Mettiamoci per un momento nei panni di un neo-senatore o di un neo-deputato del movimento cinque stelle. Arrivato a destinazione in parlamento, nel luogo vetta del potere dove si forgiano le decisioni sul futuro del proprio paese, ci immaginiamo scalpiti per poter essere utile, iniziare una stagione di riforme, rinnovare la politica, azzerare i privilegi, introdurre equità nella distribuzione del reddito, spostare l’attenzione dalla rendita al lavoro, dimostrare che i costi della politica e della pubblica amministrazione possono essere abbattuti senza compromettere il funzionamento della macchina statale, e via così come un fiume in piena di volontà, progetti e intenzioni. Invece no! Nulla di tutto questo. Perché il progetto dei capi è un altro. Forse raggiungere il fatidico 100%, forse distruggere la partitocrazia, forse avere le mani libere per fare quello che si vuole senza compromessi. Per cui nulla di nulla e con nessuno.
Immaginiamo così la loro frustrazione, o almeno quella di molti di loro che vorrebbero fare, perché in Italia c’è molto da fare, e fare poco e bene sarebbe già tanto. Ma i miracoli a volte si sciolgono come neve al sole, e siccome i voti del movimento vengono un po’ da sinistra, un po’ da destra e sono voti che chiedono decisioni, così come sono venuti se ne andranno. E – molto probabilmente – il movimento cinque stelle rimarrà con percentuali più basse che non permetteranno di condizionare la politica italiana e quindi le scelte cruciali per ciò per cui sono nati: il cambiamento. Sarebbe una parabola della tristezza e, come già scritto, del disincanto. Il sig. Grillo se ne faccia una ragione, siamo in Europa, nel bene e nel male e una rivoluzione radicale come lui se la immagina non sarà permessa pena la fuoriuscita dell’Italia dall’euro prima e dall’Unione Europea poi.. Ce lo immaginiamo?