AUSTRALIAN HEART (part 2)

Nei due giorni successivi Fran Haiz mi raccontò il tramonto di questa civiltà.

Tutto cominciò nel 1780 con la creazione, da parte degli Inglesi, delle grandi città, tuttora esistenti e prosperose, di Sidney e Melbourne.Queste permisero scambi più efficaci con la madre Europa ma anche una massiccia migrazione da quest’ultima al nuovissimo continente. Ben presto le città non bastarono più’ per accogliere questo flusso e molti cominciarono a insediare abitazioni, villaggi, città in tutta l’Australia.

Questi territori erano comunque già abitati,amati e rispettati dai cinquecento gruppi indigeni allora esistenti.

Lo scontro fu inevitabile. I nativi, non conoscendo neppure il significato della guerra per la conquista del territorio, rimasero travolti dalla nostra incomprensibile violenza, decimati e spinti in luoghi a loro sconosciuti. Così costretti a migrare dalla loro amata regione, le tribù si ritrovarono sole e private di una buona parte della loro cultura.

Gli attacchi alle popolazioni indigene continuarono fino al 1900 circa; è comunque sbagliato credere che con questa seconda data il sorriso ritornò sul volto di questi ultimi.

Comincia infatti in questo periodo l’età delle “stolen generations” (generazioni rubate) che si protrarrà fino al 1960. Devo premettere che questo è, a mio avviso, uno dei periodi più bui della stria di questo paese. In questi anni vigeva una pratica barbarica per la quale gli infanti, nati in villaggi aborigeni, venivano rubati e portati in collegi per essere istruiti come Europei.

Le conseguenze furono drammatiche. Prima di tutto la violenza subita su questi bambini portò, in età adulta, a una tendenza, in questi ultimi, all’alcolismo e al suicidio ben superiore alla media. Anche le famiglie disperate rimasero danneggiate e cercando, invano, nelle città i propri figli, e conducendo qui una vita di miseria. Infine anche la perdita culturale fu notevole poiché senza nuove generazioni molte tribù andarono scomparendo e ora di queste non ci rimane niente.

L’ultimo capitolo di questa storia comincia nel 1967 quando i nativi vedono riconosciuto il loro diritto al voto e con questo entrano a far parte del grande gruppo dei cittadini australiani.

Da quella data a oggi le loro condizioni sono di molto migliorate, soprattutto grazie alle molte associazioni che lavorano giorno dopo giorno per e con le popolazioni aborigene. Tuttavia i segni del nostro arrivo sono ben evidenti, le cifre parlano chiaro, rimangono poco più di duecento clan, dai cinquecento di partenza, e la maggior parte dei giovani, in queste, è affascinata dallo stile di vita occidentale e tende a negare la sua origine, andando a rifugiarsi in un McDonald’s.

 

Meditiamo un attimo sulle nostre responsabilità, sulla nostra volontà di strappare una fiore invece che accudirlo e curarlo.

Un pensiero su “AUSTRALIAN HEART (part 2)

  1. scusa ma l’argomento di cui mi premeva parlare non è la situazione economica dell’Australia.
    Se non sei interessato dall’argomento gira pagina invece che divertirti a scrivere parolacce riguardo a un posto del mondo che, probabilmente, non hai neppure visitato.

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