Ufficiale. Dal 2012, tori disoccupati in Catalunya. Con 20% degli essere umani nella stessa situazione, ci sarebbe ben altro di cui preoccuparsi, ma con le elezioni regionali a Novembre, qualche decisione populista viene sempre bene. Sia chiaro, appoggio pienamente la decisione del Parlament e spero che sia il primo passo verso l’eliminazione di una tradizione che nel XXI secolo non ha più molta ragione di esistere, anche se un ampio settore della società continua ad amarlo e a vederlo con un marchio di fabbrica spagnolo in casa e all’estero.
Dopo le Canarie, che hanno proibito le corridas nel 1981, sará quindi la “sempre un passo avanti” Catalunya la comunitá autonoma che le eliminará dalla sua agenda culturale. Resta il dubbio sui metodi utilizzati dalla classe politica, che per una decisione cosí importante e sentita avrebbe forse dovuto interpellare il popolo catalano anziché tenere la decisione per sé.
È giusto vietare? Che ne é del “vietato vietare?” E tutti i catalani che volessero vedere una corrida? Dovranno andare a Valencia o Aragón? É semplicemente un’altra lotta Catalunya-Spagna travestita da dibattito culturale?
Certo é che il settore taurino, che ha visto i suoi introiti pesantemente ridotti dalla crisi, ci ha messo 5 minuti a chiedere 400 milioni di euro di indennizzo per il mancato fatturato che la decisione causerá. Che stessero ansiosamente aspettando l’opportunitá per “mungere”?
Tutte queste domande daranno conversazione per i prossimi 15 mesi, finché il divieto entrerá in vigore. E le risposte le dovrete trovare dentro di voi, perchè io sono in vacanza e ho una autonomia cerebrale più limitata del solito.