitato di visitare!

Voluto da Francisco Franco per celebrare i caduti della Falange spagnola durante la guerra civile ( tra questi spicca la figura del dittatore degli anni ’20 José Antonio de Rivera ), divenne poi, per decisione dello stesso caudillo,  un monumento per ricordare i morti dei due opposti schieramenti.

La costruzione della basilica, interamente ricavata dalla roccia di una montagna, si è protratta dal 1940 al 1957, anno in cui divenne patrimonio nazionale spagnolo e, successivamente, venne consacrata nel 1960 da Giovanni XXIII come basilica minore.

Sinceramente non ero a conoscenza dell’esistenza di questo monumento. Sono contenta di averlo visitato, anche se ne sono uscita un po’ stupita e un po’ spaventata: ancora oggi ci sono fiori freschi sulle tombe di Franco e di Rivera e il 20 novembre ( anniversario della morte di Franco ) i nostalgici del franchismo si riuniscono per ricordare il dittatore spagnolo.

Devo ammettere che anch’io, così lontana da questa ideologia e da qualsiasi ideologia ad essa affine, sono rimasta impressionata dall’imponenza della struttura e dalle inquietanti e colossali statue di bronzo: all’entrata si trovano infatti due statue di otto metri raffiguranti due angeli armati di spade e ad abbracciare l’altare con le tombe dei due dittatori spagnoli, le statue di quattro arcangeli guerrieri,  quasi come severi guardiani di un luogo solenne, da contemplare con timore reverenziale.

Per non parlare della croce di centocinquanta metri d’altezza e quarantasei di larghezza, che svetta sopra la basilica: la più grande croce cristiana esistente al mondo!

Ho lasciato questo tempio franchista con mille domande e mille considerazioni che riportano alla mente questioni storiche, politiche e religiose talvolta così lontane, altre ancora così tanto attuali.

Lo scopo principale della visita per me era conoscere. E questo implica sicuramente il fatto di trovarsi di fronte a qualcosa che la maggior parte di noi vorrebbe dimenticare; ma che invece, proprio per quello che ha significato ed implicato, va ricordato. E questo l’ho voluto fare strappando qualche foto: per ricordarmi di questa esperienza, che sicuramente ricorderò per tutta la vita, ma che credo di non ripetere mai più.

¡De tapas en todo el mundo sin salir de Lavapiés!

“ Mangiare tapas in tutto il mondo senza uscire da Lavapiés! ”.

È questo lo slogan adottato dagli organizzatori del Tapapiés: un’ iniziativa già sperimentata l’anno scorso, che unisce la tradizione spagnola delle tapas alla caratteristica peculiare del quartiere di Lavapiés, la multiculturalità.

Quest’anno ognuno dei  47 locali partecipanti ( l’anno scorso erano 31! ) ha proposto una tapa alla modica cifra di un euro, con la possibilità di aggiungere, con un euro in più, una bottiglietta da 20 cl di birra Estrella Damn, sponsor del Tapapiés.

Le tapas erano più degli assaggi, ma io e i miei amici abbiamo trovato l’iniziativa così originale e divertente, che alla fine ne siamo usciti tutti sazi e soddisfatti!

Purtroppo non siamo stati tra i fortunati che nei primi giorni sono riusciti ad aggiudicarsi la mappa con indicati tutti i locali con le corrispettive tapas, né tantomeno le tesserine con i codici per votare la tapa migliore: sì, perché delle 56 tapas, di cui 23 di nazionalità diverse e 15 di province spagnole,  alla fine sarà eletto un vincitore!

Ancora non si sa quale sia stato il locale con la tapa più votata di quest’anno;  l’anno scorso ha vinto La Otra Casa, con la sua specialità Doblez De Berenjena.

A me è piaciuta molto la Ovni Noruego, del locale La Inquilina: una tartina di salmone affumicato, formaggio cremoso con noci, salsa di soia e sesamo!

Link:

sito iniziativa: www.tapapies.com

edizione 2012: http://www.tapapies.com/template2012/plano.pdf

edizione 2011: http://www.tapapies.com/index2011.jsp

 

 

Autumn in Madrid…

La vita frenetica di questa città che non dorme mai, mi ha fatto quasi dimenticare di quanto sia affezionata ai colori dell’autunno.

Ogni stagione ha il suo perché, ma per me l’autunno è decisamente quella più pittoresca, oltre che meravigliosamente nostalgica.

Adoro camminare per strada e accorgermi di come ogni giorno, quasi per magia, cambia quel paesaggio che fino ad un mese prima sembrava immutabile.

Il tempo è inesorabile e, se avessi aspettato un ancora un po’, avrei potuto perdermi una giornata perfetta, che descrivesse esattamente il paesaggio che stavo cercando.

Così, avendo come complici una giornata di sole e una macchina fotografica, ho pensato che andare al Retiro fosse il modo migliore per godermi questo spettacolo della natura, in silenzio.

Ho trascorso più di tre ore passeggiando per i vialetti alberati del parco, meravigliandomi per qualsiasi piccolo dettaglio che scoprivo.

Avrò modo di soffermarmi sul Retiro, suoi suoi monumenti e sui suoi incantevoli paseos più avanti. Oggi lascio spazio alle foto: le immagini, si sa, in certe situazioni sanno essere più eloquenti delle parole!

EPA (Espacio Polivalente Autogestionado): il Patio Maravillas

Ho scoperto un posto dietro casa che mi piace moltissimo. Si chiama Patio Maravillas e, come si può intuire dal titolo, è uno spazio polivalente autogestito, in cui si possono svolgere moltissime attività culturali e sociali.
L’ho conosciuto per caso, passandoci davanti mentre andavo a fare la spesa.
Pensavo che da quel palazzo entrasse e uscisse davvero troppa gente.
Così un giorno ci sono entrata per curiosare: al piano terra, sulla destra, ho trovato una stanza dove si raccolgono pezzi di biciclette per crearne nuove. Non sono mai stata appassionata di biciclette, ma ho sempre trovato l’idea di ricreare cose da materiali di riciclo semplicemente geniale. Seguendo i suoni delle voci e della musica che arrivavano dall’altro lato, mi sono poi ritrovata in una stanza piena di gente allegra, in un ambiente informale, come piace a me!
Mi sono presa una caña con dei ragazzi che già conoscevo e non sono più tornata fino a questa sera, quando mi sono decisa ad esplorare quel palazzo che tanto mi incuriosiva, insieme ad alcuni ragazzi che come me erano già stati al Patio.
Ho davvero trovato ciò di cui avevo più bisogno in questo momento: corsi di fotografia, coro, yoga, teatro e lingue GRATIS! Ci sono anche assemblee in cui si parla di economia, società ecc.
Insomma, come poteva non piacermi un posto così??
Ho trovato un modo per fare ciò che più mi piace e che mi tiene impegnata quando non ho lezione, a due passi da casa, senza spendere un centesimo!
Ma la cosa ancora più simpatica è stata trovare gente di ogni età ai corsi.
In Italia sarebbe fantascienza: la gente sopra i 40 anni ne starebbe alla larga, quelli più avanti con l’età lo classificherebbero unicamente come “posto per drogati”.
Invece no, è stupendo e ci tornerò spessissimo!
Tra l’altro, fanno anche da mangiare e per la modica cifra di 1.50 euro mi sono mangiata una tortilla da leccarsi i baffi!

Erasmus al capolinea?

Ormai questo fatto è sulla bocca di tutti: il programma di mobilità per studenti europei che ha riscontrato maggiore successo nel nostro continente potrebbe fermarsi qui, proprio nell’anno in cui si celebra il suo 25° anniversario.
Pensare che forse sarò una degli ultimi studenti a cui è stato dato questo “privilegio”, dovrebbe farmi pensare a quanto sia fortunata, invece mi riempie di rabbia.
Il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, ha ammesso che si stanno esaurendo le risorse finanziarie per questo progetto. Certo, c’è crisi: è sempre questa la motivazione per tagliare sulla cultura e su tutto ciò che ci può arricchire umanamente.
E il problema si fa ancora più grave se si considera che gli studenti che prenderanno una borsa di studio nel secondo semestre del 2012-2013 potrebbero non ricevere finanziamenti a sufficienza. Si parla del prossimo semestre!!
Dopo nemmeno due mesi a Madrid, alle prese con tutte le maledette procedure burocratiche (proprio per inviare entro la scadenza quei documenti che servono per la borsa UE ), ritrovarmi davanti a questa prospettiva mi ha lasciata a dir poco allibita.
230 euro non bastano per pagarsi l’affitto a Madrid (nemmeno per la metà dell’affitto), ma di certo avere a disposizione 230 euro in più fa comodo.
Partire con la sicurezza di avere un generoso salvadanaio e scoprire durante quest’esperienza che forse questa certezza non c’è più, è più una presa per i fondelli che d’altro.
Studenti universitari, siamo nelle mani del commissario al bilancio Lewandowski, che il 23 Ottobre presenterà una proposta in materia al Consiglio Europeo.
Si pensa all’Europa unita, ma se questo ennesimo taglio sarà attuato, a breve verrà negata una delle opportunità più concrete per crescere e vivere da europei, per potersi sentire davvero europei!

Sabado Madrileño

Da quando sono arrivata, il mio coinquilino continua a dirmi che dovrei abbandonare la mia vita da Erasmus, fatta di lauti pasti consumati ad orari improponibili, cañas, tapas e bocadillos, per intraprendere quella madrileña. Così, sfruttando un weekend libero dal lavoro, ha deciso di fare una Fiesta de bienvenido. E quale pietanza può rappresentare meglio la Spagna, se non la paella?

Come mi aspettavo era deliziosa ( o, come direbbero gli spagnoli, muy rica ); quello che però mi ha più divertito di questa comida è stato imparare tantissime cose su questo piatto che nemmeno conoscevo!

La paella ( che si pronuncia “paeglia”, e non “paella” o, peggio, “paiella” ), prende il nome dalla padella che si usa per prepararla. E fin qui niente di nuovo. Ma veniamo a quello che un qualsiasi turista in vacanza potrebbe non sapere: la paella è un piatto tipico valenciano, non madrileño, e gli spagnoli la mangiano a pranzo. Solo ai bambini viene servita nel piatto, mentre gli adulti la mangiano direttamente dalla padella. E ancora, per fare una buona paella, lo strato di riso aderente al fondo della padella si deve bruciacchiare. Garantisco che anche la parte quemada è ottima; l’unico problema viene dopo, quando si deve scrostare la padella! L’ultima cosa che ho imparato è che, nonostante ci siano diversi tipi di paella, quella classica si prepara con carne di pollo e di coniglio; quella di marisco ( con cozze, vongole e gamberi ) è più turistica.

Questa bontà culinaria è stata accompagnata da una bevanda che in Spagna è tanto popolare quanto la sangria, il tinto de verano, preparato con vino rosso e soda.

Per concludere la giornata in pieno stile madrileño, non poteva mancare la tappa obbligata al Candela, locale famosissimo di Madrid, che si trova nel quartiere Lavapies e che dagli anni ’80 rappresenta  uno dei punti di riferimento del flamenco spagnolo. Tutti i bailaores più famosi sono passati da qui e, ancora oggi,  il Candela rappresenta un punto di incontro per artisti e appassionati di uno stile di ballo intramontabile e caposaldo della cultura spagnola.

 

Madrid, torna la normalità dopo la tensione

Ancora proteste e manifestazioni sotto il cielo di Madrid, proprio in concomitanza con quelle di Piazza Syntagma ad Atene. Ieri il coordinamento “25-S” , gruppo di attivisti creato online e ispirato a quello americano di Occupy Wall Street, è riuscito a mobilitare migliaia di persone (6.000 secondo la Delegazione del Governo) per chiedere le dimissioni di quei Parlamentari  colpevoli di aver accettato le pesanti norme di austerity imposte dall’Europa per salvare le banche spagnole.

Quella che era iniziata come una manifestazione pacifica, si è trasformata verso le 19 in guerriglia urbana e la tensione tra forze dell’ordine e manifestanti è arrivata al punto tale che le notizie da Madrid hanno avuto risonanza su tutti le più importanti testate giornalistiche mondiali.

Gli scontri più violenti hanno avuto luogo in Plaza Neptuno, sede del Congresso, la quale è stata assediata per qualche ora. La risposta della polizia è stata immediata, con cariche e proiettili di gomma sparati contro la folla. Il bilancio finale è stato di 64 feriti, 27 dei quali poliziotti, e 35 arresti. E mentre oggi il Ministro dell’Interno appoggia la polizia, affermando che sarebbe stata costretta ad intervenire contro una “violenza estrema” attribuita ai manifestanti, IU e PSOE denunciano l’impiego sproporzionato delle forze dell’ordine.

Dall’altra parte, gli esponenti di 25-S, che hanno denunciato la presenza di poliziotti in borghese nel corteo, hanno deciso di convocare un’altra manifestazione il 29 settembre. Oggi, il giorno dopo la manifestazione, tutto o quasi è tornato alla normalità. Come a luglio, quando ebbi modo di raccontare un altro momento “caldo”, la tensione sale al massimo nel corso della manifestazione, per poi tornare tutto a posto. La cenere però è calda e la miccia è pronta ad esplodere nuovamente alla prossima occasione.