Il paradosso Italia: due comici i più seri

Nello spettacolo da basso impero che l’Italia non smette di proporci – immersa com’è nei suoi antichi vizi – spiccano due figure che per grandezza, perspicacia e lungimiranza surclassano di gran lunga la mediocrità divenuta regola.  Roberto Benigni da una parte e Beppe Grillo dall’altra rappresentano delle schegge di umanità, di visioni del mondo, emozioni che di rado si trovano concentrate nei profili ordinari che costellano la nostra quotidiana esperienza, al netto di tutti i talenti, lavoratori, artisti e uomini di buona volontà italici. benigniMa se questi ultimi decenni l’Italia ha prodotto un’eccellenza, questa viene proprio da due figure di giullari talentuosi che per gran parte della loro vita artistica precedente ci hanno fatto ridere e sorridere. Ma ognuno di loro aveva in nuce qualcosa che con il tempo sarebbe maturato: la critica sociale in Beppe Grillo e la potenza di approfondimento delle emozioni per opere dimenticate o incomprese o superficialmente esperite. Ed ecco che Grillo diventa leader di una forza politica dal 25% mentre dobbiamo attendere Benigni per comprendere l’importanza e la bellezza della nostra costituzione, per vibrare di fronte alla criptica divina commedia di Dante oppure essere illuminati dal senso ampio e profondo del decalogo del vecchio testamento. Ci sono voluti due comici per risvegliare senso civico da una parte ed grilloemozioni autentiche e profonde dall’altra, in un’Italia in ginocchio dopo vent’anni di dominio della triste cultura delle TV commerciali e una vertiginosa “descensus ad inferos” nel magma dove politica, malaffare e mediocrità si sono abbracciati in una danza orribile. L’uno in grado di svelare la fragilità e la debolezza del potere, avvezzo ad arroccarsi dentro le proprie logiche autoreferenziali, lontano dal mondo, dalla realtà e dalla gente, l’altro in grado di ridare vita e senso alle pietre miliari della nostra cultura, la letteratura del divin poeta, la forza della nostra costituzione e la profonda saggezza e fascinazione del cristianesimo delle origini, Che dire? Per citare qualcuno: questo non risolve i nostri problemi ma almeno un po’ ci aiuta.

La “normalità” debole tra “anomalie” forti

Il partito/movimento/setta di Grillo è certamente una forza di destra. C’è voluto un po’ di tempo per capirlo ma ora è chiaro. Dall’altra parte il partito padronale di Berlusconi è un’anomalia che nessun paese del mondo ci invidia.

Entrambe queste due forze anomale che abitano la nostra democrazia acciaccata tengono banco, occupano la scena impongono  l’agenda e spiazzano l’elettore inconsapevole con le girandole di trucchi, bugie, forzature ed escogitazioni bizzarre.G&B

La setta di Grillo non possiede democrazia interna, in nome di un cambiamento radicale estremo e a somma zero (o tutto o niente), spadroneggia tra insulti,  censure interne e litigi puerili senza aver provocato e stimolato nessun cambiamento. Il blocco dell’anomala destra italiana, innamorata del proprio leader carismatico, si aggrappa ai vetri dell’ingegneria giuridica per salvare un pregiudicato dalla decadenza dal suo ruolo di senatore e attore pubblico con manovre che fanno sorridere uno studente di giurisprudenza. Al centro di questa tenaglia l’unico partito con la p maiuscola, il partito democratico, si arrabatta con “antiche” procedure di dialogo interno, primarie, democrazia, confronto, che agli occhi degli italiani paiono procedure obsolete e prive di senso. Questa è l’anomalia italiana, dove dirigenti leghisti tra cui un  ex ministro pluri-dimissionario si permettono di insultare un ministro in carica senza che nessuno dica niente. E intanto un claudicante governo dalle larghe incertezze, galleggia su piccoli provvedimenti senza saper mettere mano ai veri problemi del bel paese. Perché per riformare questo paese, oltre alla volontà politica di una maggioranza monocolore, servirebbe anche una volontà del paese stesso, che langue ripiegata sul proprio interesse particolare e non sa più vedere il futuro e respirare il senso di un progetto sociale per il bene comune.

Ci vuole coraggio per sognare

Ci vuole coraggio per uscire dall’angolo dove il vincente perdente Bersani si è ritrovato. E lui sembra provarci. Governare chiedendo i voti al movimento cinque stelle sarebbe la vera novità in Italia. Per fare cose serie, che incidano nel profondo la staticità di questi anni. Solo così se ne può venire fuori. Il Pd insegna ai giovani neofiti del M5S a stare al tavolo del potere e loro imparano la democrazia votando i provvedimenti coraggiosi che cambino finalmente la geografia profonda delle nostre male abitudini, dei privilegi, della vecchiezza di istituzioni che non funzionano e non servono (si vedano tutte le società partecipate e non che distribuiscono soldi pubblici). Così si può rinnovare davvero e nel profondo un’Italia stanca e stremata da vent’anni di cattivi governi.Grillo Bersani

Bersani, se ce la facesse, ribalterebbe la sua posizione di sconfitto, che in realtà – Rebus sic stantibus – dovrebbe solo dimettersi. Ha un solo gesto che potrebbe salvare se stesso e noi tutti. Continua a leggere

Il fenomeno Grillo

Beppe Grillo rappresenta veramente il sasso nello stagno della politica italiana dell’era post-berlusconiana. Nasce come comico che lentamente si trasforma in osservatore del costume (o malcostume) nazionale, poi comincia con il denunciare le contraddizioni del sistema Italia. Poi si documenta e studia e capisce che deve chiedere a chi ne sa  di più, perché la complessità della società moderna è una matassa difficile da districare: premi Nobel, intellettuali d’avanguardia, pensatori originali lo aiutano a formulare alcune interessanti proposte. Il suo carisma a fianco della sua simpatia gli aprono la strada di una nuova comunicazione e il sistema 2.0 del blog gli permette di essere contro-informazione e come tale cresce l’interesse intorno a lui alimentato anche dal fatto di  essere distante dal mezzo ufficiale della televisione. Nel frattempo l’epoca di Bossi e Berlusconi volge al termine lasciando tra le sue rovine molta rabbia tra i suoi seguaci,  rabbia che si estende alle opposizioni di tutto l’arco istituzionale che  risultano immobili ed incapaci di dare risposte alla crisi  e – come un lago che si ritira –  lascia intravvedere le contraddizioni della casta, della politica ripiegata su se stessa, incapace di farsi interprete dei veri bisogni della collettività. Continua a leggere