Vic. Comune di 40.000 abitanti a 70km da Barcellona, conosciuto dai piú per i suoi insaccati e la splendida fiera medioevale, é da giorni sulle prime pagine dei giornali e in testa all’agenda politica regionale e nazionale.
La giunta comunale, formata da 3 partiti assai diversi tra loro (socialisti, destra catalanista e sinistra repubblicana, che ve ne pare?), ha deciso di interrompere l’iscrizione al registro del padrón per tutti gli immigrati extracomunitari senza documenti in regola.
Il padrón é un registro amministrativo dove constano i residenti di un municipio, e l’iscrizione a esso da diritto a una copertura medica minima gratuita, eventuali sussidi di disoccupazione etc…, oltre che servire a fini statistici e di controllo.
La legge in vigore prevede che “qualunque persona che viva in Spagna ha il diritto e dovere di iscriversi al padrón del municipio in cui risiede abitualmente”.
Il comune di Vic, stanco dell’invasione di immigrati irregolari, della saturazione delle scuole, della continua richiesta di sussidi di disoccupazione, dalle code di chi viene, si iscrive, si fa operare a un ginocchio e se ne va, e della crescita della criminalitá, ha optato per questa decisione, scatenando una leggendaria bagarre politica e sociale. Madrid ha ordinato di riprendere il processo regolarmente, mentre il governo catalano si é mostrato piú interessato e disposto a studiare il caso , avvertendo una crescente insofferenza della popolazione locale nei confronti della mancanza assoluta di controllo che negli ultimi anni c’é stata nella politica d’immigrazione. Xenofobia e razzismo sono le parole piú gettonate. Di certo c’é che il precedente é stato creato e molti comuni si stanno muovendo nella stessa direzione, indipendentemente dall’appartenenza politica.
Gli effetti psicologici oltre che economici della crisi che sta colpendo la Catalunya piú di qualsiasi altra regione e la vicinanza delle elezioni rendono lo scenario imprevedibile e agitato.
E loro, gli immigrati, che dicono? “Gli andiamo bene solo quando gli serviamo”. Il paradosso é che la Catalunya, da sempre caratterizzata da una mentalitá aperta e all’avanguardia nella politica sociale, ha tratto grandi benefici dall’immigrazione interna decenni fa ed esterna piú recentemente (quanto ci piace la multiculturalitá di Barcellona), sembra stanca di un modello che ha smesso di funzionare e vuole ora la prioritá assoluta per “la gent de la terra“.
In attesa di vedere l’evoluzione (involuzione) dell’argomento, vi mando un saluto dal paese dove i controllori aerei possono arrivare a prendere 700.000€ all’anno [sic] o ti puoi ritrovare con orario e stipendio dimezzato e continuare a ritenerti fortunato perché non fai parte dell’ormai 20% di disoccupati (perdonate lo scivolone autobiografico).
Will we survive?
Olé!!
Beh c’e’ una bella differenza fra la situazione Italiana e quella Spagnola. Da quello che capisco anche un IRREGOLARE si puo’ comunque iscrivere al registro di una sorta di anagrafe. Qui in Italia un irregolare non e’ regiastrato da nessuna parte e non ha nessun dititto fatto salva l’assistenza medica di emergenza … Ve lo immaginate un irregolare che va al Comune di Varese a perndere la residenza (per poi uscire scortato dai vigili)? Puo’ persino dare che gli venga concessa perche nessuno se lo aspetterebbe?