L’inciampo del primato della matematica secondo Odifreddi

Secondo il brillante matematico Piergiorgio Odifreddi la matematica è da sempre impigliata nella rete del malinteso, della cattiva didattica, delle intrinseche difficoltà mai sciolte. Eppure – lui dice – lo sguardo al mondo del matematico rivela una profondità e una verità che neanche l’arte riesce a raggiungere. Servirà questa sfida? A chi poi? Lui enuncia le ragioni del perché la matematica, così utile e centrale nel mondo moderno, continua ad essere marginalizzata nell’esperienza delle persone, degli studenti e anche insegnata piuttosto freddamente dai docenti nelle scuole. Snocciola spiegazioni fisiologiche argomentando che l’intelligenza matematica si sviluppa solo dopo quella musicale, motivazioni psicologiche teorizzando che il fallimento del calcolo genera frustrazioni, motivazioni sociologiche che odifreddispiegherebbero che secondo la tradizione umanista e crociana italiana i matematici sono il pericolo e vanno tenuti sotto controllo per infine arrivare ad usare spiegazioni pedagogiche sostenendo che i programmi scolastici somministrati nelle scuole (peraltro vero) sono obsoleti e noiosi per cui alla fine tutte queste ragioni lascerebbero questa disciplina nell’angolo.

E’ vero, e condivido che la matematica apre a visioni e interpretazioni del mondo dove si riesce ad intravvedere la perfezione del creato, la complessità e la fascinazione del disegno e della logica che lo sottendono. Per cui conoscerla bene, apprezzarne lo spirito e la capacità interpretativa del mondo aiuterebbe ad conoscerlo , apprezzarlo e rispettarlo, ma Odifreddi dimentica, nel suo intervento “La bellezza matematica nascosta del mondo” che proprio grazie alla ordine cosmicomatematica, la  scienza e la tecnica hanno piegato il nostro mondo ad un dominio che segue oramai solo la sua logica interna. La tecnologia, oramai sganciata dal sapere scientifico, procedere su praterie di innovazioni che nulla hanno a che vedere con il benessere e la felicità delle persone. E lo fa stanno seduta sulle spalle della matematica, che presta i suoi servigi al mercato piuttosto che alla politica che dovrebbe agire per il  bene comune. Odifreddi dimentica che è proprio grazie all’abuso del sapere matematico da parte della finanza, dei tecnici e degli scienziati, che si è fatto scempio dell’ambiente e dei rapporti umani. Il calcolo divenuto strumento di interessi ha distrutto i rapporti fondati sulla solidarietà, transitando la società da una dimensione comunitaria ad una di tipo societaria.

L’arte non ha questa responsabilità e pur non intravvedendo nei dettagli scientifici le logiche del cosmo, dell’universo, non conoscendo perfettamente  le frequenze delle onde luminose,  gli spettri elettromagnetici, le orbite dei pianeti e la fisiologia delle piante, riesce a raccontare la vita, la complessità, la bellezza del mondo e anche ciò che il mondo sta perdendo  da una prospettiva diversa, che non la rende mai complice del disastro a cui assistiamo. Si può e si deve apprezzare la matematica, studiarla meglio e amarla per la sua profondità, ma bisogna anche che serva a riparare ai danni che lei stessa ha causato. Una sinfonia di Gustav Mahler in nessun momento ha distrutto un fiore in un campo e artel’architettura di una fuga di Bach, mostra in modo più istantaneo, completo e gradevole gli ordini nascosti del mondo, e in più può accedere a questa esperienza estetica anche la persona più ignorante della terra. Ci sarà pure una differenza?

Irpef o Irap: due visioni del mondo

In derby tra Irpef (imposta sul reddito delle persone) e Irap (imposta regionale sulle attività produttive) non è altro che la storica rappresentazione e contrapposizione tra  sinistra e destra: sostenere i ceti deboli e il loro consumo oppure detassare il capitale produttivo? Che un governo guidato dal centro-sinistra sia di fronte al dubbio è già significativo di quanta sinistra sia rimasta in Italia. Ma al di là delle contrapposizioni merita un’analisi su quale delle due riduzioni porti più effetti e crescita dell’economia.tasse2

Quando il sistema economico ristagna da anni con una domanda interna molto debole, è molto probabile che un aiuto ai consumatori di fascia di reddito bassa e medio-bassa, si traducano immediatamente in consumi di beni e servizi. Un imprenditore, anche se in sofferenza, non assumerà e non si metterà a produrre di più se non è incentivato dalla domanda di beni e servizi che proviene dai consumatori, a meno che non ci siano rivoluzioni tecnologiche all’orizzonte, nuovi mercati che si aprono oppure beni che producendoli creino essi stesi un forte incremento della domanda. Gli investimenti sono una funzione dell’efficienza del capitale. Se un imprenditore non pensa di guadagnare nel medio termine, non rischia tassedenaro, né proprio né quello delle banche. Ma un consumatore che non tira la fine del mese, se riceve 100 euro in più, li trasforma immediatamente in consumo. In questo caso la ricetta keynesiana a mio parere si mostra molto più efficace che la ricetta neo-liberista. E tutto questo considerando strettamente la logica economica e senza contare che un po’ più di giustizia sociale non farebbe neanche tanto male.