Parte 2 – World cup

Per Tokyo, e per il Giappone,  quella del mondiale è un’occasione in più per addobbare a festa centri commerciali e negozi.

Qtokyu e varie altre catene a Shibuya e Shinjuku hanno sostituito le piu’ quotidiane decorazioni a base di fiori e stelle con altre a tema calcistico a tempo record negli ultimi giorni.

A dire il vero le maggiori testate e i telegiornali hanno dedicato moltissimo dei loro spazi, in questo periodo, al passaggio del premierato dalle mani di Hatoyama a quelle del neo-eletto Kan Naoto, e non si percepisce un clamore eccessivo legato all’evento (ma questo non vuol dire che la gente non ne parli).

La principazione principale è legata al girone iniziale, che vede il Giappone impegnato con Camerun, Danimarca e Olanda, decisamente non aiutato dai sorteggi e a rischio di un’uscita di scena molto rapida.

L’altra sera, chattando con un’amica Varesina  – Per fortuna sei lì e magari non devi sorbirti tutto questo casino! – ma dimenticava che sarò “in mezzo”. La prima parte in Giappone.

Poi,in pieno effetto nostalgico di ritorno, in Italia.

Potrei quasi sentirmi a casa.

Sei italiano? Io tifo Inter. (parte 1)

Ammetto di non essere l’italiano più comune.

Del calcio non mi è mai importato nulla. O meglio, il calcio esiste su un piano diverso da quello su cui io mi sposto, e non abbiamo molte occasioni per incrociare le nostre strade. Ciascuno  prosegue seguendo il proprio tracciato abbastanza incurante dell’altro.

Con questo come postulato, ricordo che ancora stordito dalle novità (nel paese che avevo solo conosciuto sui libri fino a pochi giorni prima), suscitavano in me una sottile ilarità le richieste, abbastanza frequenti, dall’uno e dall’altro “amico” giapponese appena conosciuto.

– Italiano?!? Allora che squadra tifi? – spesso nella mia lingua. O spesso in un giapponese ostentatamente semplicistico per strapparmi una risposta con dolcezza.

– Ah, mi dispiace. Sono un italiano strano, non mi interessa il calcio. – Sgomento o espressioni divertite.

In fondo noi siamo tra le nazioni che in Capitan Tsubasa – da noi meglio noto come Holli e Benji – fanno del calcio il loro vanto e orgoglio. Ma analizzare a fondo questo punto richiederebbe una lunghissima digressione su come i giapponesi si creino spesso idee estremamente stereotipate e veicolate del mondo fuori (“estero” in giapponese si scrive con i caratteri di “paesi fuori” -dall’arcipelago giapponese, ovviamente) , cullati e viziati dalla loro informazione ansiolitica, immersi nella loro bambagia consumistica.

Per molti l’Italia è IL calcio. Soprattutto lo è stata in maniera schiacciante fino allo sviluppo avanzato del calcio autoctono dopo quello che motli hanno definito un nouvo boom dello sport in questione negli anni post-World Cup 2002.