Leggo l’inquietante notizia che a Torino un responsabile del “carroccio” propone di spendere dei fondi stanziati per i Rom, per pagare i treni per mandarli a casa. Se non fosse che l’affermazione è surreale poiché le case dei Rom sono spesso caravan, roulotte, tende o baracche, in realtà verrebbe da pensare che l’ignoranza volava a livello del suolo quando si è imbattuta nell’infelice uscita del nostro amministratore. La loro casa è nel luogo in cui si fermano. Sono partiti dall’India qualche secolo fa e arrivati in Italia più o meno nella metà del 1400, quindi rispedirli è un’affermazione un po’ azzardata. La loro casa è qui!
Quando un esponente della Lega parla dei Rom, mi tremano i polsi, se poi è un amministratore temo il peggio, se poi deve prendere decisioni sulle loro sorti allora ho la certezza che finisce male.
Amministrare non è facile, è vero, ma per prendere decisioni sulla vita degli altri, bisogna conoscere, studiare, approfondire prima di avventurarsi in tesi fantasiose. I Rom vivono così come sappiamo, in comunità, sono (o forse dovrei dire erano) prevalentemente nomadi, con loro riti, una loro lingua, una loro religione, con costumi arti e professioni antiche che il nostro mondo oramai rifiuta e che li spinge a trovare soluzioni alternative per sopravvivere in un clima ostile e via via più difficile. Forse, anziché abbandonarli ai margini delle città, qualcosa si può e si deve fare per aiutarli. Non chiedono molto, se non acqua per lavarsi, luce per vederci e qualche servizio per sopravvivere e poter mandare i loro figli ad una scuola che permetta loro un futuro migliore. Costano certo molto meno di molte spese inutili delle nostre amministrazioni, ma noi ci ostiniamo a considerarli un corpo estraneo, stranieri, brutti, sporchi e delinquenti. Ma loro non sono altro che l’altra faccia della medaglia della nostra indifferenza e del nostro egoismo. Più gli emarginiamo e più ci risulteranno ostili, ma sono solo vittime di una miopia crescente. Complimenti al leghista e alla sua “exit strategy”, continuiamo così, facciamoci del male.