Il caso (umano) Renzi

Più che ad un politologo o ad un filosofo della storia, il caso di Matteo Renzi andrebbe sottoposto ad uno psicologo delle personalità narcisiste.

Il caso che definirei “umano” del senatore Renzi, rappresenta una farsa della politica italiana, forse un personaggio della commedia dell’arte, da affiancarsi al governatore della Campania, il terrificante Vincenzo De Luca.Renzi de luca

Renzi è riuscito a fallire quasi tutto quello che ha tentato di fare, al netto dell’elemosina degli 80 euro e di alcuni provvedimenti sui diritti civili. Per il resto, il suo più grande risultato è stata la rottamazione di se stesso e ora del partito democratico. Con pochi anni di potere ha distrutto una tradizione che per quanto zoppicante, rappresentava ancora un ancoraggio ai valori di una socialdemocrazia che poteva rappresentare un asse di riferimento in un Italia spazzata da populismi, radicalismi e fascismi crescenti ai tempi della più profonda crisi economica. Invece il monello Renzi è riuscito a massacrare tale tradizione portando il PD nel gorgo dell’insofferenza che ha spinto gli elettori a scappare verso il movimento 5S e verso la Lega. Ma non contento del disastro sta sottocoperta con il megafono nelle mani menando fendenti e dettando la linea ai suoi luogotenenti come fosse il capitano della nave imbracciando veti e contando i numeri delle sue armate. Un gioco infantile sulle spalle di una tradizione politica e soprattutto sulle spalle degli italiani. Il caso umano Renzi avrebbe dovuto essere disarcionato da tempo ma la forza della nevrosi è potente e neanche gli uomini del partito riescono a scrostarlo dal suo gioco al massacro.

Questa classe dirigente del PD ha fallito e con lui i suoi uomini e rappresentanti che ora si ostinano a voler restare sotto i riflettori. La sinistra in Europa deve ripensare se stessa ma in Italia dovrebbe dimettersi in blocco e lasciare lo spazio a persone nuove, idee nuove che abbiamo un pensiero di medio-lungo termine, in grado di avere una visione della società e ripensare l’economia.Sandinavia

Tra investimenti per la sostenibilità, investimenti in tecnologie avanzate, sviluppo del turismo, della cultura, nel ruolo della piccola e media impresa che si converte con procedure di green-economy, la lotta alla povertà finanziata con la cronica evasione recuperata, un ruolo in Europa per rivedere i trattati, legislazione ambientale, mobilità sostenibile e compagnia cantante, di strada da fare ce n’è tanta e anche affascinante ed entusiasmante. Ma fino a quando questi piccoli uomini narcisi aggrappati al loro piccolo potere non se andranno a fare altro, difficile immaginare che l’Italia possa assomigliare adun paese come quelli della scandinavia che dimostrano che molte cose si possono fare. Perché attendere i forconi oppure derive autoritarie?

La feccia della società

Compare in TV ad un certo punto un leghista che si chiama Buonanno e tuona che i Rom sono la feccia della società. Tv e giornali riprendono il frammento e lo mettono in prima pagina. Perché? La domanda è perché dare spazio al delirio di una persona ignorante che per guadagnare ascolti e consenso a buon mercato si mette a sbraitare sciocchezze? Che lui non sappia fare altro è un problema suo, che i giornali gli diano risalto è un problema di tutti. Non credo che il sig. Buonanno conosca la storia dei Rom e gli consiglio di leggersi qualcosa perché è tanto avventurosa quanto affascinante e misteriosa. Ricordiamoci anche che sono stati sterminati circa mezzo milione di zingari nei campi di concentramento.  Poi, quando Romscaviamo appena sotto la superficie, a parte i luoghi che noi italiani gli ritagliamo come spazi di vita nelle nostre sordide periferie e a parte una piccola delinquenza legata a furti o altri reati minori i Rom proprio non possono essere rimproverati di nulla se non compatiti per le difficoltà e la marginalità a cui la nostra società li costringe. Altra cosa forse è prendere soldi pubblici e spenderli per ristrutturare terrazze, comperare imbarcazioni, acquistare diamanti e tentare la compravendita di lauree in Albania o posizionare i figli in posti pubblici che non meritano. Reati molto peggiori, più fastidiosi, certamente di cui doversi vergognare e chiedere scusa alla cittadinanza tutta. Il processo di semplificazione interpretativa che la Lega di ieri e di oggi ha sempre messo in campo – urlando ai quattro venti ridicolaggini – sembra far presa sull’opinione pubblica Buonannoesasperata e che non comprende le ragioni del proprio malessere e della propria povertà. Così costruirsi un nemico simbolico serve a sfogare la propria frustrazione e il proprio malessere guadagnando consenso a buon mercato. Propongo allora, visto che il compito dei Rom è quello di catalizzare l’ira e la disperazione della povera gente, di istituire un fondo di risarcimento per le accuse, per i comportamenti vessativi, per le menzogne e le sparate dei Buonanno di turno, cosicché anche loro ne possano avere un qualche giovamento. Invece ai giornali, ai siti web e alla Tv dovremmo chiedere e pregare di togliere l’audio alla stupidità umana.

La Lega e i Rom

Leggo l’inquietante notizia che a Torino un responsabile del “carroccio” propone di spendere dei fondi stanziati per i Rom, per pagare i treni per mandarli a casa.  Se non fosse che l’affermazione è surreale poiché le case dei Rom sono spesso caravan, roulotte, tende o baracche, in realtà verrebbe da pensare che l’ignoranza volava a livello del suolo quando si è imbattuta nell’infelice uscita del nostro amministratore. La loro casa è nel luogo in cui si fermano. Sono partiti dall’India qualche secolo fa e arrivati in Italia più o meno nella metà del 1400, quindi rispedirli è un’affermazione un po’ azzardata. La loro casa è qui!Rom
Quando un esponente della Lega parla dei Rom, mi tremano i polsi, se poi è un amministratore temo il peggio, se poi deve prendere decisioni sulle loro sorti allora ho la certezza che finisce male.
Amministrare non è facile, è vero, ma per prendere decisioni sulla vita degli altri, bisogna conoscere, studiare, approfondire prima di avventurarsi in tesi fantasiose. I Rom vivono così come sappiamo, in comunità, sono (o forse dovrei dire erano)  prevalentemente nomadi, con loro riti, una loro lingua, una loro religione, con  costumi arti e professioni antiche che il nostro mondo oramai rifiuta e che li spinge a trovare soluzioni alternative per sopravvivere in un clima ostile e via via più difficile. Forse, anziché abbandonarli ai margini delle città, qualcosa si può e si deve fare per aiutarli. Non chiedono molto, se non acqua per lavarsi,  luce per vederci e qualche servizio per sopravvivere e poter mandare i loro figli ad una scuola che permetta loro un futuro migliore. Costano certo molto meno di molte spese inutili delle nostre amministrazioni, ma noi ci ostiniamo a considerarli un corpo estraneo, stranieri, brutti, sporchi e delinquenti. Ma loro non sono altro che l’altra faccia della medaglia della nostra indifferenza e del nostro egoismo. Più gli emarginiamo e più ci risulteranno ostili, ma sono solo vittime di una miopia crescente. Complimenti al leghista e alla sua “exit strategy”, continuiamo così, facciamoci del male.