Volevo scrivere qualcosa sul tema dell’alienazione dell’esperienza e sulla libertà questa mattina. Qualcosa che parlasse di quanto sia difficile fare un’esperienza forte, autentica e completa della vita, chiusi come si è in strutture vincolate del lavoro, dello studio, degli obblighi, delle consegne e del riuscire a “funzionare” nel contesto della modernità. E magari anche lanciare anche qualche idea su come “aprire” nuove finestre e prospettive per allentare la morsa degli obblighi. Ma il risveglio è amaro: il signor Berlusconi ha detto che non ci lascerà liberi: vuole occuparsi del pianeta giustizia, vuole restare, indugiare sul campo di battaglia. Lo hanno condannato e quindi deve tenere in ostaggio l’Italia per sistemare il suo problema e, per ricaduta diretta, anche quello del suo impero economico. E lo deve fare da un posto di comando, tutelato dall’immunità parlamentare, piegando il paese ai suoi problemi. La tensione della divaricazione tra la rabbia che ispira fenomeni alla Grillo e l’ottusità di un paese che non riesce a svegliarsi dal brutto sogno di diciassette anni di interessi particolari crea un potenziale esplosivo inquietante. Tra l’incudine Mario Monti che in nome dei diktat della finanza mondiale opera nella carne viva degli italiani cercando di rendere appetibile il nostro debito pubblico al mondo e il martello Silvio Berlusconi che spadroneggia sulla cosa pubblica per fini personali, c’è di che restare basiti e sconsolati definitivamente. Continua a leggere