Un papa marxista?

Negli Stati Uniti si leva una voce critica nei confronti di Papa Francesco, i grandi finanziatori della chiesa statunitense sono preoccupati delle parole di Bergoglio contro il capitalismo sfrenato e mettono in forse i finanziamenti per il restauro della chiesa di San Patrick. Dicono anche che la chiesa gestisce e costa miliardi di dollari per cui le sue parole sulla condanna del capitalismo sarebbero ipocrite. Un attacco in grande stile al nuovo pontificato? Quando si dice che i nodi vengono al petto. Ma allora? Come se ne viene fuori da questo nodo? bergoglio

Non è forse il momento di sostenere che così come è fallito il marxismo attuato sotto dittatura da uomini incapaci di gestire idee sull’uguaglianza, è fallito anche il capitalismo liberista che ha generato forti disuguaglianze, forti squilibri e ora anche una crisi mondiale che ha generato morte e povertà in molti strati della popolazione mondiale?

Non è forse il caso di ripensare la socialdemocrazia come quella terza via che concilia libertà con regole? Intrapresa con giustizia sociale? Sviluppo con uguaglianza? Non è forse venuto il momento di dichiarare che le due grandi ideologie del novecento sono morte per fallimento e che entrambe lasciano grani di saggezza per ricostruire una visione “di mezzo” che apra una strada di benessere per tutti? Ma i paesi scandinavi non insegnano che più giustizia sociale fa vivere meglio tutti? Siamo di fronte ad una grande occasione, di poter ripensare il nostro modello di sviluppo, per correggere gli errori del marxismo come quelli del liberismo estremo e l’autorevole voce del nuovo Papa dovrebbe essere un filo rosso da seguire per non perdere una grande occasione.

Un saluto a Giorgio Napolitano

Potrebbe essere il suo ultimo anno di presidenza, ha, suo malgrado, trasformato una repubblica parlamentare in una presidenziale.  Ci ha tolto Berlusconi dai piedi (con l’aiuto di Barroso, Merkel e Draghi), poi ha accettato di restare per l’incapacità della sinistra di accordarsi su un candidato comune. Ora si dice che è l’ottavo re di Roma. Ma se lo è, lo è suo malgrado, lo è per incapacità degli altri, per il fallimento generale di questa politica e lo è anche perché il contesto in cui la politica nuota che è quello di una mera gestione dell’economia e della finanza, una pessima gestione potremmo dire. Giorgio Napolitano ha dovuto tenere la barra al centro in un periodo in cui la deriva populista poteva generare svolte preoccupanti e si è fidato di Monti prima (rivelatosi poi solo un ambizioso contabile) e di Letta poi tentando di risolvere il vergognoso problema della legge elettorale. Chi non avrebbe fatto come lui essendo l’Italia in Europa?Napo

Possiamo dire che l’esito generale è deludente? Certamente, ma forse, lasciando la palla nelle mani di Berlusconi prima o delle elezioni anticipate poi con il  “porcellum” , saremmo oggi in una situazione ancora più critica. Ha fatto quello che si doveva e poteva fare, e lo ha fatto con autorevolezza e correttezza. Sparare a zero su Napolitano oggi è, a nostro parere, un atto di vigliaccheria, di miopia politica e di parassitismo. Vorrei, a nome di milioni di italiani ringraziare il nostro presidente della Repubblica per tutto quello che ha fatto considerando la violenza con la quale il movimento cinque stelle, la lega e forza Italia si sono accaniti contro di lui, ricordando che forza Italia e la lega nord hanno tenuto nelle mani lo scettro del potere per anni combinando un disastro di cui dovrebbero solo vergognarsi mentre il movimento cinque stelle, strilla, urla e inveisce perché non ha ancora capito che la democrazie è anche l’arte di accordarsi su progetti e soluzioni. Per quanto riguarda il partito democratico, stiamo ancora aspettando i nomi del centinaio di senatori e deputati che hanno impallinato  Prodi. Così tutti capiranno che il ringraziamento al capo dello Stato dev’essere collegiale, unanime e condiviso.

Vogliamo un posto nella PA anche noi

Mai come oggi  le differenze tra la casta dei politici e il mondo del ceto medio che sprofonda alle soglie della povertà risultano stridere duramente nella coscienza dei tanti milioni di italiani in difficoltà. Non è solo la politica intesa come i novecentocinquanta circa fra deputati e senatori ma tutta la galassia di funzionari, di società inutili create per dare rifugio ai mille “trombati” alle elezioni di ogni partito politico, agli enti intermedi e società miste o pubbliche che drenano denaro per mantenere in vita un sistema di privilegi.

La politica appare oramai come un’ enclave di privilegio con regole proprie e dove chi arriva ad occupare un posto si sente “arrivato”, protetto, tutelato e privilegiato.

Ciò che è difficile immaginare, è che questa operazione di sfoltimento, ripulitura e riduzione importante di spesa della pubblica amministrazione possa essere fatta proprio da chi ci vive dentro. razzi scilipoti2

Come fa un politico a decidere di tagliare il ramo sul quale è seduto? Ci vuole un iper-politico, oppure un super-politico, un super-uomo dai super poteri che abbia dei super valori e una super capacità.

Forse, in attesa di un nuovo messia della pubblica amministrazione, meglio mettersi in coda per un posticino di amministratore pubblico, magari, se va bene con un po’ di pazienza e di carriera arriva anche un ruolo di responsabilità e poi, con una spintarella e un po’ di faccia tosta magari anche un posto in parlamento e così poi la vita diventa bella veramente, tra rimborsi e vitalizi il paradiso è in terra e se gente come Scilipoti e  Razzi ce l’hanno fatta perché non possiamo sperare di riuscirci anche noi mortali?

Moriremo democristiani?

Quella terribile profezia sul morire democristiani sembra avverarsi. Da Letta a Renzi: di cos’altro si tratta se non  di due personaggi che racchiudono l’essenza del sincretismo democristiano? Né destra né sinistra cantava Celentano ed è forse l’essenza della mancanza di coraggio che l’italiano mostra da sempre. Neanche Berlusconi ha saputo essere un liberale liberista di destra, capace di quella famosa e tanto decantata rivoluzione liberale possedendo una maggioranza “bulgara” in parlamento. E ora ancora si presenta sulla scena un Renzi il cui DC2“discorso” confonde sul significato di cosa voglia dire essere di sinistra, (nozione peraltro smarrita anche dal suo partito negli ultimi anni).

Così dobbiamo rassegnarci al fatto che il popolo di “sinistra” delle primarie alla fine è più democristiano dei democristiani. Probabilmente chi parla un linguaggio di sinistra non riesce a farsi capire mentre chi parla di mercato come supremo regolatore della vita economica, parla di finanza buona, di rivedere l’articolo 18, chi guarda a Marchionne con deferenza e considerazione, riesce a farsi capire molto meglio. Probabilmente, l’abbuffata di berlusconismo durata vent’anni ha lasciato tracce indelebili nel modo di pensare degli italiani e ci vorranno anni per uscire da quel grande malinteso che è stato questo scorcio di secolo.

Vediamo se dalle parole roboanti e piene di promesse, si vedranno concretamente fatti che inorgogliscano chi pensa che tutelare l’ambiente, i giovani, i pensionati, i poveri, i disoccupati, occuparsi delle disuguaglianze, dare una prospettiva di “sviluppo” e non solo di crescita al nostro paese, sia un gesto di sinistra.

Convincere, convincere, convincere!

Arrivano le primarie e come a Natale, fioccano le promesse, le buone intenzioni, i programmi, i sogni, le nuove architetture istituzionali, le riforme, le volontà e i desideri.

E l’elettore riattiva il lumicino quasi spento della speranza, ma a volte è talmente fioco che si spegne prima di ritrovarlo.

Il disincanto per la politica è forse ad uno dei punti più alti della storia repubblicana, schiacciati tra la crisi e l’incapacità della politica di decidere.primarie pd

Le parole vanno, volano (verba volant) e i fatti non si vedono.

Se nei prossimi giorni arriverà in parlamento l’abolizione del senato e una legge elettorale a doppio turno come quella francese, allora starà a significare che qualcosa si muove. Ma poi bisogna metter mano alla redistribuzione della ricchezza. C’è qualcuno in Italia che ha la forza e soprattutto la volontà di farlo? Una società fortemente disuguale non va molto lontano e rischia di trascinarsi nelle sabbie mobili del conflitto sociale e della stagnazione economica.

Uomini agli antipodi

Berlusconi decaduto è una buona notizia. Dove vada a scontare la sua penitenza è irrilevante, anche se molti si affannano a proporre soluzioni anche un po’ umilianti. Così, in questa competizione di profferte vorrei suggerirne una più simbolica che realistica. Dal momento che Berlusconi e il berlusconismo rappresentano il peggio del capitalismo Mujicamoderno, spregiudicato, familistico, clientelare, arrogante, al di sopra delle regole, forse un periodo di “stage” riabilitativo presso due giganti della modernità gli farebbero bene: sei mesi da Papa Bergoglio  e sei mesi da José “Pepe” Mujica. Non sappiamo cosa succederebbe, ma sono certo che non resterebbe indifferente alla loro nuova visione del mondo e che migliorando lui, migliorerebbe Papa Bergoglioanche un po’ lo spirito berlusconiano disceso in questi anni sull’Italia.

Crescere figli al tempo dell’illegalità

Certo essere rigorosi, eticamente irreprensibili, corretti,  onesti e rispettosi del costume e delle leggi è una via maestra, non si sbaglia seguendola. Ma viene il dubbio di essere un po’ naif, un po’ tontoloni, un po’ “old fashioned”, insomma ci si sente un po’ fuori dalla storia.

In Italia i binari sono altri sia per la sopravvivenza che per il successo: raccomandazioni, conoscenze, evasione, elusione, furberie, accordi sotto banco….. Questa è diventata la cifra del vivere. Così la tensione tra sani principi etici di correttezza e rigore sembra esplodere con la prassi furbesca dell’arte di arrangiarsela nel “migliore” dei modi che coincide esattamente con l’infrazione regolare, costante e continua delle regole, dei principi e delle norme.illegalità

Allora quale dovrebbe essere l’insegnamento da impartire ad un figlio? Sempre e ancora l’obsolescente correttezza oppure la scaltra arte di cavarsela in “questo” mondo?

Il dubbio emerge in modo prepotente e il conflitto sembra risolversi dicendo ad un figlio: “impara le lingue, studia con serietà e preparati a partire”. Andarsene in paese dove la soglia dell’illegalità e del malcostume sono ancora “accettabili” – ammesso che lo possano essere in qualche modo -.

Ma crescere i propri figli con l’idea che per vivere bene devono lasciare il nostro paese è il vero fallimento della politica, ed è un fallimento epocale e generazionale.

L’indignazione non basta più, la fuga diventa l’ultima virtù.

Governo inutile…….. al paese

Non mi si dica che non si trova una maggioranza trasversale per disegnare una legge elettorale che possa consentire il popolo italiano di andare a nuove elezioni in tempi rapidi perché non ci credo.

Forse non c’è la volontà politica poiché gli uni si appoggiano agli altri tenuti insieme dalla paura del voto. Di Gregorio

Il governo attuale non è di “larghe intese” ma di “ampio compromesso” e a fare compromessi su tutto si smarrisce il progetto e l’idea di governo. L’Italia necessita scelte coraggiose,  decisive e soprattutto un progetto e un’idea di società che questo governo di compromesso non è in grado di produrre, trascinando così il paese nell’immobilismo e  nello scoramento totale della maggioranza degli italiani.

In più un giorno si e l’altro pure le minacce aleggiano sulla tenuta del governo essendo alleati di colui che è sospettato aver compiuto un vero e proprio colpo di Stato comperando senatori per fare cadere il governo Prodi. Legge elettorale subito ed elezioni immediate! Cos’altro?

La scorciatoia dell’amnistia

droghe leggerePer risolvere il problema delle carceri basterebbero due mosse semplici semplici: abolire le due leggi vergogna come la Bossi-Fini sul reato di clandestinità  e la Bossi-Giovanardi che equipara droghe leggere a quelle pesanti, mandando in galera migliaia di piccoli spacciatori e consumatori di droghe leggere e poi fare qualche investimento di opere pubbliche in carceri moderni ed efficienti.

Così difficile?

Fermare la disperazione non i disperati

Il sindaco di Gemonio fa il suo gesto dimostrativo contro la giornata di lutto. I giornali e telegiornali vendono le immagini della morte a ciclo continuo. I politici si alternano rimpallando le colpe tra destra e sinistra e tra responsabilità locali e ruolo dell’Unione Europea. Tra qualche giorno nessuno si ricorderà più del dramma, se non le famiglie e gli amici delle vittime del naufragio. Lampedusa

Ma tra una polemica e l’altra, un gesto dimostrativo e l’altro il problema resta uguale a se stesso: la divaricazione di reddito e di condizioni di vita tra nord e sud del mondo sta diventando insostenibile. Il benessere dei paesi ricchi riposa sullo sfruttamento delle risorse e della manodopera dei paesi poveri. I fenomeni migratori sono spesso la risposta a guerre civili, guerre sanguinose, dittatori efferati, povertà estrema e condizioni insopportabili delle popolazioni. O si decide, tutti insieme, destra e sinistra, paesi mediterranei ed UE di avviare una politica globale sul tema delle condizioni dei popoli che si affacciano sul mediterraneo oppure rimarremo intrappolati nelle chiacchiere inutili, nello sgomento sordo e nel dramma che toglie le parole e offusca la mente.

Se non si risolve il problema alla radice,  dove il problema si forma, allora il problema ci seppellirà. Non è rifiutando una nave di disperati che potremmo stare meglio nel nostro paese. Quella nave avrebbe tentato di arrivare in Spagna o in Grecia, a Malta o Cipro oppure sarebbero partiti con camion o in qualche altra maniera. La disperazione non ferma nessuna. Il problema è fermare la disperazione, non i disperati.  Non si tratta di essere buonisti o cattivisti, perché entrambe gli atteggiamenti sono miopi e perdenti. Si tratta di dimostrare di voler capire e agire di concerto, fuori dal proprio egoismi e dal proprio interesse particolare, ma sembra che questo tipo di politica di ampio respiro e a largo raggio, non sia di questa nostra terra.