Irpef o Irap: due visioni del mondo

In derby tra Irpef (imposta sul reddito delle persone) e Irap (imposta regionale sulle attività produttive) non è altro che la storica rappresentazione e contrapposizione tra  sinistra e destra: sostenere i ceti deboli e il loro consumo oppure detassare il capitale produttivo? Che un governo guidato dal centro-sinistra sia di fronte al dubbio è già significativo di quanta sinistra sia rimasta in Italia. Ma al di là delle contrapposizioni merita un’analisi su quale delle due riduzioni porti più effetti e crescita dell’economia.tasse2

Quando il sistema economico ristagna da anni con una domanda interna molto debole, è molto probabile che un aiuto ai consumatori di fascia di reddito bassa e medio-bassa, si traducano immediatamente in consumi di beni e servizi. Un imprenditore, anche se in sofferenza, non assumerà e non si metterà a produrre di più se non è incentivato dalla domanda di beni e servizi che proviene dai consumatori, a meno che non ci siano rivoluzioni tecnologiche all’orizzonte, nuovi mercati che si aprono oppure beni che producendoli creino essi stesi un forte incremento della domanda. Gli investimenti sono una funzione dell’efficienza del capitale. Se un imprenditore non pensa di guadagnare nel medio termine, non rischia tassedenaro, né proprio né quello delle banche. Ma un consumatore che non tira la fine del mese, se riceve 100 euro in più, li trasforma immediatamente in consumo. In questo caso la ricetta keynesiana a mio parere si mostra molto più efficace che la ricetta neo-liberista. E tutto questo considerando strettamente la logica economica e senza contare che un po’ più di giustizia sociale non farebbe neanche tanto male.

Dare da bere agli assetati

Personalmente dubito molto sulla capacità di questo governo di prendere decisioni di politica economica che siano incisive, efficaci e risolutive. Ho già detto il perché in un altro commento spiegando che due visioni opposte e contrapposte non possono condividere le ricette di politica economica.

Oggi l’unica soluzione possibile è dare soldi ai ceti medio-bassi, a coloro che con duecento euro in più di reddito, escono di casa e vanno a fare spese, bisogna sostenere le pensioni minime, che si trasformano in domanda di beni italiani, detassare il lavoro intervenendo sul cuneo fiscale. Dove si trovano questi soldi? Si fa “deficit-spending”, negoziandolo con l’Europa, dicendo loro: “appena l’economia riprende, riprenderemo il rigore di bilancio” e contestualmente si rivede la spesa improduttiva della pubblica amministrazione, si lavora su una più equa redistribuzione del reddito con una patrimoniale e soprattutto si lotta contro bere agli assetatil’insopportabile scandalo dell’evasione ed elusione fiscale attraverso  l’incrocio tra informazioni sul reddito e sul patrimonio che i sistemi informatici possono arrivare a fare in tempi brevi. Lasciamo perdere la propaganda sull’IMU che non solo non risolverebbe nulla, ma rischia di aggravare ancora di più le cose. Per far questo però ci vuole un governo autorevole che mira al bene del paese e non un governo che mira a far crescere il consenso. La differenza è grande e purtroppo decisiva.