Il tormento dei deputati grillini

Mettiamoci per un momento nei panni di un neo-senatore o di un neo-deputato del movimento cinque stelle. Arrivato a destinazione in parlamento, nel luogo vetta del potere dove si forgiano le decisioni sul futuro del proprio paese, ci  immaginiamo scalpiti per poter essere utile, iniziare una stagione di riforme, rinnovare la politica, azzerare i privilegi, introdurre equità nella distribuzione del reddito, spostare l’attenzione dalla rendita al lavoro, dimostrare che i costi della politica e della pubblica amministrazione possono essere abbattuti senza compromettere il funzionamento della macchina statale, e via così come un fiume in piena di volontà, progetti e intenzioni. Invece no! Nulla di tutto questo. Perché il progetto dei capi è un altro. Forse raggiungere il fatidico 100%, forse distruggere la partitocrazia, forse avere le mani libere per fare quello che si vuole senza compromessi. Per cui nulla di nulla e con nessuno.5stelle
Immaginiamo così la loro frustrazione, o almeno quella di molti di loro che vorrebbero fare, perché in Italia c’è molto da fare, e fare poco e bene sarebbe già tanto. Ma i miracoli a volte si sciolgono come neve al sole, e siccome i voti del movimento vengono un po’ da sinistra, un po’ da destra e sono voti che chiedono decisioni,  così come sono venuti se ne andranno. E – molto probabilmente – il movimento cinque stelle rimarrà con percentuali più basse che non permetteranno di condizionare la politica italiana e quindi le scelte cruciali per ciò per cui sono nati: il cambiamento. Sarebbe una parabola della tristezza e, come già scritto, del disincanto. Il sig. Grillo se ne faccia una ragione, siamo in Europa, nel bene e nel male e una rivoluzione radicale come lui se la immagina non sarà permessa pena la fuoriuscita dell’Italia dall’euro prima e  dall’Unione Europea poi.. Ce lo immaginiamo?

Passo falso

Napolitano poteva uscire di scena marcando in modo indelebile il suo settennato, benché costituito da molte luci e qualche ombra. Però in questo finale di partita, spaventato forse dall’incomunicabilità delle tre minoranze uscite dalle urne, ha nominato una rosa di Napolitano“esperti” che assomiglia molto di più alla raccolta di figurine dei dinosauri. Nessuna figura di alto profilo, nessun giovane, nessuna donna, nessuno che rappresenti la discontinuità. Due gruppetti di profilo dubbio, la cui maggioranza siede nell’agorà della politica da quasi mezzo secolo e ha goduto di privilegi e vantaggi in tutto silenzio. Molti fanno riferimento proprio a quei partiti che non riescono a trovare la via di uscita e non potranno che partorire altre mostruosità come è stato per la legge elettorale detto “porcellum”. Di compromesso in compromesso, franeremo verso il basso profilo fino a far emergere la rabbia degli italiani in modo netto ed esplicito. Passo falso caro presidente, che per il solo fatto di aver rimosso il signor B. dalla presidenza del consiglio, gode la nostra eterna stima, ma il coraggio – che nessuno sembra avere in questa fase, neanche Grillo – non doveva mancare proprio a lei.

La Lega e i Rom

Leggo l’inquietante notizia che a Torino un responsabile del “carroccio” propone di spendere dei fondi stanziati per i Rom, per pagare i treni per mandarli a casa.  Se non fosse che l’affermazione è surreale poiché le case dei Rom sono spesso caravan, roulotte, tende o baracche, in realtà verrebbe da pensare che l’ignoranza volava a livello del suolo quando si è imbattuta nell’infelice uscita del nostro amministratore. La loro casa è nel luogo in cui si fermano. Sono partiti dall’India qualche secolo fa e arrivati in Italia più o meno nella metà del 1400, quindi rispedirli è un’affermazione un po’ azzardata. La loro casa è qui!Rom
Quando un esponente della Lega parla dei Rom, mi tremano i polsi, se poi è un amministratore temo il peggio, se poi deve prendere decisioni sulle loro sorti allora ho la certezza che finisce male.
Amministrare non è facile, è vero, ma per prendere decisioni sulla vita degli altri, bisogna conoscere, studiare, approfondire prima di avventurarsi in tesi fantasiose. I Rom vivono così come sappiamo, in comunità, sono (o forse dovrei dire erano)  prevalentemente nomadi, con loro riti, una loro lingua, una loro religione, con  costumi arti e professioni antiche che il nostro mondo oramai rifiuta e che li spinge a trovare soluzioni alternative per sopravvivere in un clima ostile e via via più difficile. Forse, anziché abbandonarli ai margini delle città, qualcosa si può e si deve fare per aiutarli. Non chiedono molto, se non acqua per lavarsi,  luce per vederci e qualche servizio per sopravvivere e poter mandare i loro figli ad una scuola che permetta loro un futuro migliore. Costano certo molto meno di molte spese inutili delle nostre amministrazioni, ma noi ci ostiniamo a considerarli un corpo estraneo, stranieri, brutti, sporchi e delinquenti. Ma loro non sono altro che l’altra faccia della medaglia della nostra indifferenza e del nostro egoismo. Più gli emarginiamo e più ci risulteranno ostili, ma sono solo vittime di una miopia crescente. Complimenti al leghista e alla sua “exit strategy”, continuiamo così, facciamoci del male.

Lo tsunami del disincanto

Ecco quello che rischia l’Italia: l’onda inarrestabile del disincanto che diventa stato permanente dell’anima. Siamo arrivati al confine, vicini al punto di non ritorno. Quando una crisi morde acuta e forte nella carne delle persone disorientate dalla fatica di terminare il giorno senza lavoro ma soprattutto senza prospettive, si guarda al nuovo che viene e si ripone tutta la fiducia e la speranza possibile tentando di domare il disincanto che sale forte e impetuoso come una marea di oceano. disincanto
“Blasé”, “disincanto”, “anomia”, tutte forme letterarie o sociologiche per descrivere uno stato di distacco, disinteresse, mancanza di fiducia e distanza dalle cose. La politica di oggi genera disincanto e rabbia ma il disincanto è pericoloso perché qualcuno potrebbe approfittarne, cavalcarlo e creare situazioni rischiose per la tenuta della democrazia.
Sono passati anni in cui le forze del mercato hanno prodotto disuguaglianze crescenti e molta politica ha cavalcato e approfittato della ricchezza prodotta dalla finanza senza regole. La regola è diventata “approfitta anche tu se ne sei capace” e il sig. Fiorito che entra in un concessionario e si compera un Suv perché fuori nevica rappresenta il simbolo del degrado. E poi contemporaneamente si comincia a smantellare lo “stato sociale”, privatizzare i servizi (si veda il bonus per le scuole private, la sanità a due velocità, i ticket che lievitano e i servizi che si riducono o che cominciano a costare troppo) mentre la macchina statale diventa il luogo del privilegio dove salire e saccheggiare il patrimonio pubblico. Un parlamentare, un consigliere regionale diventano dei posti “premio” dove finalmente maturare privilegi: si vedano i sigg. Razzi e Scilipoti.
Oggi – come cita Max Weber – viviamo nella stessa situazione che risuona nel canto della sentinella di Eidom durante il periodo dell’esilio, raccolto nell’oracolo di Isaia : ‘Una voce chiama da Seir in Eidom: sentinella quanto durerà ancora la notte? E la sentinella risponde: verrà il mattino, ma è ancora notte, se volete domandare ritornate un’altra volta’.

Il coraggio di restare

Quante sono le famiglie che in questo ultimo anno avranno pensato andarsene dall’Italia e migrare in qualche paese all’estero? Immagino tante. Forse è solo un sogno e forse se ne vanno solo i loro figli a cercare opportunità di studio e di lavoro, in quei paesi europei che sono più affidabili oppure nella lontana Australia. Del resto, non è solo la politica a deludere, ma soprattutto gli italiani, poeti e navigatori, talenti ed evasori. Incarniamo il meglio e il peggio dello spirito civico. Se da una parte siamo un popolo capace, creativo, geniale, che conosce l’arte di sopravvivere, dall’altro abbiamo un senso dello Stato, del senso civico veramente scarso. Le vicende di questi giorni in cui la politica è nello stallo più completo ci restituisce un’Italia spaccata tra diverse intransigenze e furbizie: da una parte il furbo e caparbio Berlusconi che lotta ancora una volta per i suoi interessi e  quelli dei suoi sodali,  pronto a mandare ancora più a fondo l’Italia promettendo quattro euro a chi loAustraliavota. Sono certo che una parte dei voti che ha preso e prenderebbe sono semplicemente legati alle promesse di abbassamento delle tasse. In tutto il tempo che ha governato, con una maggioranza “bulgara” non ha saputo farlo, la sua credibilità sta a zero. Come si fa a credere a quest’uomo che vedeva (solo lui) i ristoranti pieni così come gli aerei di turisti?   Di fronte a questo fatto non si può prendersela con Berlusconi ma desolatamente scuotere la testa di fronte a chi ancora lo vota. Cos’altro deve fare per far sì che gli Italiani capiscano? Continua a leggere

Italia: apripista o fanalino di coda?

L’Italia è ad un bivio: potrebbe essere l’apripista di un profondo e necessario rinnovamento o finire in un baratro che la colloca tra Grecia e Cipro. La società uscita dal dopoguerra ha sviluppato un “welfare state” costoso, che per essere mantenuto e per creare e consolidare il consenso ha dato vita a spese inutili per uno Stato pesante, ingessato e clientelistico incapace di rinnovarsi, di investire e di pensare al suo futuro. Il rinnovamento in atto – se riuscisse – potrebbe essere una svolta epocale dove si va a tagliare dove costa e non giova, per lasciare dove costa e serve: sanità, educazione, servizi pubblici utili al cittadinoe innovazione. Se il progetto di un governo di rinnovamento va in porto – non solo abbandonando il progetto di aerei costosi (che sono il simbolo di spese frutto di scambi di favori internazionali) e di infrastrutture inutili (si veda la Tav) ma andrà ad incidere su enti inutili, società miste inutili, organismi intermedi inutili, parlamentari inutili, fino ad arrivare ad uno Stato snello nella struttura e non nelle funzioni – allora l’Italia ce la potrà fare. Non si tratta di demolire lo “Stato sociale” come sta avvenendo da qualche anno, ma di permetterne la sopravvivenza “risparmiando” là dove si tiene in piedi una struttura di clientele e di favori incrociati: una macchina amministrativa scandalosa ed inefficiente che paga redditi milionari a manager incapaci. Continua a leggere

Spero di sbagliarmi

Spero di sbagliarmi e scoprire che gli anatemi contro i senatori del movimento cinque stelle che hanno votato Grasso al senato facciano parte della commedia e in realtà non siano spinti da Beppe Grillo a lasciare il movimento. Se così fosse il problema diventa serio. Forse esagero ma c’è un film dal titolo “l’onda” che racconta come un insegnate di liceo dimostri come sia possibile ridare vita ad una dinamica come quella che ha fatto nascere lo spirito totalitario in Germania. L’identità interna, il rigore, i simboli condivisi, la purezza delle idee, l’intransigenza rispetto al mondo esterno, il concetto di amico/nemico (amico chi è dentro, nemico chi è fuori) e poi ancora, il bisogno forte di appartenenza, di avere una guida, qualcuno che ti spiega cosa è bene e cosa è male, che ti offre un “pacchetto” di interpretazioni della realtà già pronto all’uso, così da avere un aiuto nella difficile navigazione nel mare della modernità ma ancor più difficile della politica.  l'ondaEcco, all’orizzonte – ma spero di sbagliarmi – si profilano in filigrana, alcuni tratti settari e autoritari del leader del movimento che vuole decidere tutto, che non ha fiducia nei suoi, che si sente anche lui ahimè proprietario del consenso che ha creato (ci ricorda qualcuno?) e che agisce in modo semplicemente antidemocratico all’interno del suo gruppo. Continua a leggere

Un piccolo passo per il PD, un grande passo per il rinnovamento

Che dire, quando le nebbie calano e l’epoca è difficile, procedere a piccoli passi aiuta. Passare dai grandi proclami di principio fino all’annusare il profumo dei legni degli scranni del senato a volte fa fare ragionamenti pratici sul destino del proprio paese. Dietro l’imponente macchina grillesca ci sono  donne e uomini che pensano, ragionano e valutano. Questo fa ben sperare per il prossimo e più cruciale passaggio: il varo del governo. Se si transita tra le aguzze rocce della fiducia presentando un governo di personalità di alto profilo non ci sono ragioni di principio che terranno di fronte alla grande responsabilità che grava sulla testa dei nuovi senatori del movimento cinque stelle. Certo un brivido lungo la schiena gli italiani lo staranno sentendo, ma il momento è così. Vediamo l’aspetto positivo di rinnovamento e incrociamo tutto quello che si può incrociare. Il resto è una burrasca.senato

La fine dell’impero

I rappresentanti della “destra” italiana che assediano il palazzo del potere giudiziario per chiedere di “sospendere” il corso della giustizia. Un fatto grave. Perché mai questo gesto estremo? Perché siccome il loro capo-padrone, promettendo denaro in contanti ai cittadini (la restituzione dell’Imu),  ha raccolto il voto disperato e inconsapevole dei sofferenti della crisi, adesso avrebbe diritto ad una sospensione “ad personam” del regolare corso della giustizia poiché legittimato dal voto popolare, anche se il crollo del suo consenso è di circa oltre sei milioni di voti. Cosa sarebbe oggi la destra berlusconiana senza le promesse di togliere e restituire l’imu pagata, senza le promesse di eliminare l’Irap, rimodulare l’Irpef? Forse sarebbe anche lei un prefisso telefonico. Lo sanno loro meglio di tutti che erano protesta-pdl-1promesse irrealizzabili poiché altrimenti lo avrebbero fatto quando la crisi non mordeva così acuta, Ma non potevano allora e men che meno oggi. Una promessa che è stata tattica e marketing il cui esito è trascinare un gruppo di disperati alla sceneggiata da commedia dell’arte davanti al palazzo di giustizia di Milano. Peccato che in quel gruppo comparivano due ex ministri guardasigilli, vari ministri della Repubblica e sottosegretari. Scenari da fine dell’impero mentre a fatica si vede la nascita del nuovo, là dove il movimento cinque stelle mostra almeno il dubbio di possedere un profilo alquanto settario: nessuna contaminazione con il nemico, nessun dialogo e compromesso, posizione rigide, obbedienza ai capi, intransigenza e indisponibilità assoluta.
L’Italia si scuote dal proprio sonno ventennale ma il risveglio non sembra essere né semplice né indolore.

Ci vuole coraggio per sognare

Ci vuole coraggio per uscire dall’angolo dove il vincente perdente Bersani si è ritrovato. E lui sembra provarci. Governare chiedendo i voti al movimento cinque stelle sarebbe la vera novità in Italia. Per fare cose serie, che incidano nel profondo la staticità di questi anni. Solo così se ne può venire fuori. Il Pd insegna ai giovani neofiti del M5S a stare al tavolo del potere e loro imparano la democrazia votando i provvedimenti coraggiosi che cambino finalmente la geografia profonda delle nostre male abitudini, dei privilegi, della vecchiezza di istituzioni che non funzionano e non servono (si vedano tutte le società partecipate e non che distribuiscono soldi pubblici). Così si può rinnovare davvero e nel profondo un’Italia stanca e stremata da vent’anni di cattivi governi.Grillo Bersani

Bersani, se ce la facesse, ribalterebbe la sua posizione di sconfitto, che in realtà – Rebus sic stantibus – dovrebbe solo dimettersi. Ha un solo gesto che potrebbe salvare se stesso e noi tutti. Continua a leggere