Vedere l’isola di Haiti all’alba è una contraddizione unica: un panorama stupendo, sorrisi da parte di tutti, tra capanne, piedi nudi, muli, bambini e donne con le taniche per l’acqua. Avevo appuntamento con don Giuseppe alle 6 del mattino. Doveva andare a dire messa a Kot de Fer, una frazione di Mare Rouge a circa mezz’ora di jeep dal centro del
paese. La messa era alle 7.30 e pensavo che il don si dovesse preparare per tempo.
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Sulla chiesa spunta la croce illuminata
A Mare Rouge non si rimane mai senza far nulla. I volontari che sono qui in questo periodo, sono rimasti bloccati per qualche giorno per via di materiale elettrico che deve arrivare. Nell’attesa è spuntato un nuovo super lavoro: l’illuminazione notturna della croce sul tetto della chiesa, non solo simbolo di fede, ma punto di riferimento per gran parte della comunità di Mare Rouge.
Roberto, Antonio e Alessio si sono dati da fare per rendere autonoma l’illuminazione: due pannelli solari, due strisce di led e delle batterie. Collegamenti pronti, ma come arrivare fino alla croce e agganciare cavi e luci? Ed ecco che, tra un po’ di peripezie, arrangiandosi come in qualsiasi casa, i “nostri” armati di scale e buona volontà hanno portato a termine l’impresa. E ieri notte l’accensione ufficiale.
“Imparare l’arte per risollevarsi”
Suor Nazareth e suor Rose sono due suore di Jean Ravel, il comune che si trova a un’ora di jeep da Mare Rouge. Sono andate a trovarle oggi, dopo aver visitato l’ospedale con Madda. Ci hanno accolto e offerto il pranzo. Anche loro si stanno impegnando notevolmente nell’aiuto alla popolazione, da anni. Non con assistenzialismo, bensì organizzando e coinvolgendo la popolazione su più livelli. «Noi le aiutiamo a trovare quella parta di sé che si possa esprimere, l’arte, anche così possono risollevarsi» raccontano. Continua a leggere
Un ospedale per 250mila persone, con corrente per mezza giornata
Può esistere un ospedale con la correte elettrica per mezza giornata e senza il macchinario per fare le radiografie? Sì ed è operativo a Jean Ravel (Haiti), un comune a un’ora di Jeep da Mare Rouge. Ci sono andato questa mattina accompagnato da Madda, l’aiutante della parrocchia che si occupa dei disabili. Mi ha fatto conoscere il direttore dell’ospedale, Blanchè, e insieme abbiamo fatto una visita della struttura. Con gli occhi di un europeo la situazione è drammatica per diversi motivi: è l’unico ospedale di tutto il nord-ovest di Haiti, serve 250mila abitanti, non ha alcun sostegno economico dallo Stato e i pazienti devono pagarsi le cure. Sottolineo, con gli occhi di un europeo è una situazione drammatica, ma la gente del posto ringrazia di avere un ospedale, anche se per raggiungerlo ci vogliono ore di cammino. Continua a leggere
La scuola che è nata dai tappi di plastica
La scuola di Bourra è nuova ed è stata costruita grazie ai tappi di plastica. È stata inaugurata l’anno scorso dopo essere stata interamente ristrutturata dalla parrocchia di Sant’Anna. Ci sono andato oggi con don Giuseppe e don Mauro per incontrare otto insegnati che dovevano firmare il contratto per il nuovo anno scolastico. Anno che qui inizierà il 16 di ottobre. Ma di statale questa scuola non ha nulla: non riceve finanziamenti e gli stessi insegnanti vengono sostenuti dalla parrocchia. Continua a leggere
“Omme blanc, Omme blanc”
È quasi una settimana che sono partito da casa. Alla partenza mi son detto di mantenere un certo distacco per raccontare la situazione. Ma non so per quanto sarà possibile.
Oggi ero al telefono con le mie figlie ed erano tutte contente per il primo giorno di asilo della più piccola. Mentre parlo cammino tranquillamente per le strade dissestate di Mare Rouge.
Nelle case dove una luce a led cambia la vita
Entrare nelle case dove non c’è nulla, piccole e con il tetto in lamiera, e vedere una luce in funzione è come trovare l’acqua nel deserto. Mi mostrano quella luce con orgoglio, ne sono felici, sorridono quando chiudono la porta e con una corda accendono i led collegati al pannello solare. È quello a cui ho assistito oggi, quando sono andato in giro con Odinel, ragazzo di 27 anni che, insieme a un altro giovane del paese, si è occupato di portare la luce in 93 case di Mare Rouge, grazie all’uso di piccoli pannelli. Continua a leggere
Con cosa giocano i bambini ad Haiti?
Con cosa giocano i bambini di Haiti? La domanda tanto semplice quanto disarmante mi è arrivata via telefono dalle mie figlie. In questi giorni non ho visto in giro bambole, macchinine, costruzioni. Niente. Non sapevo cosa dire.
La risposta mi è arrivata poche ore dopo, sulla strada per il mercato dove ho incontrato il bambino nella foto. Nessuno gioco, solo un vecchio copertone e nemmeno un bastone per farlo rotolare, ma una tanica vuota piegata a metà. Giocava da solo. Neanche a farlo apposta, uno dei volontari presenti in questi giorni, Alessio, mi mostra delle sue foto fatte qui qualche mese fa: un bambino con in mano una palla fatta di carta e corda.
Adesso devo solo trovare il modo di spiegarlo alle mie bambine.
Al mercato con Berta, dove il paese prende vita
Il martedì è un giorno importante per Mare Rouge. È giorno di mercato, il grande mercato. Ci sono andato questa mattina accompagnato da Berta, la responsabile della casa parrocchiale che doveva fare spese per gestione della struttura. Con noi anche Antonietta, sorella di Don Mauro, e suo marito Angelo. L’area del mercato è a pochi minuti dal centro, ma non ha niente a che vedere con le aree mercato italiane. Si capisce che siamo arrivati quando in una piccola piazzetta si vedono un po’ di muli legati agli alberi. È il parcheggio. Inizia l’avventura nel mercato. Continua a leggere
Bambini e taniche
Sono tanti i bambini in giro con le taniche, a volte vuote, a volte piene. Escono di casa e vanno a prendere l’acqua alla fonte. Se sono fortunati vivono vicino al centro di Mare Rouge dove da un anno è entrato in funzione l’acquedotto con quattro punti di distribuzione.
I meno fortunati, invece, hanno molto cammino da fare. Questa foto è stata scattata sulla strada che dal centro porta a Damè, a circa mezz’ora dalla fonte. Stavo tornando dall’ambulatorio a piedi in direzione opposta alla sua.
Le taniche sono piene e il bambino, che sembra non abbia più di cinque anni, ha appena fatto una pausa appoggiandole a terra. Sono le 11 del mattino, il sole è quasi a picco, e quelle che porta sono due bidoncini da circa 1 e 3 litri. Pieni. Non so quanta strada avesse da fare ancora.