Monti e Berlusconi: metafora dell’aria di “diludendo”

La politica è una professione. Lo si vede in questi giorni nell’incapacità degli eletti cinque stelle di trovare un compromesso costruttivo per l’Italia, ma soprattutto nel tragico se non grottesco fallimento di Mario Monti.

Si è presentato sulla scena politica come il salvatore della patria, con l’aria di colui che ha capito tutto da tempo. Aveva la possibilità reale, se ne avesse avuto il coraggio e la capacità, di mettere in campo alcuni significativi gesti politici che, nel momento stesso in cui si è insediato, nessuno gli avrebbe bocciato. Erano giorni tragici e molto delicati. Ma il sig. Monti da Varese ha fatto la cosa più facile che si poteva fare: il ragioniere esattore, falciando a destra e a sinistra imposte ai più deboli senza toccare quasi nulla dei capitali liberi, abbondanti ed esentasse in circolazione e senza mai entrare nella famosa “fase due della crescita”.monti berlusconi

Ma non basta, inorgoglito e accecato dal piacere di gestire il potere si è pure candidato, nonostante il niet di Napolitano, ed è stato punito severamente dall’esito elettorale. Una candidatura alla presidenza della Repubblica sfumata in poche ore di eccesso di ambizione. L’Italia ora giace nello stallo più assoluto, ma quello che fa più male è che in questa situazione l’unico che ne giova è proprio colui che ce l’ha messa e cioè il solito, l’intramontabile, indistruttibile, imperituro ed indelebile cavaliere, la cui tenacia è pari solo alla gravità e al numero delle inchieste che lo riguardano. Agli italiani piace così? Il guascone che prima ti frega e poi ti promette che ti restituisce il maltolto? Prendiamone atto, qui più che sociologi, politologi o economisti, serve uno psichiatra per capire meglio.

 

Etica? No grazie!

Diciamola tutta,  il fenomeno definitivo dell’evaporazione dell’etica nell’agire di molti amministratori pubblici avviene proprio nell’epoca del “bunga bunga” e con il fatto che nessuno si è mai dimesso. Non si è dimesso il presidente del consiglio, non si è dimessa la consigliera regionale Minetti, non si dimette Formigoni, e neanche la presidente Polverini. L’etica non abita più qui. Il potere berlusconiano ha tracciato la via, ha mostrato che il marketing fa vincere anche chi non ha progetti e idee, i denari permettono di comperarsi tutto, compresa la dignità delle persone, quasi tutti hanno un prezzo e alla fine vince la faccia di tolla di chi rimane seduto stretto alla sua poltrona. Si tratta semplicemente di un sistema di occupazione del potere e nulla di più. Non c’è nessuna rivoluzione liberale, lotta alle lobby, alle corporazioni, volontà di smantellare i privilegi, modernizzare lo Stato, ridurre il debito, incrementare gli investimenti, fare infrastrutture adeguate all’epoca. Il potere berlusconiano è puro potere per sé e per i propri sodali e ne è la prova la mancata immediata dimissione della giunta della Lombardia e anche quella del Lazio. Sorprende poi di vedere – in una trasmissione del canale La7 –  come un uomo semplice, vicino alle persone come il sindaco di Meda racconta le fatiche e i sacrifici della sua amministrazione che distribuisce 150.000 euro all’anno nel sociale, dopo averli risparmiati con sacrifici e rinunce. Sorprende la sua normalità, il suo impegno civico, la sua vicinanza ai cittadini, lui che è il “primo cittadino”. Continua a leggere