La mia condizione di volontario quasi nullatenente non mi permette di possedere una vettura e così, per i miei irrinunciabili spostamenti fuori città (“città” è forse una parola un po’ grossa ) posso scegliere tra l’autostop, il covoiturage oppure il classico treno. Le prime due opzioni, e soprattutto la prima, sarebbero indubbiamente da preferire quando il portafogli piange…tuttavia l’idea di potermi ritrovare nella morsa di un qualche maniaco o, peggio ancora, di una donna-al-volante, mi spinge sempre a scegliere la terza ed estremamente cara opzione. Tra l’altro, ho sempre amato muovermi su rotaia: il soporifero sferragliare, le dolci frenate e le lente ripartenze, le ampie vetrate che permettono di rimirare il paesaggio, i “portoghesi”. Insomma, non sono per niente d’accordo con quel filosofo di Danzica che affermava che il solo beneficio arrecato dall’invenzione della ferrovia è stato quello di risparmiare «un’esistenza disgraziata a milioni di cavalli da tiro». Ma ritorniamo sul pezzo.
Come ho già accennato, i treni francesi sono estremamente cari. Per quanto mi riguarda, ho il diritto a possedere una carta sconto per giovani fino a 28 anni che permette uno sconto dal 30 al 40% su quasi tutti i viaggi. Ma anche con l’aiuto di questa tessera magica i prezzi, se comparati con quelli italiani, rimangono estremamente cari.
Un’altra peculiarità dei treni francesi è la loro estrema puntualità. Ora, il mio articolo può sembrare il solito intervento infarcito di luoghi comuni, in cui i tedeschi arrivano sempre in orario, gli spagnoli sono calienti e le donne del sud hanno i baffi. Eppure fino ad ora la puntualità é sempre stata un elemento distintivo dei miei costosi viaggi francesi; anche in passato. Mai un minuto di ritardo e la sicurezza di non perdere mai una coincidenza, anche se molto ravvicinata.
Con tutto ciò bisogna dirlo: questa precisione toglie un po’ di pathos al viaggio, e i pendolari varesotti che usufruiscono di quell’innominabile compagnia ferroviaria per recarsi giornalmente nella grande mela lombarda lo sanno bene. Chissà quante amicizie, se non addirittura amori, sono germogliate su quei vagoni, nate dalla solidarietà reciproca che avvicina le persone a fronte di una comune sventura. Nulla di tutto ciò potrà mai accadere su quei freddi treni d’oltralpe, precisi ma privi di anima! (Sono proprio le stesse identiche parole che avevo in mente questo Dicembre, mentre riflettevo su come avrei potuto colmare quei 164 minuti che mi separavano dall’arrivo del mio agognato convoglio per Milano..)
E che dire dei controllori ? Il loro incedere unito alla loro rinomata fiscalità genera sempre nella maggior parte dei viaggiatori (me compreso) una sorta di vaga paura e conseguente sudorazione fredda. Imperturbabili e avari di emozioni avanzano tra i corridoi, e a differenza della maggior parte dei colleghi italiani non perdono il loro cipiglio nemmeno quando si trovano a dover controllare il biglietto di qualche giovane e avvenente passeggera. Nati per punzonare.
Ultimo ma non ultimo, nei week-end la frequenza dei convogli diminuisce vistosamente, e a farne le spese è soprattutto chi, come me, deve servirsi di linee minori. E così se il sabato o la domenica volessi farmi un’ottantina di chilometri per recarmi nella grande città la più vicina a me, vale a dire Bordeaux, questo sarebbe un grosso problema. Infatti il primo treno per Saintes (la città dove mi toccherebbe per forza cambiare) parte alle 13.39. Ma non è finita qui: una volta arrivato a Saintes dovrei aspettare 1 ora e 54 minuti (sì, un’ora e cinquantaquattro minuti!) la coincidenza per Bordeaux. Risultato: arriverei alle 17.17. Ma le ferrovie francesi offrono ampie possibilità di scelta al fortunato viaggiatore, e così se dovessi per forza arrivare a Bordeaux prima dell’una del pomeriggio potrei optare per la pratica opzione che prevede la circumnavigazione della regione Poitou-Charentes : partenza ore 07.27, due cambi (Niort e Poitiers) e arrivo a Bordeaux alle ore 12.32. Niente male!