Margaret Thatcher e Augusto Pinochet

Proprio nel giorno in cui in Cile si riesuma la salma del poeta Pablo Neruda per cercare di capire se fu Augusto Pinochet ad  ucciderlo oppure una malattia, in Gran Bretagna si preparano le esequie ufficiali per la lady di ferro Margaret Thatcher.  Leggo opposti T&Pinconciliabili: Obama che dice che è scomparsa un’amica degli USA con la regina di Inghilterra che andrà ai funerali e Ken Loach che vorrebbe “provocatoriamente” privatizzare il suo funerale mentre a Glasgow festeggiano la sua morte.  Forse bisogna ricordare alle giovani generazioni che M. Thatcher  intratteneva rapporti amicali con il dittatore Augusto Pinochet, odiava la classe operaia e si è battuta contro i minatori in modo brutale. Il thatcherismo rappresenta la quintessenza del liberismo sfrenato, proprio ciò per  cui ora siamo in questa lunga, profonda e tragica crisi. Ha provocato disastri sociali, povertà e miseria, e ha fatto pagare alla classe operaia le sue ricette neo-liberiste.  Mi sarei aspettato più sobrietà da parte di tutti, ma soprattutto da coloro che vogliono trattarla come un’icona della modernità. Non è un’eroina moderna e non merita celebrazioni. Riposi in pace.

Rivogliamo Zorro e Robin Hood

La finanza finanzia se stessa.

Il capitalismo finanziario nella sua forma estrema di liberalizzazione dei prodotti derivati rappresenta una sciagura molto più grave dell’antico conflitto tra capitale e lavoro. Per citare ancora una volta Bauman, il capitale alla fine aveva bisogno dei lavoratori e i lavorator del proprio imprenditore in un reciproco rapporto di dipendenza. Invece la finanza non aiuta l’economia ma aiuta se stessa. Un gruppo di fortunati e scaltri Paperon dei Paperoni (che sono poi banche d’affari, finanziarie, banche d’investimento etc.) gioca a monopoli sulle spalle dell’economia reale, muove ricchezze immense, specula su ogni tipo di bene e capitale quotato in borsa – che siano cereali, metalli preziosi o prodotti derivati – infischiandosene sugli effetti che provoca. Il valore di nove volte il pil mondiale è costituito da prodotti finanziari derivati che non aiutano l’economia ma al contrario, essendo posseduti da gruppi bancari, gravano sulle tasche dello Stato che deve aiutare gli istituti di credito a non fallire, per cui si crea il paradosso che i cittadini pagano le tasse per aiutare gli istituti che non aiutano le imprese e le famiglie ma solo loro stessi a fare denaro con l’uso del denaro. FinanzaSi tratta di un girone dantesco impressionante che divarica la società creando un differenziale tra ricchi e poveri che neanche il capitalismo della rivoluzione industriale inglese aveva provocato. In più, gran parte di questi derivati spazzatura giacciono nelle casse delle banche che non sanno come fare per liberarsene e sanare i loro bilanci. Si tratta di una situazione esplosiva al tal punto che  la nostra situazione politica di stallo sembra impallidire al confronto. Cosa possono fare Grillo o Bersani di fronte a tutto questo? Poco, molto poco. Però, loro due alleati potrebbero almeno avviare una qualche forma di proposta per regolamentare a livello europeo lo scottante tema della finanza autoreferenziale per fare in modo che sia sul tavolo delle autorità mondiali. Questo come sfondo. Mentre nell’immediato insieme potrebbero ridurre in modo importante i costi della PA e rifinanziare i consumi interni per rilanciare la domanda aggregata. Duecento euro nelle mani di un pensionato sono consumi il giorno dopo. Un salario ad un disoccupato sono consumi il giorno stesso, mentre tagliare la rendita e i super stipendi dei manager pubblici non creano danno a nessuno se non ai privilegiati. Dove sono finiti Zorro e Robin Hood? Ridateceli!Robin hood

Il rally dei laghi: voci fuori dal coro.

Vengo svegliato dal rombo delle auto del Rally dei Laghi, che oramai una volta all’anno funestano il fine settimana mettendo a rischio anche l’uscita dal cancello di casa. Poco importa se a me non piacciono i rombi, le auto, le gare e tutto l’universo della velocità. Provo a pensare a questa montagna, il “Sasso del Ferro” e il “Monte Nudo”, popolato di animali che vivono in pace in un ambiente prealpino idoneo, forse ancora incontaminato. Ci sono cervi, caprioli, volpi, cinghiali, tassi e scoiattoli,  falchi poiane e sparvieri. cerbiattoCome vivranno questa due giorni di rumori e invasione? Spaventati? Disorientati? Allarmati? Fuggiranno, cercheranno angoli di bosco tranquilli, lontani dal rumore? Attenderanno pazienti la fine del circo e riprenderanno il loro spazio di vita dalla domenica sera? Un trauma certo, uno sconvolgimento che non interessa a nessuno. Così, come la poiana infastidita, anche io me ne vado e mi allontano da qualcosa che in realtà mi sfugge, che non riesco a capire, che non mi appartiene. Loro a nord ed io a sud, lasciamo sfogare i cavalli dei motori in attesa che il fine settimana finisca. Del resto tutti hanno diritto a divertirsi e ognuno sceglie quello che meglio gli piace. rallyMa domani, per fortuna  è lunedì anche per il falco pellegrino.

Il tormento dei deputati grillini

Mettiamoci per un momento nei panni di un neo-senatore o di un neo-deputato del movimento cinque stelle. Arrivato a destinazione in parlamento, nel luogo vetta del potere dove si forgiano le decisioni sul futuro del proprio paese, ci  immaginiamo scalpiti per poter essere utile, iniziare una stagione di riforme, rinnovare la politica, azzerare i privilegi, introdurre equità nella distribuzione del reddito, spostare l’attenzione dalla rendita al lavoro, dimostrare che i costi della politica e della pubblica amministrazione possono essere abbattuti senza compromettere il funzionamento della macchina statale, e via così come un fiume in piena di volontà, progetti e intenzioni. Invece no! Nulla di tutto questo. Perché il progetto dei capi è un altro. Forse raggiungere il fatidico 100%, forse distruggere la partitocrazia, forse avere le mani libere per fare quello che si vuole senza compromessi. Per cui nulla di nulla e con nessuno.5stelle
Immaginiamo così la loro frustrazione, o almeno quella di molti di loro che vorrebbero fare, perché in Italia c’è molto da fare, e fare poco e bene sarebbe già tanto. Ma i miracoli a volte si sciolgono come neve al sole, e siccome i voti del movimento vengono un po’ da sinistra, un po’ da destra e sono voti che chiedono decisioni,  così come sono venuti se ne andranno. E – molto probabilmente – il movimento cinque stelle rimarrà con percentuali più basse che non permetteranno di condizionare la politica italiana e quindi le scelte cruciali per ciò per cui sono nati: il cambiamento. Sarebbe una parabola della tristezza e, come già scritto, del disincanto. Il sig. Grillo se ne faccia una ragione, siamo in Europa, nel bene e nel male e una rivoluzione radicale come lui se la immagina non sarà permessa pena la fuoriuscita dell’Italia dall’euro prima e  dall’Unione Europea poi.. Ce lo immaginiamo?

La Lega e i Rom

Leggo l’inquietante notizia che a Torino un responsabile del “carroccio” propone di spendere dei fondi stanziati per i Rom, per pagare i treni per mandarli a casa.  Se non fosse che l’affermazione è surreale poiché le case dei Rom sono spesso caravan, roulotte, tende o baracche, in realtà verrebbe da pensare che l’ignoranza volava a livello del suolo quando si è imbattuta nell’infelice uscita del nostro amministratore. La loro casa è nel luogo in cui si fermano. Sono partiti dall’India qualche secolo fa e arrivati in Italia più o meno nella metà del 1400, quindi rispedirli è un’affermazione un po’ azzardata. La loro casa è qui!Rom
Quando un esponente della Lega parla dei Rom, mi tremano i polsi, se poi è un amministratore temo il peggio, se poi deve prendere decisioni sulle loro sorti allora ho la certezza che finisce male.
Amministrare non è facile, è vero, ma per prendere decisioni sulla vita degli altri, bisogna conoscere, studiare, approfondire prima di avventurarsi in tesi fantasiose. I Rom vivono così come sappiamo, in comunità, sono (o forse dovrei dire erano)  prevalentemente nomadi, con loro riti, una loro lingua, una loro religione, con  costumi arti e professioni antiche che il nostro mondo oramai rifiuta e che li spinge a trovare soluzioni alternative per sopravvivere in un clima ostile e via via più difficile. Forse, anziché abbandonarli ai margini delle città, qualcosa si può e si deve fare per aiutarli. Non chiedono molto, se non acqua per lavarsi,  luce per vederci e qualche servizio per sopravvivere e poter mandare i loro figli ad una scuola che permetta loro un futuro migliore. Costano certo molto meno di molte spese inutili delle nostre amministrazioni, ma noi ci ostiniamo a considerarli un corpo estraneo, stranieri, brutti, sporchi e delinquenti. Ma loro non sono altro che l’altra faccia della medaglia della nostra indifferenza e del nostro egoismo. Più gli emarginiamo e più ci risulteranno ostili, ma sono solo vittime di una miopia crescente. Complimenti al leghista e alla sua “exit strategy”, continuiamo così, facciamoci del male.

Lo tsunami del disincanto

Ecco quello che rischia l’Italia: l’onda inarrestabile del disincanto che diventa stato permanente dell’anima. Siamo arrivati al confine, vicini al punto di non ritorno. Quando una crisi morde acuta e forte nella carne delle persone disorientate dalla fatica di terminare il giorno senza lavoro ma soprattutto senza prospettive, si guarda al nuovo che viene e si ripone tutta la fiducia e la speranza possibile tentando di domare il disincanto che sale forte e impetuoso come una marea di oceano. disincanto
“Blasé”, “disincanto”, “anomia”, tutte forme letterarie o sociologiche per descrivere uno stato di distacco, disinteresse, mancanza di fiducia e distanza dalle cose. La politica di oggi genera disincanto e rabbia ma il disincanto è pericoloso perché qualcuno potrebbe approfittarne, cavalcarlo e creare situazioni rischiose per la tenuta della democrazia.
Sono passati anni in cui le forze del mercato hanno prodotto disuguaglianze crescenti e molta politica ha cavalcato e approfittato della ricchezza prodotta dalla finanza senza regole. La regola è diventata “approfitta anche tu se ne sei capace” e il sig. Fiorito che entra in un concessionario e si compera un Suv perché fuori nevica rappresenta il simbolo del degrado. E poi contemporaneamente si comincia a smantellare lo “stato sociale”, privatizzare i servizi (si veda il bonus per le scuole private, la sanità a due velocità, i ticket che lievitano e i servizi che si riducono o che cominciano a costare troppo) mentre la macchina statale diventa il luogo del privilegio dove salire e saccheggiare il patrimonio pubblico. Un parlamentare, un consigliere regionale diventano dei posti “premio” dove finalmente maturare privilegi: si vedano i sigg. Razzi e Scilipoti.
Oggi – come cita Max Weber – viviamo nella stessa situazione che risuona nel canto della sentinella di Eidom durante il periodo dell’esilio, raccolto nell’oracolo di Isaia : ‘Una voce chiama da Seir in Eidom: sentinella quanto durerà ancora la notte? E la sentinella risponde: verrà il mattino, ma è ancora notte, se volete domandare ritornate un’altra volta’.

Il coraggio di restare

Quante sono le famiglie che in questo ultimo anno avranno pensato andarsene dall’Italia e migrare in qualche paese all’estero? Immagino tante. Forse è solo un sogno e forse se ne vanno solo i loro figli a cercare opportunità di studio e di lavoro, in quei paesi europei che sono più affidabili oppure nella lontana Australia. Del resto, non è solo la politica a deludere, ma soprattutto gli italiani, poeti e navigatori, talenti ed evasori. Incarniamo il meglio e il peggio dello spirito civico. Se da una parte siamo un popolo capace, creativo, geniale, che conosce l’arte di sopravvivere, dall’altro abbiamo un senso dello Stato, del senso civico veramente scarso. Le vicende di questi giorni in cui la politica è nello stallo più completo ci restituisce un’Italia spaccata tra diverse intransigenze e furbizie: da una parte il furbo e caparbio Berlusconi che lotta ancora una volta per i suoi interessi e  quelli dei suoi sodali,  pronto a mandare ancora più a fondo l’Italia promettendo quattro euro a chi loAustraliavota. Sono certo che una parte dei voti che ha preso e prenderebbe sono semplicemente legati alle promesse di abbassamento delle tasse. In tutto il tempo che ha governato, con una maggioranza “bulgara” non ha saputo farlo, la sua credibilità sta a zero. Come si fa a credere a quest’uomo che vedeva (solo lui) i ristoranti pieni così come gli aerei di turisti?   Di fronte a questo fatto non si può prendersela con Berlusconi ma desolatamente scuotere la testa di fronte a chi ancora lo vota. Cos’altro deve fare per far sì che gli Italiani capiscano? Continua a leggere

Spero di sbagliarmi

Spero di sbagliarmi e scoprire che gli anatemi contro i senatori del movimento cinque stelle che hanno votato Grasso al senato facciano parte della commedia e in realtà non siano spinti da Beppe Grillo a lasciare il movimento. Se così fosse il problema diventa serio. Forse esagero ma c’è un film dal titolo “l’onda” che racconta come un insegnate di liceo dimostri come sia possibile ridare vita ad una dinamica come quella che ha fatto nascere lo spirito totalitario in Germania. L’identità interna, il rigore, i simboli condivisi, la purezza delle idee, l’intransigenza rispetto al mondo esterno, il concetto di amico/nemico (amico chi è dentro, nemico chi è fuori) e poi ancora, il bisogno forte di appartenenza, di avere una guida, qualcuno che ti spiega cosa è bene e cosa è male, che ti offre un “pacchetto” di interpretazioni della realtà già pronto all’uso, così da avere un aiuto nella difficile navigazione nel mare della modernità ma ancor più difficile della politica.  l'ondaEcco, all’orizzonte – ma spero di sbagliarmi – si profilano in filigrana, alcuni tratti settari e autoritari del leader del movimento che vuole decidere tutto, che non ha fiducia nei suoi, che si sente anche lui ahimè proprietario del consenso che ha creato (ci ricorda qualcuno?) e che agisce in modo semplicemente antidemocratico all’interno del suo gruppo. Continua a leggere

Frammenti di felicità in epoca di crisi

Più che la velocità, che purtroppo colpisce lo stile di vita di milioni di persone bisognerebbe riflettere sul fatto di saper stare e apprezzare  quello che si è riusciti a costruire e ad avere. Sembra banale ma forse è la ricetta di una possibile piccola felicità. Il turbo-capitalismo è concepito per farvi  sentire che vi manca qualcosa. Per cui siamo spinti a lavorare di più ad avere più impegni per inseguire più reddito per avere più oggetti,  più servizi e più opportunità. E questo, in una spirale che non finisce mai, che diventa moto perpetuo di frustrazione e insoddisfazione. Fermarsi e valorizzare quello che uno ha e ha costruito è come fare il punto su quello che veramente è possibile per ognuno di noi.shopping_9258

Molte volte il turbo-capitalismo mette a disposizione un’infinità di beni: auto, moto, barche, mobili, oggetti vari, elettronica, case in affitto per le vacanze, etc.. A tutti i prezzi. Se uno desidera un’auto di grande cilindrata, forse cercandola un po’ nell’usato e tenuta bene…. la trova. Se uno vuole – per esempio – una barca a vela a poco prezzo, la cerca e rischia di trovarla e questo vale per moltissime cose, compresi gli oggetti elettronici. Continua a leggere

Tra l’incudine (Monti) e il martello (Berlusconi)

Volevo scrivere qualcosa sul tema dell’alienazione dell’esperienza e sulla libertà questa mattina. Qualcosa che parlasse di quanto sia difficile fare un’esperienza forte, autentica e completa della vita, chiusi come si è in strutture vincolate del lavoro, dello studio, degli obblighi, delle consegne e del riuscire a “funzionare” nel contesto della modernità. E magari anche lanciare anche qualche idea su come “aprire” nuove finestre e prospettive per allentare  la morsa degli obblighi. Ma il risveglio è amaro: il signor Berlusconi ha detto che non ci lascerà liberi: vuole occuparsi del pianeta giustizia, vuole restare, indugiare sul campo di battaglia. Lo hanno condannato e quindi deve tenere in ostaggio l’Italia per sistemare il suo problema e, per ricaduta diretta, anche quello del suo impero economico. E lo deve fare da un posto di comando, tutelato dall’immunità parlamentare, piegando il paese ai suoi problemi. La tensione della divaricazione tra la rabbia che ispira fenomeni alla Grillo e l’ottusità di un paese che non riesce a svegliarsi dal brutto sogno di diciassette anni di interessi particolari crea un potenziale esplosivo inquietante. Tra l’incudine Mario Monti che in nome dei diktat della finanza mondiale opera nella carne viva degli italiani cercando di rendere appetibile il nostro debito pubblico al mondo e il martello Silvio Berlusconi che spadroneggia sulla cosa pubblica per fini personali, c’è di che restare basiti e sconsolati definitivamente. Continua a leggere