La vergogna è senza fine

Sono un compositore iscritto alla Siae, la società italiana degli autori ed editori il cui presidente è Gino Paoli, cantautore ligure, famoso nel mondo per le sue bellissime melodie. Apprendo che il nostro presidente è fortemente preoccupato al danno di immagine che gli verrebbe dal fatto che molto probabilmente sta emergendo che ha evaso al fisco italiano la bellezza di due milioni di euro. Paoli
Forse Gino Paoli era stato messo al vertice della Siae proprio perché rappresentava una faccia pulita che finalmente voleva occuparsi di un settore monopolistico che tanto assomiglia ad una lobby dove nelle passate gestioni che si sono alternate non sono mai riuscite a farla diventare un organismo veramente trasparente a tutela degli autori ed editori. Ed eccoci che ci risiamo, anche la faccia pulita di Gino Paoli si rivela essere un incallito evasore alla veneranda età di ottant’anni e la sua preoccupazione resta solo quella di tutelare la sua di immagine, non il danno di credibilità che arreca a tutto il mondo dei soci siae, al mondo della cultura e all’Italia degli autori ed editori, dimostrando di non essere all’altezza del compito? Il suo commercialista gli suggerisce di attendere nel dimettersi dalla carica di presidente ma noi piccoli soci vorremmo suggerirgli di farlo al più presto. “Senza fine, tu trascini la nostra vita” e scivoli nel più antico degli italici vizi della scorrettezza. Ma non c’è proprio nessuno in grado di esercitare con dignità il compito che gli è stato affidato?

Cittadini e politici: piccola antropologia dell’italianità

Qualcuno ha detto che i nostri politici sono lo specchio della società civile. Perché mai non dovrebbe essere così?

Dopo quasi sessant’anni di democrazia in Italia il senso di fastidio per la politica e per i politici è cresciuto in modo esponenziale: dai più noti puttanieri ai piccoli imbroglioni, dai grandi evasori agli occulti manovratori, dagli ingenui furbacchioni alle vittime di complotti, dagli inconsapevoli a cui comprano case vista Colosseo ai più “sfigati” che con complotti si ritrovano la terrazza riparata, da chi piazza il figlio a chi piazza la famiglia, da chi si fa rimborsare le spese per le mutande a chi si compera il suv perché nevica. La lista è infinita ed è nauseante. Ma perché tutto il peggio dovrebbe essere concentrato proprio nella politica? Forse è vero, come abbiamo scritto altrove in questo blog, che la politica è anche un po’ come una lotteria: chi ci arriva gode di privilegi, benefit, redditi e prebende innumerevoli ma nella massa di politici certamente ce ne sono un’infinità corretti, Sordimoralmente integri e appassionati. Ma allora cosa sta a significare il “Tutti a casa! Non se ne può più di questa classe dirigente” che si leva da più parti? Sta a significare che è tempo che in quel luogo del privilegio ci vadano altri a fare disastri e a godersi la bella vita. Se è vero che i politici non sono altro che noi stessi con un po’ più di fortuna, molta ambizione,  un po’ di faccia tosta e buona attitudine al compromesso, allora significa che si tratta di snellire il turn over e che sulla giostra ci salgano anche altri cittadini.

L’Italia è giovane, troppo giovane e nella sua storia lo straniero ha richiesto gabelle e balzelli per secoli. Non ci piace pagare e siamo creativi per evadere tanto quanto siamo egoisti e individualisti. Il boom economico ha dato un grande aiuto a rinforzare i difetti italici. Non esistono gli uomini della provvidenza. I politici siamo noi, così come i partiti siamo noi.  I loro difetti sono i nostri, non esistono buoni e cattivi ma il mal costume della politica è il malcostume che pratichiamo prima o poi un po’ tutti. Non è detto che sia possibile trasformare un italiano in un cittadino europeo civile, rispettoso delle regole, solidale ed eticamente rigoroso. Non è detto che ci si riesca perché non sa dove impararlo, i maestri non ci sono e il contesto della società tecnica non lo aiuta. Impariamo a sopravvivere nella polvere e a muoverci come animali nella savana, attenti e disincantati predicando bene e razzolando come possiamo. Essere consapevoli forse aiuta ad essere meno indignati, perché fino a qui pare che neanche l’indignazione aiuti il cambiamento.