Quell’uomo è pericoloso

Quell’uomo è un pericolo. Uno che fa della semplificazione la bandiera della politica, dell’odio e della paura  la cifra del suo messaggio, dell’ambiguità delle fonti di finanziamento del suo partito il suo operare occulto, dell’isolamento dai partner europei la sua stella polare, è un uomo pericoloso. Parlo evidentemente del pugile suonato Salvini. Bene hanno fatto i 5 stelle e il PD a fermarlo prima che facesse precipitare  l’Italia nel baratro.

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L’ambizione personale gli ha dato alla testa e ha così fatto un testa-coda ritrovandosi fuori strada nel rally in cui credeva di essere il vincitore. Per questo certamente lo ringraziamo! Ora ricomincia a gridare, sbraitare, minacciare come un bambino a cui hanno rubato il gelato e pesta i piedi per terra livido di rabbia e incarognito con tutti i nemici (lui non sa cosa siano gli avversari). E trascina con sé un pezzo di Italia miope, insofferente e sofferente. Ma si tratta di un pezzo di Italia a cui hanno raccontato una favola e a cui per ingenuità ed ignoranza, questi connazionali sono felici di crederci. I problemi dell’Italia non sono quelli che lo “sceriffo suonato” racconta. Non c’entrano nulla i migranti e i burocrati europei. Queste sono semplificazioni imbarazzanti che allontanano lo sguardo dai veri problemi (al tempo delle “fake-news” si può raccontare tutto e il suo contrario con il rischio  che qualcuno ti segua e ti creda).

Governare un paese al tempo della globalizzazione è veramente molto difficile. La moneta unica non è arrivata al traguardo potendo contare su altrettante istituzioni adeguate; la tecnologia avanzata e l’intelligenza artificiale stanno erodendo gli spazi del lavoro, le problematiche industriali e la competizione dei grandi gruppi diventano centrali, non si possono risolvere grandi questioni con semplificazioni e creando ancora più danni all’ambiente con colate di cemento e liberalizzazioni delle norme sul fare impresa. Non si può, in tempo di crisi, fare una “flat tax” (tassa regressiva che favorisce i ricchi) con il rischio di smantellare il “welfare state” e non avere quindi i soldi per la sanità pubblica e la scuola e finire per lasciare che si curino solo coloro che hanno i soldi come negli USA. E potrei andare avanti nel mostrare il bluff dello “sceriffo suonato” ma il messaggio è per tutti coloro che si sono persi dietro questa stella caduta. La Lega Nord di Bossi era un’altra storia, dava voce al ceto produttivo del nord che era poco ascoltato e pagava tanto. Oggi non è più ieri, le problematiche sono differenti.

E’ vero, il PD ha sbagliato tanto, ha persino perseverato nei suoi errori con Renzi, inseguendo più della destra il mercato ed è diventato ancella del liberismo. E’ vero, i 5 stelle sono inesperti e ambigui (contengono destra e sinistra sotto lo stesso tetto) e non sanno in che direzione andare come l’asino di Buridano. E’ vero la sinistra-sinistra si è eclissata perché non ha più saputo parlare ad un popolo che era diventato ceto medio benestante prima della crisi. Ma queste ragioni non possono e non devono generare una mostruosità come lo sceriffo, ci vuole una rapida operazione di contro-informazione per raccontare non solo le malefatte ma il rischio di seguire il pifferaio ubriaco che potrebbe portarci dentro un buco nero. Dobbiamo lavorare tutti  per educare i leghisti smarriti. Intellettuali, persone di buona volontà, adottate un elettore della Lega e aiutatelo a capire e a redimersi. L’Italia ve ne sarà grata.