Nelle terre della vodka e delle salsicce affumicate, il maschio italiano è basso, tarchiato, perennemente abbronzato e un po’ cialtrone. Ma prendiamo ora i “cugini” francesi : complice la vicinanza geografica e un certo mescolamento avvenuto nel corso dei secoli, non si stupiscono più di tanto se scoprono che quel freddo sosia di Dolph Lundgren con il quale stanno amabilmente discorrendo si rivela essere un italiano. Lo stereotipo francese sull’uomo italiano è centrato infatti principalmente sugli attributi caratteriali. Per prima cosa, l’uomo italiano è un dragueur, ovvero un dongiovanni. È sorprendente e fa anche un po’ sorridere vedere con quale forza questi luoghi comuni siano radicati nella testa di persone così culturalmente vicine a noi, e che magari nella loro vita hanno potuto studiare, viaggiare, conoscere.
Ma l’esperienza più sorprendente è avvenuta la prima settimana di Giugno, quando sono stato in un liceo della regione a parlare di mobilità europea, portando la mia esperienza tra i giovani. Memore dei tempi nei quali anch’io scaldavo un banco e una sedia, ero mentalmente pronto a fronteggiare orde di alunni chiassosi, schivare oggetti, essere sbeffeggiato per via del mio accento. Contrariaramente anche alle mie più rosee aspettative, il discorso si è rivelato semplice e privo di intoppi: è come se mi fossi preparato ad entrare in un covo di hooligans per finire invece nel bel mezzo di un circolo letterario di signore di mezza età, sorseggiando del thé. Per tutto il tempo del mio intervento gli studenti sono rimasti immobili, un po’ annoiati ma comunque attenti. Hanno anche fatto qualche domanda. Prima di andarmene non ho potuto evitare di palesare tutto il mio stupore a una delle professoresse presenti. Lei sorride, annuisce amabilmente mostrando di aver ben compreso il motivo del mio sbigottimento e mi spiega come mai i suoi alunni non si sono comportati come mi sarei aspettato : « On est des français…on n’est pas chauds comme vous ou comme les espagnols ! » Traduzione : siamo dei francesi…non siamo caldi come voi o come gli spagnoli.
Caldi! La professoressa (di non so quale materia) ha detto proprio così. Caldi! Provate ad immaginare quante e quali immagini evoca tale parola se associata al carattere di una persona. Immaginate ora quale visione questa professoressa potrà avere dell’uomo italiano, se per descriverlo usa la parola caldo : un dongiovanni, un dragueur, abbronzato, chiassoso,vendicativo, che corre dietro ad ogni sottana mangiando nel contempo una mozzarella con le mani o addentando un succoso polipo crudo, come in una nota pubblicità di qualche anno fa. Si potrebbe proseguire per ore, in una girandola vertiginosa di luoghi comuni e immagini al limite del grottesco. La scelta delle parole tradisce ciò che si pensa, e mi sembra che nella visione dello straniero lo stereotipo la faccia da padrone. Incontrastato.